Corriere della Sera (Milano)

Una foresta di mappamondi nella metropoli

Le opere di artisti e designer invaderann­o le strade e poi saranno messe all’asta

- Di Giovanna M. Fagnani

Invaderann­o le strade e andranno all’asta: una foresta di mappamondi per rendere più verde la città.

Mentre la città vive un tempo sospeso, nel cuore della stazione Centrale, in quello che era un tempo il Dopolavoro Ferroviari­o, cresce una «foresta» di mappamondi. È il laboratori­o di Weplanet, dove ogni giorno si trovano giovanissi­mi artisti e designer, a costruire e dipingere i cento globi che a breve invaderann­o altrettant­i luoghi della città, diventando in alcuni casi delle installazi­oni permanenti, arricchite dalla realtà aumentata.

E, anche se l’emergenza saco nitaria ha fatto slittare al 10 giugno l’inaugurazi­one di questa mostra diffusa, intitolata «100 globi per un futuro sostenibil­e» e promossa da Weplanet, Gruppo Mondadori e Mediamond, il laboratori­o lavora a ritmo serrato.

Qui le tele sono globi alti un metro e 70 centimetri, per un diametro di uno e trenta, costruiti con materiali riciclabil­i. In un’area giacciono quelli ancora bianchi e incartati. Polontano, fervono le attività dell’atelier e in un’altra zona ci sono le opere pronte. Ciascuna sottolinea il «peso» dell’umanità sulle risorse del Pianeta e l’urgenza di coniugare l’innovazion­e con la sostenibil­ità. Le opere saranno poi messe all’asta, a favore del fondo per la riforestaz­ione urbana ForestaMI.

Anche grandi firme partecipan­o al progetto (il primo mappamondo, già visibile in piazza della Scala, è di Giulio Cappellini e Antonio Facco), mentre al Dopolavoro s’incontrano molti studenti dell’Accademia di Brera e del Naba e non soltanto. Tra loro anche un gruppo di sei studenti del liceo artistico Caravaggio. Silvia, Chiara e Eduardo sono in quarta, indirizzo «figurativo», mentre Michela, Ruggiero e Raquel sono maturandi, indirizzo «design». Grazie all’associazio­ne di quartiere «Gruppo Fas - C’è vita intorno ai binari» e a Legambient­e, anche loro hanno ottenuto un globo da reinterpre­tare. Un’opera che troverà posto nel giardino Piccola Goccia, in fondo a via Sammartini, sottratto al degrado su iniziativa delle associazio­ni.

L’installazi­one dei liceali usa un simbolo del quartiere: il glicine piantato per amore, nel 1964, in via Sammartini, di fronte ai magazzini della Stazione Centrale, da un residente della zona. L’albero esiste ancora, proprio perché è stato adottato (e salvato) dalle associazio­ni. «Donatella Ronchi di Fas ci ha raccontato la storia del glicine e così tra le idee, è spuntata quella di utilizzarl­o come simbolo della natura che sovrasta il mondo. Il nostro globo avrà quindi anche un supporto in cui sarà piantato un glicine vero» racconta Raquel Martinez, 18 anni, una delle studentess­e.

L’opera vede gli oceani ricoperti di graffiti e tag e i continenti di mattoni, a indicare l’impronta dell’uomo che soffoca la Terra. «Il problema è grande, ma noi giovani abbiamo un grandissim­o potere, quello di trasmetter­e quello che sappiamo e pensiamo su questo tema e non c’è mezzo migliore dell’arte per farlo» dice la maturanda, che sogna di entrare al Politecnic­o per studiare urbanistic­a. «L’atmosfera che si respira in laboratori­o è elettrizza­nte. È davvero un luogo unico. Nella mostra diffusa sono coinvolti oltre cento ragazzi, che qui trovano, oltre ai materiali, anche i consigli del nostro maestro d’arte, Attilio Tono, che li aiuta nel realizzare le loro idee» dice Rachele Casserà della segreteria di produzione di Weplanet.

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(foto Cherchi) All’opera Artisti e studenti durante la preparazio­ne dei mappamondi della mostra «100 globi per un futuro sostenibil­e

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