Sondalo, l’ex sanatorio trasformato in ospedale solo per pazienti Covid
Negli anni ’50 era il più grande e capiente d’Europa A Legnano polemiche sulla vecchia ala del nosocomio I sindacati: «Apritela». L’Ats: «No, è inutilizzabile»
Negli anni Cinquanta fu il più esteso e capiente sanatorio di Europa, presidio fondamentale per la lotta alla tubercolosi. Ora, l’ospedale Morelli di Sondalo, in alta Valtellina, si prepara a svolgere un ruolo di primo piano per far fronte all’emergenza coronavirus. Entro pochi giorni, con l’esaurimento delle dimissioni dei ricoveri per altre patologie, sarà interamente riservato ai pazienti Covid-19 con una disponibilità fino a 200 posti letto suddivisi in terapia intensiva e sub intensiva, in cura e in osservazione. Un processo di riconversione già iniziato lo scorso 2 marzo con il crescere delle necessità determinate dall’aumento dei malati in Valtellina e in tutta la Lombardia. L’azienda ospedaliera ha prima riservato alcuni reparti, poi riconvertito quelli esistenti e infine allestito spazi vuoti. Attualmente i pazienti ricoverati sono oltre 90, di cui 16 in rianimazione, dieci le persone decedute, 12 quelle dimesse, due trasferite in altri istituti, tra residenti in provincia di Sondrio e provenienti da altre zone.
Un impegno incredibile per il personale chiamato a dedicarsi esclusivamente ai malati con gravi complicanze polmonari provocate dal virus. «Tutti i medici, a prescindere dalle specializzazioni, e gli infermieri stanno producendo uno sforzo eccezionale — sottolinea il direttore generale Tommaso Saporito —. Stanno lavorando con grande professionalità in condizioni difficili». Le urgenze non legate al Covid 19 sono stare convogliate su Sondrio e l’attività operatoria a Sondalo è stata bloccata. Visto la saturazione degli spazi disponibili saranno ricavati ulteriori letti nei reparti di chirurgia e neurochirurgia, mentre l’urologia ospita i pazienti che attendono l’esito del tampone. «In questo siamo stati sostenuti da moltissimi valtellinesi, associazioni, aziende e privati, che stanno donando denaro e materiale sanitario», spiega Saporito.
Intanto si continuano a cercare posti letto, in particolare nell’hinterland milanese. «A Legnano, a poca distanza dalla zona Fiera, esiste il vecchio monoblocco e ben due padiglioni realizzati e predisposti dieci anni fa, con tutte le attrezzature. E una rianimazione. Perché non usare quella struttura per l’emergenza coronavirus?». A lanciare la proposta di utilizzare per l’emergenza il vecchio ospedale in disuso da anni, è Riccardo Germani, portavoce del sindacato Adl Cobas Lombardia, insieme a un gruppo di lavoratori del nosocomio di Legnano. Lo ha fatto con una lettera aperta inviata al presidente della Regione, all’assessore al Welfare, al neo commissario straordinario, Guido Bertolaso e al direttore generale della Asst Milano Ovest, Fulvio Adinolfi. «Nel vecchio ospedale ci sono ancora camere già attrezzate con predisposizione di ossigeno, una rianimazione e un reparto di terapia intensiva da almeno quindici posti letto. Certo — continua Germani — tutto andrebbe riattivato, ma si tratterebbe di una soluzione pressoché immediata». Un’idea che però sembra essere poco praticabile. La Asst risponde infatti di «aver fatto recentemente una verifica per valutare la fattibilità del vecchio ospedale. Purtroppo, non è possibile, perché dopo dieci anni è ormai ammalorato». Dopo aver valutato anche i tempi, Asst conclude che «non è possibile il recupero». Il vecchio e storico ospedale civile è in disuso ormai da anni: al suo interno funziona solo qualche ambulatorio.