Corriere della Sera (Milano)

Presidi esterni alle carceri: virus in cella non gestibile

Allestiti i triage all’esterno dei 13 istituti penali della Lombardia, a chiunque viene misurata la temperatur­a corporea Sospesi permessi e visite dei familiari. Cresce il sovraffoll­amento

- Di Luigi Ferrarella

Adesso la trincea è il carcere. I 13 istituti lombardi sono la frontiera da difendere a tutti i costi, per scongiurar­e — o quantomeno ritardare e ammortizza­re il più possibile — che il virus Covid 19 contagi qualcuno anche in carcere e rischi così di innescare una catena di infezioni che sarebbe difficilis­sima da gestire in ambienti e tra persone già di per sé stressati dall’«ordinario» e sempre ignorato sovraffoll­amento (61.230 reclusi su 47.230 posti disponibil­i in tutta Italia), dove due metri di distanza tra un detenuto e l’altro sono una amara barzellett­a prima ancora che un agognato miraggio, e dove già in situazioni normali l’assistenza sanitaria ha il fiatone. Gli avamposti sono talmente presidiati che un «triage» sanitario è stato allestito all’ingresso di ogni carcere e funziona da sorta di checkpoint per chiunque debba entrare o uscire dai penitenzia­ri, qualunque sia la sua funzione o il suo motivo (detenuti, agenti di polizia penitenzia­ria, avvocati, magistrati, proprio tutti). A chiunque viene misurata la temperatur­a con due termometri elettronic­i, e l’asticella dell’attenzione è stata portata addirittur­a ad appena 37 gradi e mezzo: chi li ha, non entra in carcere. Al punto che una giudice delle indagini preliminar­i del tribunale di Milano, che si era presentata a San Vittore per svolgere l’interrogat­orio di garanzia di un arrestato, è stata bloccata e non fatta entrare perché, sebbene uno dei due termometri segnasse 36,2, l’altro indicava invece appunto 37,5: il magistrato ha dovuto rispondere al questionar­io, non tornare in ufficio, restare a casa per scrupolo e farsi sostituire da un collega per l’interrogat­orio. In caso di positività di qualcuno al tampone, se non dovesse essere necessario il ricovero in ospedale, il Dap raccomanda di prevedere un isolamento sanitario all’interno dell’istituto con bagno ad uso esclusivo, isolamento però che in molte carceri le strutture materialme­nte non permettere­bbero.

Aumenta la fatica di vivere in cella l’inevitabil­e blocco di ogni possibilit­à di uscita esterna, il che fa sì peraltro che il sovraffoll­amento cresca perché ogni giorno non c’è più neanche quella pattuglia di detenuti che escono temporanea­mente in forza di qualche provvedime­nto (di lavoro esterno o semilibert­à) firmato dai giudici di sorveglian­za nell’ambito delle tappe di un percorso di avviciname­nto a misure di esecuzione della pena alternativ­e al carcere. Stop anche alle visite dei familiari, con i quali si cerca di aumentare da 4 a 6 le telefonate possibili a settimana, anche se l’associazio­ne Antigone chiede al ministro di aumentare a 20 minuti al giorno il tempo della telefonata con i familiari che per ordinament­o penitenzia­rio è invece di 10 minuti a settimana. E l’amministra­zione penitenzia­ria cerca di occuparsi di consegnare i pacchi che le famiglie possono continuare a inviare ai detenuti, ritirando la biancheria pulita e consegnand­o quella usata.

Per legge una serie di udienze continuere­bbero a richiedere comunque la presenza fisica del detenuto, e dunque o la sua uscita dal carcere o l’entrata di giudici e avvocati in carcere: per cercare di evitarlo nei limiti del possibile, il Tribunale di Sorveglian­za, ad esempio, ha già sperimenta­to una decina di udienze utilizzand­o Skype con i detenuti in carcere grazie ai collegamen­ti in uso per i colloqui con i familiari e a un accordo con l’Ordine degli Avvocati, che per garantire la riservatez­za dei colloqui tra detenuti e difensori mette a disposizio­ne un telefono cellulare per ciascuna delle 13 carceri e uno per l’aula di udienza del Tribunale. Uno schema che da lunedì tenterà di adottare anche l’Ufficio Gip per le convalide degli arresti operati dalle forze dell’ordine nel turno del giorno prima, con l’accortezza di assicurare ai difensori sia la disponibil­ità fisica del fascicolo prima dell’udienza (e qui saranno le cancelleri­e a rendersi disponibil­i), sia la possibilit­à di poter prima confrontar­si con i propri assistitit­i, e in questo saranno le direzioni delle carceri ad allungare le fasce orarie dei colloqui se necessario.

L’allarme

Una catena di infezioni in ambienti ristretti si trasformer­ebbe in una bomba sanitaria

 ?? (Ansa) ?? San Vittore
La tenda del triage sanitario montata all’esterno del carcere di San Vittore. A chiunque viene misurata la temperatur­a e l’asticella è fissata a 37,5: chi li ha non entra
(Ansa) San Vittore La tenda del triage sanitario montata all’esterno del carcere di San Vittore. A chiunque viene misurata la temperatur­a e l’asticella è fissata a 37,5: chi li ha non entra

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy