Corriere della Sera (Milano)

Anziani e turisti ripopolano il più piccolo paese d’Italia

Morterone, mille metri d’altezza e trenta abitanti Mercato immobiliar­e in ripresa e boom di presenze «Da quando è iniziato quell’enorme problema...»

- di Andrea Galli

Torna a vivere il paese più piccolo d’Italia, 30 abitanti, primato triste, una gara a esclusione, basata su chi fra i residenti muore. È il (contro) effetto del coronaviru­s su Morterone, sulle montagne lecchesi a un’ora e mezza di macchina da Milano. Sabato e domenica scorsi (ma oggi si bissa), dicono, le macchine dei forestieri, specie da Milano, avevano riempito i parcheggi in fondo al paese prima dei pendii.

MORTERONE (LECCO) A modo suo, è un po’ la fine del mondo: le strade asfaltate terminano qui, ce n’è soltanto una, sterrata, che porta in Valle Imagna, ma percorribi­le sulle jeep e d’estate, non adesso che c’è giù la neve.

Sopra la porta di una villetta a due piani, una targa in legno con sopra scritto: «L’è minga la Ca’ Granda». Ci abita Romeo Porro, un 82enne milanese di via Melchiorre Gioia, ex dirigente della Roche, reduce da una seduta di massaggi dal figlio fisioterap­ista, e a Morterone sempre più frequentem­ente al caldo della stufa della sua seconda casa di montagna. Sta spalando i gradini, invita a entrare e ammirare il panorama dalla vetrata in salotto.

«Guardi che bello, il Resegone di manzoniana memoria, con il suo profilo...». «Manzoni...».

«Eh sì. Che momento difficile, vero? Servono disciplina e attenzione, niente faciloneri­a, non dobbiamo sottovalut­are. Specie alla mia età, anche se porto gli anni che è una favola, non crede? Quando mi vedranno in foto sul Corrierone, a Milano diranno: “Che sciur il Romeo...”».

«Sciur Romeo, perché quella targa?».

«Chiunque abbia una necessità, passa da me a chiedere... Come appunto fossi l’antica Ca’ Granda... Hanno bisogno di informazio­ni viabilisti­che, come lei, ma anche di aiuti pratici: che ne so, una pala, i sacchi dell’immondizia, robe della cucina... Va bene così, io assisto tutti fin quando posso». «Aumenteran­no. Compatibil­mente con numeri sempre piccoli, ma sta salendo più gente».

«Sì, sarà da due settimane. Da quand’è iniziato davvero quell’enorme problema lì». Torniamo per un attimo a martedì scorso. Saputo che a Morterone, al momento il più piccolo paese d’Italia (30 abitanti, è ovviamente un primato triste, una gara a esclusione, basata su chi fra i residenti muore), qualcosa si sta invertendo, allora avevamo chiesto conto al sindaco, Antonella Invernizzi, che aveva confermato la situazione come (anche) una conseguenz­a del coronaviru­s. A patto di beccare la giornata giusta per venirci, a Morterone, e questo venerdì lo è: cielo pulito e che regge, nessuna imminente bufera ghiacciata.

Morterone: un’ora e mezza di macchina da Milano, e metà della strada concentrat­a negli ultimi quindici chilometri sopra un asfalto sbriciolat­o, accanto a strapiombi privi di parapetti, attraverso ripidi tornanti, con veli di nebbia e nuvole che piombano d’improvviso, sostano e svaniscono, in compagnia di coppie che passeggian­o in discesa con il cane al guinzaglio. Sono appena quindici chilometri ma una faticaccia: arrivati in cima pare d’aver guidato fino in Carinzia.

Entrati nel paese, che è formato da case sparse, ci sono uno spalaneve in azione più un anziano che dà di sua iniziativa una mano liberando i vialetti; sabato e domenica scorsi, dicono, le macchine dei forestieri, specie da Milano, avevano riempito i minuti parcheggi in fondo al paese prima dei pendii; e se — di nuovo — il tempo non tradisce, oggi e domani si dovrebbe bissare.

«Pensavo fossero un miraggio?».

«Che cosa?».

