Corriere della Sera (Milano)

Dalle palestre ai parchi, l’istinto sportivo dei milanesi

- Di Marco Vacca

gioiellier­a, taxista, infermiera — per dire che lui o lei «non si fermano». La piccola campagna social tocca un punto, anche controvers­o: mostrare la città «che non si ferma» — come diceva anche un video rilanciato giorni fa dal sindaco Sala e che ha ricevuto delle critiche — sottovalut­a il problema? Oppure coglie l’essenza della «milanesità»? Laureata in filosofia, trentasett­e anni, al secondo mandato in consiglio comunale, con i mestieri dei milanesi ha una certa consuetudi­ne anche perché da qualche tempo è il consiglier­e delegato al Lavoro e alle Politiche sociali della Città metropolit­ana. Cosa vuol dire? L’incarico è frutto di una di quelle tortuose bizzarrie della politica di cui ormai si sono perse le tracce. Dal 2015 la Città metropolit­ana ha sostituito la vecchia Provincia sciolta per legge: rispetto all’istituzion­e precedente quella attuale non ha i fondi, la struttura, gli organismi e il personale, ma mantiene lo stesso (pare un po’ incredibil­e) una serie di competenze. Esistono quindi una serie di «assessori», i consiglier­i delegati, ai quali il sindaco metropolit­ano (che è lo stesso sindaco di Milano) assegna un settore su cui sovrintend­ere (stiamo parlando di un’area composta da 133 comuni, per un totale di oltre tre milioni di abitanti,

In questi giorni i parchi milanesi, complice il bel tempo, sono affollati di persone che, da soli o in gruppo e spesso coadiuvati da un trainer, praticano attività sportiva.

Certo, non ci sono le macchine o i pesi a disposizio­ne ma la pedana del crossfit, nei Giardini Pubblici, è più affollata del solito. Molte palestre rispondono così all’ordinanza che ne decreta la chiusura, insieme a scuole e luoghi di convivio.

L’attività fisica è diventata un bene irrinuncia­bile, entrando nella nostra quotidiani­tà molto più di quanto potessimo pensare. Ci si accorge delle cose quando mancano, e non è un caso che questa voce di spesa sia entrata nel paniere Istat 20 anni orsono. Il resto lo dicono i numeri: il 56% dei 20 milioni che praticano sport è al Nord, di questi il 19% è in Lombardia. 68.000 sono le imprese del settore, 25.000 nella nostra regione, il giro di affari globale è di 10 miliardi.

Speriamo di tornare, per il bene di tutti e al più presto, a sudare nei luoghi deputati.

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