Caccia ai dottori e crisi del turnover Solo uno su due era stato sostituito
«Carenza cronica». Il rischio di collasso
Dove sono finiti tutti i medici di cui abbiamo bisogno? Di fronte alla rapida diffusione di coronavirus in Lombardia, gli ospedali si stanno riorganizzando per curare i malati.
Due le difficoltà che la Regione deve affrontare: trovare spazi per i pazienti, soprattutto nei reparti di terapia intensiva per i casi gravi e reclutare il personale necessario. E questa è la sfida più grande. Il numero di contagi cresce molto in fretta. Ieri se ne contavano 2.612, 361 in più rispetto al giorno precedente. Di conseguenza aumentano le persone che devono essere ricoverate in rianimazione, perché hanno difficoltà respiratorie. Di giorno in giorno si creano nuovi posti letto in questi reparti e si potrebbe fare anche di più, se ci fossero più specialisti a disposizione per prendersi cura dei malati. La richiesta di personale è maggiore rispetto alla media. L’assessore alla Sanità Giulio Gallera ha stimato un bisogno di 500 dottori e mille infermieri. Sono state rimandate tutte le attività programmate non urgenti, ma non basta. Anche perché una buona fetta del personale sanitario è a sua volta contagiata dal virus: circa il 10 per cento del totale dei casi. Due aggravanti che rendono più evidente la mancanza di specialisti, problema che la Lombardia (e non solo) cerca di affrontare da tempo e ora si fa drammatico. L’ultima analisi del turnover in regione risale al luglio 2019: su duemila medici l’anno destinati ad uscire dalle corsie per raggiunti limiti d’età, solo la metà si è potuta preparare a sostituirli perché i posti nelle Scuole di specializzazione lombarde sono stati fino all’estate scorsa intorno ai 1.100 l’anno. Sulla base di questi dati, l’associazione di categoria Anaao ha stimato che nel 2025 ne potrebbero mancare oltre 1.900. La Regione recentemente ha intrapreso tre strade per arginare l’emergenza: nuove assunzioni, aumento degli ingressi nelle Scuole di specialità (più 33,7 per cento nel 2019) e coinvolgimento più incisivo degli specializzandi in reparto. Misure positive, ma che non colmano del tutto la mancanza di medici e non nell’immediato.
Ora si stanno facendo sforzi straordinari per scovare quei 1.500 specialisti necessari a fronteggiare l’epidemia di Covid-19. Gli ospedali stanno scorrendo le graduatorie aperte e attendono indicazioni su come ri-assumere i medici in pensione, che sono già stati contattati. Non solo. Per gli infermieri, sono state anticipate le sessioni di laurea di aprile. Sono 65 i neolaureati di Pavia di due giorni fa, altri 250 arriveranno dagli atenei di Milano e Brescia. È inoltre stato chiesto aiuto al personale sanitario militare. Anche i medici delle Ong potrebbero essere coinvolti, mentre alcune équipe di strutture private danno una mano ai colleghi del pubblico. E oltre agli intensivisti, gli pneumologi e gli infettivologi, i più competenti per combattere il Covid19, sono scesi in campo alcuni «chirurghi che fanno le notti o i turni nei reparti» dice l’assessore. Da ultimo, verrà chiesto anche ai liberi professionisti dei Poliambulatori.