Contagi e ricoveri in rialzo Nuova lite sulle mascherine
Quasi esauriti i posti nei reparti di terapia intensiva Bando regionale, 1.600 in lista tra medici e infermieri «Deficit e ritardi: valutiamo candidati dall’estero»
Un giorno in più. Nella gestione di una grande emergenza, della quale ancora non si vede l’orizzonte, ci sono anche giorni così. Dove i numeri sembrano ribaltare quei piccoli segnali di speranza intravisti nelle ultime ore. In un evento così vasto e destinato a durare ancora diverse settimane però queste giornate capitano. E l’aspetto positivo è essere riusciti a superare l’onda senza che il sistema sanitario sia affondato. Ieri sono tornati a crescere i contagi arrivati a 11.690 nella nostra regione, 1.870 casi in più rispetto a venerdì. Indicatori in salita in tutte le province: 496 casi in più a Bergamo, 338 a Brescia, 221 a Cremona e 132 a Lodi. Milano e provincia contano 1.551 casi, +244 rispetto a venerdì. L’emergenza in città cresce a ritmo costante, ma per ora non esplode. Il totale dei ricoverati lombardi è di 4.898 (+463), il 40 per cento dei malati. La preoccupazione più grande è però legata alla rianimazione, vicina «al punto di non ritorno», come ha detto l’assessore al Welfare Giulio Gallera: ieri si sono aggiunti 85 nuovi pazienti portando il bilancio a 732 su un totale di 1.100 posti letto di terapia intensiva. E intanto si contano altri 76 decessi, con il dato complessivo a 966.
«Stiamo facendo miracoli per recuperare posti letto i rianimazione ogni giorno», dice il governatore Attilio Fontana. Anche perché quelli destinati a Covid-19 sono 890, e nell’emergenza non si fermano ictus, infarti e incidenti stradali. La Regione ha chiesto alla Protezione civile la fornitura di respiratori da destinare all’ospedale d’emergenza da 500 posti che si vorrebbe allestire in Fiera: «Ma i macchinari sono introvabili», spiega Gallera, durissimo anche nel criticare la fornitura di 250 mila mascherine. Prima le definisce «carta igienica», poi rincara la dose: «Sono un velo molto sottile per pulire per terra; mi scuso, non è carta igienica perché la carta igienica con più strati è più solida di questa mascherina. Lungi da noi fare polemiche con la Protezione civile, la difficoltà a recuperare mascherine c’è dappertutto: allora, però, non ce le mandate o ci dite servono ad altro».
Dalle attrezzature per il nuovo ospedale alle mascherine, ieri i vertici della Regione, che hanno la responsabilità politica della gestione di questa emergenza sanitaria senza precedenti, hanno aperto un ampio fronte polemico con la Protezione civile. Al punto da lanciare, di fatto, una strategia autarchica anche per quanto riguarda gli approvvigionamenti: «Siamo il settore aeronautico d’eccellenza d’Europa, riusciamo a produrre razzi che vanno in orbita, siamo la capitale dell’automazione e del farmaceutico, io credo che riusciremmo anche a produrre delle mascherine», dice l’assessore al Bilancio Davide Caparini, che annuncia che «grazie anche al ministro Speranza, abbiamo fatto una nuova circolare» che permette di avviare la produzione da parte delle aziende, sotto il controllo di qualità del Politecnico. «Quindi chi andrà in farmacia o al supermercato sarà certo di trovare un materiale protettivo». Guarda fuori dai confini regionali e nazionali, invece, l’assessore Gallera nel reclutare nuovo personale sociosanitario. Finora 1.600 medici e infermieri hanno risposto all’appello della Regione. Ne sono stati valutati 692: 68 medici specialisti, 137 specializzandi, 74 appena laureati e 323 infermieri. «Non tutti però una volta destinati alle strutture accettano l’incarico — spiega la Regione —. Questo provoca ulteriori deficit e ritardi». Così si è deciso di aprire al personale straniero. Offerte sono arrivate dai governi di Venezuela, Cuba e Cina. «Saranno superati problemi di equipollenza di titoli e abilitazioni, potranno lavorare da subito».
E a completare la linea autonomista della Lombardia arriva la decisione del presidente Fontana di nominare l’ex direttore della Protezione civile nazionale, Guido Bertolaso, proprio consulente. Un nome che era circolato anche a Roma, a proposito di un possibile rinforzo della squadra che gestisce la crisi. «Come potevo non aderire alle richieste di dare una mano nella epocale battaglia contro il Covid-19 se la mia storia, tutta la mia vita è stata dedicata ad aiutare chi è in difficoltà e a servire il mio Paese?» ha commentato Bertolaso. «Se ho aperto l’ospedale Spallanzani vent’anni fa e ho lavorato in Sierra Leone durante la micidiale epidemia di ebola — ha aggiunto — qualcosa di utile con il mio team spero di riuscire a farlo». E da Palazzo Lombardia sottolineano che il nuovo consulente riceverà un compenso soltanto simbolico: un euro.
La linea autonomista
L’assessore Caparini: faremo da soli, produrremo anche i sistemi di protezione