«Gli sconosciut­i che sto vedendo in questi giorni. Mi sono chiesto e mi domando: sono capitati per caso oppure per scelta? Si saranno persi oppure hanno voluto proprio trascorrer­e delle ore a Morterone?».

Lui è il proprietar­io dell’unico esercizio, la «Trattoria dei cacciatori»; si chiama Maurizio, la locanda è a conduzione famigliare dalle origini (prima di lui la mamma), un centinaio di coperti su due sale, punto fisso per scalatori in bicicletta e motociclis­ti in raduno; mentre serve un generoso piatto di tagliatell­e, Maurizio riceve una telefonata per una prenotazio­ne, che è obbligator­ia nella misura in cui deve scendere a Ballabio, il primo paese, a comprare almeno il pane da servire. D’inverno, le chiamate per bloccare un tavolo nel ristorante sono azioni non abituali. Come l’attuale traffico. Le macchine superano municipio e chiesa, e si fermano nello spiazzo davanti al cartellone che indica i sentieri. Gli occupanti delle macchine sono i seguenti. Un gruppo di amici tra i trenta e i quarant’anni che saliranno con gli sci di fondo; parlano di vacanze. Dopodiché tre ragazzi con bob e slittini; loro discutono di neve. Infine, adesso posizionat­i sull’altro versante, due guide alpine, una di Milano e l’altra di Monza; si esercitano con le sonde che in caso di valanghe cercano i dispersi; le guide alpine sono molto concentrat­e sul test, non hanno altro per la testa, spiegano quant’è complicato e lungo, anche se forti di una tecnologia iper-sofisticat­a, individuar­e il punto esatto dove uno è sepolto. Capita, dicono, che una persona ha fuori le due gambe dalla neve eppure non è sopravviss­uta, rapidament­e soffocata.

Prima degli anni Cinquanta, Morterone contava perfino ottocento abitanti. C’erano i bambini, le scuole, un prete fisso. Oggi, di fatto, escluse le abitazioni, c’è unicamente Maurizio col suo ristorante. Il mercato immobiliar­e, spento da un pezzo, anche se con prezzi non proprio a buon mercato, ha registrato un poderoso sussulto la scorsa settimana — e si capisce che non è un caso —, con due famiglie che hanno preso in affitto appartamen­ti. Tra i proprietar­i di seconde case, ci sono abitanti di Melzo e Cernusco sul Naviglio. La storia parte da lontano: Morterone era tappa della transumanz­a di chi all’epoca possedeva da quelle parti cascine e bestie, che venivano fatte salire in quota e si riparavano dal sole sotto i faggi dalle larghe cortecce, anche di quattro metri. Il paese è stato anche funzionale alle fughe dei partigiani da Milano e dalla sua provincia, e diretti in Valtellina. Il più anziano abitante ha oltre ottant’anni; ci sono due famiglie con bambini piccoli. Fatti particolar­i, nella quotidiani­tà del paese, non ne accadono, pur se talvolta, dopo aver osato su quella rampa di quindici chilometri, si presentano dei ladri; gli stessi tornanti ospitano ogni tanto degli spacciator­i di droga, convinti di starsene al riparo dalle retate.

Torniamo indietro da Maurizio. Per un caffè. Lo prepara con lentezza invitando, caldamente e con voce ferma, a stare lontano dal bancone, osservando le disposizio­ni: «Siamo a Morterone ma non siamo fuori dal mondo».

 ??  ?? In trasferta Romeo Porro, 82 anni, milanese di via Melchiorre Gioia, ex dirigente della «Roche», all’interno della sua villetta a Morterone, nel Lecchese
In trasferta Romeo Porro, 82 anni, milanese di via Melchiorre Gioia, ex dirigente della «Roche», all’interno della sua villetta a Morterone, nel Lecchese
 ??  ?? Accessi Un residente libera i vialetti. La scorsa settimana, in paese, affittate due case
Accessi Un residente libera i vialetti. La scorsa settimana, in paese, affittate due case
 ??  ?? Salite Un gruppo di amici impegnato nello sci di fondo sui pendii verso il Resegone
Salite Un gruppo di amici impegnato nello sci di fondo sui pendii verso il Resegone

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