Traffico di ormoni della crescita Sotto accusa manager e sportivi
Il giro denunciato da un medico del San Raffaele: 18 indagati. «Doping estetico»
A maggio 2019 un medico del «San Raffaele» riceve una mail. Mittente: un farmacista di zona viale Cermenate. Che chiede: «Mi scusi se la disturbo, si è presentata da me una persona con una ricetta che portava il suo timbro. Chiedeva ormoni della crescita. La cosa mi è sembrata sospetta e vorrei verificarla con lei». Il medico legge quelle righe e decide in pochi secondi di andare a far denuncia. Perché quella ricetta lui non l’ha mai firmata, quel farmaco non l’ha neppure mai prescritto perché non rientra nella sua specializzazione. Parte in quel momento un’inchiesta della Polizia locale, coordinata dal pm Mauro Clerici, che s’è chiusa nei giorni scorsi l’avviso a 18 indagati, tra cui professionisti, sportivi e alcuni manager che si affidavano a un biologo/nutrizionista per la cura della propria forma fisica. Il nutrizionista aveva creato un riservato e sotterraneo traffico di ormoni della crescita e diuretici: un doping che non aveva, a quanto pare, finalità sportive, ma soprattutto estetiche.
Gli investigatori della Polizia locale per prima cosa cercano di rintracciare il cliente della farmacia (a cui il farmacista non aveva però venduto il farmaco): dalle immagini di sorveglianza isolano il momento in cui la persona si avvicina al banco, annotano che si tratta di un tipo elegante e con un fisico asciutto e atletico, vedono che quel giorno compra una scatola di preservativi e la paga con la carta di credito. Recuperano la transazione e risalgono alla sua identità: un top manager della sede milanese di una multinazionale della consulenza aziendale; lo raggiungono; lo interrogano; l’uomo non ha la «pelle» di un criminale e crolla subito. Da quel momento gli uomini della Locale iniziano ad incastrare i pezzi del quadro. Risalgono a un medico di base al quale sono state rubate 200 ricette, anche se il professionista non le aveva denunciate (quelle utilizzate, secondo gli accertamenti, sono 40; le altre sembrano scomparse). E poi ci sono i timbri, quattro, recuperati durante una perquisizione: tutti sottratti (col furto o con l’inganno) ad altrettanti medici sempre dell’ospedale «San Raffaele». Non è un caso, perché ricostruendo il curriculum del professionista, gli investigatori scoprono che in passato ha collaborato per alcune attività collaterali ad iniziative collegate a quell’ospedale, ed è dunque presumibile che i timbri usati per il mercato nero arrivino da quella «vicinanza». Ovviamente non è stato possibile accertare chi abbia fisicamente rubato i timbri e dunque, per il momento, una delle accuse (oltre alla truffa al servizio sanitario) è la ricettazione.