«Il conto è già pagato» Le pizze e il grazie agli infermieri in trincea
Post e commozione per il gesto anonimo
LECCO Una pizza donata da un’ignota benefattrice per regalare forza e speranza a chi da giorni è impegnato sul campo per combattere il coronavirus. La storia è quella di Sabina Baggioli, 46 anni, da venti infermiera all’ospedale di Lecco, che con un semplice post su Facebook ha raccontato in poche righe la fatica di queste ultime due settimane e la gioia di un piccolo gesto di solidarietà. «Sono passati dieci giorni o due anni, non capisco, non ricordo. Mi guardo allo specchio e mi vedo stanca ed invecchiata. Ognuno di noi lavora per due o per tre. Giochiamo fuori casa, posti nuovi o quasi, colleghi nuovi o quasi. Pochi riposi, non ci sono ferie o permessi, non ci sono figli o compagni». Scrive Sabrina, passata dal reparto di Neurorianimazione a quello «Corona-Ria» dedicato alla rianimazione dei pazienti affetti da coronavirus, al terzo piano del Manzoni.
I numeri dei ricoveri si moltiplicano di ora in ora, i turni non hanno mai fine. Eppure basta un piccolo gesto per ridare fiducia. «Da inizio settimana è la prima volta che riusciamo a buttar giù qualcosa nello stomaco per cena. Ci facciamo portare le pizze, arriva il ragazzo ed esco a prenderle. Ho tolto la cuffia e la mascherina, ho i capelli in aria e puzzo di disinfettante. Il ragazzo dalle pizze mi dice: i soldi non servono, mettili pure via, una signora che aspettava la sua ordinazione ha sentito che dovevamo consegnare alla Rianimazione e ha voluto pagare lei. Ha detto di ringraziarvi tanto e vi augura buon lavoro».
La stanchezza passa in un istante. Sabina si scatta un selfie, fotografa la pizza e commenta: «Ecco un’infermiera spettinata e che puzza di disinfettante, che si commuove con sette pizze in mano davanti a un ragazzo della pizzeria Rida. Buonanotte combattenti».
In poche ore la sua storia viene condivisa centinaia di volte, migliaia di like e commenti. Quando riusciamo a contattarla risponde affannata, ancora in corsia, accanto ai malati: «Ci stiamo davvero facendo in quattro e non è un modo di dire. Le chiedo di cuore di ricordare la piaga che ci affligge da anni, la carenza di anestesisti e infermieri. Chieda alla gente e a chi ci governa di non dimenticarci quando, spero prima possibile, sarà tornato tutto alla normalità», le sue parole.