Corriere della Sera (Milano)

La carica dei nipoti «Sono sei, li adoro ma la giornata ora è un incubo»

Più fragili, eppure risorsa insostitui­bile in famiglia Il doppio ruolo degli anziani nei giorni del contagio Dalle sorprese in casa di riposo al super baby-sitter

- Elisabetta Andreis

Asentire parlare di coronaviru­s «mi viene la depression­e, ma forse mi viene di più a pensare che le scuole resteranno chiuse un’altra settimana. Io con tutti e sei i nipoti in casa, dai 14 anni a pochi mesi, mica lo so se resisto. È una faticaccia, qualcuno lo comprende?». Scuote la testa Roberto Borrelli, nonno sprint di 70 anni. Ha tre figlie, ognuna con due bambini. Anche in tempi normali la gestione dei pomeriggi della prole ricade sulle sue spalle, visto che i genitori lavorano tutti. Ma da due settimane «è la giornata intera ad essere un incubo. Il nostro piccolo trilocale è zeppo di bambini a tutte le ore», strabuzza gli occhi il nonno. Lui e la moglie sono una risorsa indispensa­bile: «Nella vita normale è scontato che ci rimbocchia­mo le maniche in modo energico. Insomma fino a ieri ci sentivamo aitanti, settantenn­i giovani e in gamba, capaci di prendersi cura della loro salute. Invece, adesso, d’improvviso le autorità sanitarie ci trattano come anziani cagionevol­i e ci dicono che se abbiamo più di 65 anni dobbiamo stare rintanati in casa, isolati da tutti, per non ammalarci. Io sono un po’ disorienta­to».

Lui si muove nel pieno rispetto dell’emergenza: «Sono molto prudente, a maggior ragione quando ci sono i bambini. Faccio lavare le mani cento volte e cerco di tenerli il più possibile al chiuso. Ma dopo ore, davvero, la casa esplode». Ieri, a metà pomeriggio, con la moglie è arrivato fino al parco, in largo Marinai d’Italia. Avevano al seguito la carrozzina e due passeggini. Persino il nipote di 14 anni doveva condurne uno. Le figlie — rispettiva­mente imprenditr­ice, estetista e impiegata — sanno che sui nonni possono sempre contare: anche in tempi normali, figuriamoc­i adesso. Scherza ancora il nonno (o protesta?): «Quando suona il telefono tremo. Di solito è qualche figlia che inizia così: “Papà, senti, hai da fare, oppure no?”. Domanda sospetta. Magari stavo pensando di andare al bar, un miracolo, e invece… Scattiamo sempre sull’attenti. Siamo orgogliosi perché ci sentiamo utili, ma forse anche presi dall’ansia da prestazion­e. La mia generazion­e non si riposa mai». A fine intervista, comunque, Roberto Borrelli si fa serio: «Lo scriva che le mie figlie e i miei nipoti li adoro da impazzire… e anche mia moglie». Poi, sottovoce: «Altrimenti domani, se si arrabbiano, potrebbe andare anche peggio di oggi».

Sciagura A sentir parlare del virus mi viene la depression­e, ancora di più se penso che le scuole resteranno chiuse

Prudenza Gli faccio lavare le mani più volte e cerco di tenerli al chiuso più tempo possibile, ma la casa esplode

Confusione Fino a ieri mi sentivo in gamba, ora invece dicono: se hai più di 65 anni non puoi uscire Fatico a capire...

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Abbracci Roberto Borelli, 70 anni, con i suoi nipoti. Il più grande ha 14 anni

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