Troppi morti Castiglione ora è un caso da studiare
Viaggio al centro dell’epidemia da Covid-19 Nel comune lodigiano 22 morti in quindici giorni Un focolaio che non si arresta. Anzi, progredisce
Èil paese della «zona rossa» con la mortalità più alta. L’incidenza dei casi positivi è seconda solo a Codogno che però ha una popolazione molto più alta. 15 mila abitanti contro i 4.600 di Castiglione d’Adda. E il paese del Lodigiano ora sta diventando un caso visto che epidemiologi e virologi ipotizzano che l’epidemia possa essere partita proprio da qui. E diverse settimane prima dell’esplosione dei primi casi.
Le vittime ufficiali sono 13. I contagiati 126. Ma il sospetto è che i numeri reali siano molto superiori. Perché il sindaco e il parroco, a ieri sera, hanno contato 22 morti dall’inizio dell’emergenza coronavirus. E comunque a Castiglione d’Adda, 4.600 abitanti nel cuore della «zona rossa», anche se ci si ferma alle sole statistiche ufficiali i numeri già sono impressionanti: qui i «positivi» (126) sono inferiori solo a quelli di Codogno (149). Che però conta quasi 16 mila abitanti contro i 4.600 di Castiglione. E cosa dire delle 13 vittime, due in più rispetto alle 11 di Codogno e 4 addirittura rispetto alle 9 di Casalpusterlengo (15.000 abitanti)?
Le cifre ufficiose, che tengono conto di dati non ancora confermati dall’Istituto superiore di sanità, dicono che dal 20 febbraio al 6 marzo — in quindici giorni — i morti registrati all’Anagrafe comunale sono stati 22. Ieri l’ultimo caso con il decesso di un anziano di 73 anni. Le regole sanitarie impongono sepolture rapide, al massimo a 24 ore dalla morte. In molti casi, quindi, non si ha nemmeno il tempo di effettuare tamponi post mortem. Le autopsie, peraltro, non vengono eseguite.
Molti anziani si aggravano e muoiono senza neppure il tempo di raggiungere gli ospedali. I sanitari garantiscono i soccorsi all’interno della zona rossa e chi ha sintomi non acuti, come da prassi, viene curato a domicilio. E quando le difficoltà respiratorie diventano serie il quadro si aggrava rapidamente. Certo, a Castiglione si moriva anche prima. Ma le statistiche fornite dal Comune evidenziano effettivamente un picco nelle ultime settimane. Tanto che adesso il caso Castiglione è al centro degli studi di epidemiologi e infettivologi che stanno analizzando l’espansione del focolaio.
Se all’inizio si pensava a Codogno — dove vive il 38enne Mattia, il «paziente 1» — ora si guarda a Castiglione come origine dell’epidemia. Il paese dove, peraltro, abitano i genitori di Mattia. Ma questo non basta, secondo gli esperti, a chiarire tutti gli aspetti di questa concentrazione. Se non retrodatando l’inizio dei contagi di (almeno) un mese.
Per capire con precisione quel che sta succedendo a Castiglione si dovrebbero effettuare tamponi su ciascuno dei 4.600 abitanti e soprattutto analizzare quanti, già oggi, hanno sviluppato gli anticorpi al virus e si sono immunizzati. Una missione impossibile, anche volendo impegnare tutti i sanitari a disposizione.
Tornando ai numeri, quelli forniti dal sindaco Costantino Pesatori dicono che i decessi nel 2011 sono stati 55, 52 nel 2012, 46 nel 2013, 44 nel 2014, 69 nel 2015. Mentre nell’ultimo quadriennio le cifre sono queste: 56 nel 2016, 60 nel 2017, 61 nel 2018 e 58 nel 2019. In pratica una media di 55 decessi l’anno. Dal primo gennaio i morti sono 31. Più della metà di quanto accade in un anno. E più di uno al giorno nelle ultime due settimane.