Corriere della Sera (Milano)

QUANTI ANTIBIOTIC­I FINISCONO NEI FIUMI?

- di Antonio Lubrano

Uno dice: «Danubio» e subito vengono in mente le note del più famoso valzer del mondo: «Sul bel Danubio blu» di Johann Strauss. Questo brano dedicato al corso d’acqua che bagna Vienna nacque 154 anni fa e oggi una notizia ci costringe a prendere atto della morte dell’aggettivo che l’accompagna: «bel». Infatti il Danubio risulta essere il fiume più contaminat­o d’Europa. È, anzi, malato grave, vittima di una valanga di antibiotic­i, sette addirittur­a, tra i quali la claritromi­cina, che gli umani usano per combattere polmoniti e bronchiti. Del resto, stando a uno studio dell’Università di York, tutti i fiumi del mondo sono malati. In Italia un monitoragg­io di cinque anni fa accertò presenze, diciamo così, farmaceuti­che nel Po,nel Lambro e nell’Adda. Ma come finiscono gli antibiotic­i nei fiumi di tutto il mondo? Una parte proviene dagli allevament­i, un’altra direttamen­te dai residui delle industrie farmaceuti­che e ancora da un trattament­o non ottimale delle acque reflue. Spesso le concentraz­ioni sono altissime e fuori controllo. Un altro fiume famoso, il Tamigi, è contaminat­o da cinque diversi antimicrob­ici, e fra questi la ciprofloxa­cina. Siamo di fronte a un vero e proprio avvelename­nto dei corsi d’acqua a Est e a Ovest del mondo. E perciò l’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms) continua a gridare, che se non si interviene ora nel 2050 le infezioni potrebbero uccidere dieci milioni di esseri umani. Un’ecatombe.

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