Ospedali, cambia la strategia
In Lombardia 651 positivi in più , 135 le vittime. Primo paziente nella struttura militare di Baggio. Verso misure più rigide
Presidi per alcune patologie, tutti gli altri dedicati al Covid-19. Dialisi San Raffaele, colpito il 70% di addetti
Sono 651 i casi positivi di Covid-19 registrati solo ieri in Lombardia, per un totale di 2.612. Al San Raffaele contagi in reparto. Intanto la Regione prepara la delibera per recuperare medici: ne servono 500. Stop all’ipotesi dei tre ospedali «dedicati»: ogni polo si farà carico di un certo numero di casi.
Il problema sono i puntini rossi sulla cartina della Lombardia. Il nemico che si sta combattendo attraverso la sospensione delle vite dei cittadini è visibile sulle mappe che fotografano la progressione del contagio da Covid19. Il 22 febbraio, cioè due giorni dopo la registrazione del primo caso a Codogno, i riflettori erano puntati su pochi casi — segnati in rosso sulla prima mappa mostrata dall’assessore — localizzati nella Bassa lodigiana, che di lì a poco sarebbe diventata «zona rossa». Già tre giorni dopo, però, le macchie colorate erano aumentate vistosamente e il 3 marzo erano moltiplicate comparendo in altre zone della regione. «Una velocità fulminea», sottolinea l’assessore al Welfare Giulio Gallera come premessa per arrivare al nodo più delicato del momento: «Queste sono le dimensioni del fenomeno che il sistema sanitario regionale si è trovato ad affrontare».
Mentre sta per chiudersi la seconda settimana a regime speciale causa coronavirus, è sempre più evidente che il problema è soprattutto la tenuta della rete medica. E per questo servono «atteggiamenti individuali molto responsabili — è l’appello rivolto ai lombardi — oppure non saremo in grado di valutare quando arriverà la discesa dei casi di contagio». È una questione di numeri: quelli dell’epidemia vanno contenuti a tutti i costi, quelli delle forze umane, professionali e strutturali devono aumentare rapidamente. E i numeri ufficiali forniti ieri sono questi: 651 casi positivi in più, che portano a 2.612 il totale regionale; 1.622 persone ricoverate più 309 in terapia intensiva, con una crescita di 65 casi in un giorno; 135 decessi complessivi; 469 pazienti dimessi. A Milano città i casi positivi risultano al momento 119, che diventano 267 considerando l’intera area metropolitana, 70 in più rispetto all’altro ieri. Tra i nuovi contagiati ci sono un dipendente dell’Aler e un lavoratore della Sea. E un caso delicato si è creato all’ospedale San Raffaele, dove due operatori sanitari del reparto Dialisi sono risultati positivi e uno di loro ha avuto bisogno della terapia intensiva. Tampone a tutti gli addetti, ora in quarantena, tra i quali il 70 per cento è risultato positivo. Ma dopo l’immediata e completa sanificazione il reparto funziona regolarmente. Numeri in evoluzione anche sul versante dello sforzo sanitario, anche per effetto di alcune scelte annunciate ieri dall’assessore al Welfare, a partire dal recupero di personale. «Stiamo facendo inserire nel decreto legge la facoltà di sospendere le attività ambulatoriali — spiega Giulio Gallera —. Faremo una delibera lunedì che darà un’indicazione alle strutture ospedaliere su come gestire in maniera opportuna i pazienti che gli invieremo. Sarà poi compito delle stesse strutture ridurre l’attività ambulatoriale mantenendo l’attività urgente e non differibile». La sospensione partirà quindi nei giorni successivi, ma qualche ospedale ha già iniziato a informare che le visite non urgenti sono cancellate da lunedì. «Ormai da dieci giorni abbiamo ridotto al lumicino le attività chirurgiche programmate — sottolinea ancora Gallera — e stiamo recuperando nelle sale operatorie nuovi posti di terapia intensiva, proprio perché nel giro di pochi giorni i pazienti che sono in terapia intensiva sono aumentati a dismisura: se giovedì scorso eravamo a 50 ora siamo a 244».
Inversione di rotta invece sull’idea di creare un ospedale dedicato: «Avevamo individuato tre ospedali da destinare esclusivamente ai pazienti del coronavirus, ma il numero dei casi cresce in maniera così importante che stiamo andando a individuare alcuni presidi per le patologie più importanti e tutti gli altri saranno ospedali Covid, ribaltiamo l’assioma immaginato nei giorni scorsi».
Nessuna previsione sui tempi, ma l’appello è rinnovato: «Senza la collaborazione dei cittadini non possiamo aspettarci un picco e poi la discesa ma rischiamo una crescita lunga», con la preoccupazione dello scenario più temuto, «mandare in tilt un sistema sanitario solido come il nostro».
Per quanto riguarda la zona rossa, «stiamo aspettando di valutare i dati, se ci evidenziano una riduzione della crescita in quell’area o magari una riduzione dei casi, un picco che scende. Lo faremo sabato con il governo». Al momento non è prevista per le grandi aree urbane mentre si sta valutando l’ipotesi di un ulteriore stretta in tutta la regione che potrebbe portare alla chiusura anche di bar e ristoranti.