«Noi, epicentro dell’emergenza: si fatica a contare le vittime»
Costantino Pesatori è il sindaco di Castiglione d’Adda Su poco più di 4.000 abitanti, si contano 16 vittime «Stime per difetto. Le sepolture? Rapide, senza dignità»
«Noi siamo l’epicentro dell’emergenza. Qui si muore più che nel resto del Paese. I contagi non diminuiscono e non riusciamo più neppure ad avere numeri certi sulle vittime». Costantino Pesatori, sindaco di Castiglione d’Adda, lancia l’allarme: «Abbiamo bisogno di medici, ma anche di mascherine. Qui arrivano con il contagocce». E sul futuro dice: «Gli aiuti del governo non ci basteranno, il territorio è in ginocchio».
«Noi siamo l’epicentro di questa emergenza. Il paese che sta pagando il prezzo più alto. Sia in termini di contagi, sia di vittime. La situazione è preoccupante». Costantino Pesatori, 43 anni, nato a Codogno, professione avvocato, da tre anni è il sindaco di Castiglione d’Adda (Lodi). Su una popolazione di 4.650 abitanti i casi di positivi al tampone per covid-19 sono 112 e le vittime sono ormai arrivate a 12: «Ma sono dati per difetto». Perché?
«Non si fanno più tamponi. I risultati che arrivano di cinque o sei giorni fa. Adesso sono 112, martedì erano 101».
E le vittime?
«Nelle ultime due settimane abbiamo avuto 16 decessi. I contagi non passano dai nostri uffici, ma l’anagrafe comunale tiene conto dei morti. E sono sedici. Non sappiamo se tutti per coronavirus, ma lasciano pochi dubbi».
Del tipo?
«L’altro ieri un 55enne, non aveva avuto problemi pregressi. La settimana scorsa un 62enne. Certo c’è chi ha una storia medica complicata...».
Ma da voi l’età media delle vittime con coronavirus è più bassa che altrove...
«Purtroppo non c’è il tempo di fare esami approfonditi. Le procedure di sicurezza sanitaria ci impongono sepolture rapide».
Come nel caso della 77enne morta a Casalpusterlengo all’inizio dell’emergenza. Funerale il pomeriggio successivo, senza cerimonia.
«Noi vorremmo garantire una sepoltura degna a queste persone. La possibilità per i parenti di partecipare al funerale, di stare vicini in un momento così doloroso».
E invece?
«È impossibile. Le norme non lo permettono. Stiamo attraversando un periodo che nessuno poteva immaginare. È complicato perfino riuscire a tenere il passo in una realtà così piccola. I servizi funebri del Comune, gli uffici amministrativi... Ci conosciamo tutti, i lutti, i contagi, ogni famiglia è colpita». L’emergenza si annuncia lunga. Forse più di quanto preventivato.
«Purtroppo non abbiamo notizie certe. Non sappiamo neppure se abbiamo raggiunto il picco o quando lo raggiungeremo. Però mi permetta di dire due cose sui miei concittadini. Una positiva e una negativa».
La prima?
«Tutti stanno facendo il possibile. I funzionari e gli impiegati comunali vivono nella zona rossa. Qualcuno ha parenti ammalati, ma nessuno si sta sottraendo. I dipendenti pubblici vengono a turno, ci sostengono nel nostro lavoro di amministratori».
E quella negativa... «Purtroppo molti continuano a non capire che bisogna rispettare le regole. Non si può uscire di casa per trovarsi in piazza a chiacchierare o ai tavolini dei bar chiusi. È la sola cosa che possiamo fare: contenere i contagi».
Lei ha lanciato l’allarme per la mancanza di medici di base. Qual è la situazione adesso?
«I quattro medici del paese sono tutti in isolamento. Due dottoresse stanno lavorando rinchiuse in ambulatorio. Fanno assistenza telefonica, inviano ricette via pc. Ricevono oltre 200 telefonate al giorno».
Sono arrivati rinforzi?
«Li avete visti? Nei giorni scorsi è stato mandato un medico in sostituzione da Bertonico
(altro comune della zona rossa, ndr).
Ha lavorato con incredibile impegno, ma non aveva camici, guanti né mascherine. Era esasperato e in quelle condizioni non poteva fare visite a domicilio».
Ma le mascherine? Almeno quelle ci sono?
«Arrivano con il contagocce. Ne abbiamo avute 1.700, avremmo voluto distribuirle alla popolazione. Perché chi esce di casa è giusto che la indossi. Ma abbiamo dovuto dare la precedenza a chi è sul campo, a chi lavora all’istituto per anziani, ai negozianti».
Farmacie e alimentari sono aperti?
«Si, garantiscono un supporto alle famiglie».
Finita questa emergenza come sarà Castiglione?
«Purtroppo per molto tempo ci additeranno come la città del virus. Avremo meno imprese, gli imprenditori vivono tutti su questo territorio. E avremo molti disoccupati. Gli aiuti del governo non basteranno».
Ma la solidarietà?
«Quella dei cittadini è enorme. Da tutta Italia, grandi messaggi di incoraggiamento. Ma i politici non pensino di venire qui a sfilare una volta finita l’emergenza».
Impegno
Dei miei concittadini dico una cosa positiva e una negativa La positiva: tutti fanno il possibile I dipendenti comunali non si sottraggono
Regole La negativa è che c’è chi non rispetta le regole: non si può andare in piazza a chiacchierare. È la sola cosa che possiamo fare per frenare il virus
I quattro dottori sono in isolamento. Due fanno assistenza al telefono: 200 chiamate al giorno