Disciplina e prudenza «Le norme non si discutono ma serve più chiarezza»
Massima collaborazione con qualche rilievo Il Pirellone: è un decreto pasticciato La Camera del Lavoro: servono interventi economici
Era nell’aria, ma quando la bozza ha cominciato a circolare in maniera informale ha riportato tutti con i piedi per terra. Lombardia come le zone rosse. Milano è dentro. Vietato uscire o entrare nei confini lombardi, ma anche all’interno del territorio se non per «indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». «C’è bisogno di una misura drastica — dice l’assessore alla Sanità lombarda Giulio Gallera — altrimenti il sistema non regge. Per ora a non farcela sono le persone anziane con malattie pregresse e non i giovani perché riusciamo a ricoverarli in terapia intensiva. Ma se questo non fosse più possibile perché il numero dei ricoverati cresce in maniera esponenziale che cosa accadrebbe?». Domanda retorica che ha una sola risposta. Servono misure da coprifuoco cinese. Anche se i punti interrogativi sono tanti. «Ci sono ambiguità — continua Gallera —. Se io posso fare solo il tragitto casa-lavoro perché poi i negozi restano aperti?». Ci sarà bisogno di chiarimenti e di puntualizzazioni. Lo sottolinea il governatore della Lombardia Attilio Fontana che parla di bozza pasticciata: «La bozza sembra andare nella direzione del contenimento della diffusione del virus, invitando con misure più incisive i cittadini alla prudenza. Ciò detto non posso non evidenziare che la bozza è, a dir poco, “pasticciata” e necessita da parte del governo di chiarimenti per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno. La confusione è evidenziata anche dalle moltissime chiamate che stanno giungendo al mio telefono».
E’ un po’ il refrain di chi ha potuto leggere in anteprima le norme che sembrano stridere tra loro come da una parte la chiusura dei musei e dall’altra la possibilità per bar e ristoranti di restare aperti. Ma a preoccupare di più il mondo della politica e del lavoro sono gli spostamenti interni. «Cosa vuole dire? Che non si può andare a lavorare? — attacca Massimo Bonini segretario della Camera del Lavoro —. È necessario aspettare le precisazioni del Governo. Stiamo percorrendo la stessa strada di Wuhan. Se è così siamo di fronte al rischio di un collasso economico. Bisogna che il Governo metta in atto tutti gli strumenti possibili per fermare l’emorragia. Come Cgil abbiamo proposto una cabina di regia in modo che tutti i soggetti possano essere ascoltati. Speriamo che sia così».
In attesa dei chiarimenti la linea del sindaco Beppe Sala che ha partecipato al vertice con Fontana e gli altri sindaci delle province lombarde non cambia. «Le regole non si discutono, si applicano» aveva detto. Non commenta la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani. «In questo momento vorrei che parlassero solo i sanitari, il personale medico, magari con una voce sola. Non la politica. Come Pd da domani saremo tutti in smart working per limitare gli spostamenti».
Le regole non si discutono neanche per l’azzurra Maria Stella Gelmini. «Ora abbiamo il dovere di seguire con scrupolo quanto indicano gli esperti, medici, virologi, rianimatori perché la situazione è seria. Apprezzo la fatica del ministro Speranza, del presidente Fontana e dell’assessore Gallera che stanno gestendo una situazione difficile, ma occorre responsabilità da parte di ognuno di noi. Bisogna rinunciare a una parte della nostra libertà per garantire la sicurezza delle nostre famiglie e dei nostri figli. L’Italia deve riscoprire la competenza e ringraziare quelli che sono in prima linea: medici e infermieri. Possiamo vincere se tutti insieme seguiamo le regole». Non siamo lontani dalla concordia auspicata dal presidente della Repubblica, Sergio Matttarella: «Condivido assolutamente la bozza del governo — dice Gianluca Corrado, portavoce dei Cinque Stelle in Comune —. Mi sembra che il Governo si stia muovendo in maniera corretta e le misure sono necessarie e condivisibili. Dico solo che alla fine di questa emergenza dovremo fare due riflessioni. La prima riguarda le risorse che diamo alla sanità pubblica rispetto a quella privata. La seconda riguarda l’Europa: dobbiamo aprire un fronte per il danno economico perché stiamo fermando la Lombardia, la locomotiva dell’Italia».
Silvia Roggiani
In questo momento vorrei che parlassero solo i sanitari magari con una voce unica
L’assessore Gallera
C’è bisogno di una misura drastica, altrimenti il sistema non può più reggere