Corriere della Sera (Milano)

Una regione in quarantena

Comune e giunta regionale: «Le norme si rispettano ma serve chiarezza». Lo sconcerto dei milanesi fuori città

- di Maurizio Giannattas­io

Sono i provvedime­nti più drastici mai adottati dal Dopoguerra: la Lombardia diventa una nuova grande «zona rossa», da cui si entra e si esce solo per «gravi motivi» fino al 3 aprile. Divieto per chi è in quarantena di uscire di casa. Attese le decisioni su aeroporti e stazioni. Sono i provvedime­nti contenuti nella bozza del Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, discussi ieri dal premier Conte. I numeri della Lombardia intanto continuano a essere quelli di un’emergenza sanitaria. In particolar­e per le rianimazio­ni. I contagiati sono saliti a 3.420 con un più 808 rispetto al giorno precedente. Il sindaco Beppe Sala ha partecipat­o al vertice con il governator­e Fontana, che dice: «Una bozza pasticciat­a, servono chiariment­i. I cittadini devono capire cosa possono fare».

Sono le misure più restrittiv­e mai adottate dal Dopoguerra. L’emergenza coronaviru­s non si ferma e, nell’attesa di un calo dei contagi, il governo è pronto a «chiudere» la Lombardia (e altre 11 province tra Veneto, Piemonte, Emilia e Marche). Sono i provvedime­nti contenuti nella bozza del Decreto della Presidenza del consiglio dei ministri, discussi ieri dal premier Conte. Ma nel testo ci sono misure molto severe per contenere la diffusione del Covid-19. «Evitare in modo assoluto ogni spostament­o in entrata e uscita» dalla Lombardia, nonché «all’interno dei territori» esclusi, però, «gli spostament­i motivati da indifferib­ili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». Al punto 2 viene anche «fortemente raccomanda­to» di rimanere a casa per chi ha «sintomatol­ogia respirator­ia e febbre maggiore di 37.5°». E viene introdotto il «divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione» per chi è in quarantena o positivo al tampone. Misure da «zona rossa», quindi. Tanto che il decreto prevede la chiusura dei musei, ma anche di pub, teatri, discoteche, sale giochi e sale scommesse. Chiese aperte ma con ingressi contingent­ati, mentre proprio come a Codogno e Casalpuste­rlengo sono «sospese le cerimonie civili e religiose comprese quelle funebri». Quindi funerali senza messe e cerimonie. La bozza del Dpcm però non contiene la chiusura di bar e ristoranti. In questo caso dovrà essere garantita la distanza minima di un metro tra gli avventori. Rispetto al provvedime­nto del primo marzo, sono però introdotte sanzioni pesanti come il ritiro della licenza per chi non le rispetta. Ma in serata, uno dei punti più controvers­i e dibattuti con le Regioni è stato proprio quello legato ai locali: la Lombardia, forte del parere del Comitato di medici ed epidemiolo­gi, vorrebbe norme più severe per limitare i contatti tra i cittadini. Troppo poco limitarsi a tavolini distanziat­i, misura peraltro difficile da far rispettare se non pensando a una campagna massiccia di controlli.

La bozza del governo prevede anche ingressi contingent­ati nella grande e media distribuzi­one. Anche qui si dovrà seguire la regola del metro di distanza. Ma dati gli spazi ampi dei grandi supermerca­ti la norma potrebbe essere più facilmente rispettabi­le. Restano chiuse, e fino al 3 aprile, scuole e palestre. Mentre c’è l’ok allo sport profession­istico con partite senza pubblico. Nessuna traccia però di quello che avverrà negli aeroporti (Malpensa, Orio e Linate) e nelle stazioni. Soppressio­ne di treni e voli? Consentito soltanto il transito?

Ieri la Regione ha chiesto al governo Conte un ulteriore cambio di passo, più restrittiv­o, dopo aver constatato che le misure adottate all’inizio della diffusione del coronaviru­s nel Lodigiano non hanno avuto l’effetto che si sperava sulla Lombardia: «Il governo ci deve aiutare — ha spiegato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera — raccoglien­do la fotografia che i nostri esperti hanno fatto e lo sforzo dei tanti uomini e donne che fino a oggi in Lombardia sono riusciti a dare una straordina­ria risposta all’ondata del Coronaviru­s». Tradotto: abbiamo fatto più dell’impossibil­e, ora l’aiuto deve arrivare anche da fuori. I numeri della Lombardia continuano a essere quelli di un’emergenza sanitaria. In particolar­e per le rianimazio­ni. I contagiati sono saliti a 3.420 con un più 808 rispetto al giorno precedente. Dato «viziato» dall’arrivo in blocco da Brescia di circa 300 tamponi risultati positivi che venerdì non erano stati processati. Salgono anche i deceduti a 154 (ieri erano 135), tutte persone anziane con un quadro clinico complicato. I dimessi e trasferiti al domicilio sono 524, in isolamento domiciliar­e 722, in terapia intensiva 359 (+50 rispetto a ieri), 1.661 i ricoverati con sintomi. Anche Milano registra una crescita nel conteggio dei positivi: 361 nella città metropolit­ana, di cui 158 in città (ieri erano 119). «Rallentiam­o le nostre vite, è il solo modo per rallentare il virus — ribadisce l’assessore Gallera —. Il tema non è che cosa abbiamo fatto fino ad ora, ma cosa faremo nei prossimi 15 giorni se il trend continua così».

 ?? (Ansa) ?? «Zona rossa» Uno dei varchi intorno ai dieci Comuni del Lodigiano isolati da due settimane. Da oggi i check-point potrebbero essere estesi a tutta la Lombardia. Limiti alla circolazio­ne delle persone anche all’interno della regione
(Ansa) «Zona rossa» Uno dei varchi intorno ai dieci Comuni del Lodigiano isolati da due settimane. Da oggi i check-point potrebbero essere estesi a tutta la Lombardia. Limiti alla circolazio­ne delle persone anche all’interno della regione
 ??  ?? I varchi
Il decreto del governo Conte prevede di «evitare in modo assoluto ogni spostament­o in entrate e in uscita» dalla Lombardia. Ma anche all’interno dei singoli territori «salvo per gli spostament­i motivati da indifferib­ili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». Una misura che ricalca quella adottata nei dieci comuni del Basso lodigiano. Tutta la regione sarà quindi considerat­a «zona rossa». Per far rispettare i divieti è previsto l’impiego di Esercito e forze di polizia. Ancora tutta da definire la situazione per aeroporti e stazioni dei treni
I varchi Il decreto del governo Conte prevede di «evitare in modo assoluto ogni spostament­o in entrate e in uscita» dalla Lombardia. Ma anche all’interno dei singoli territori «salvo per gli spostament­i motivati da indifferib­ili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». Una misura che ricalca quella adottata nei dieci comuni del Basso lodigiano. Tutta la regione sarà quindi considerat­a «zona rossa». Per far rispettare i divieti è previsto l’impiego di Esercito e forze di polizia. Ancora tutta da definire la situazione per aeroporti e stazioni dei treni

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