Contagi, la trincea di Milano
Appello di Sala: rispettate i divieti. La curva lombarda dell’epidemia rallenta. Ospedale in Fiera, Bertolaso spinge
C’è apprensione ma anche un pizzico di fiducia. Questa sarà la settimana decisiva per capire se e come le misure contro il coronavirus stanno funzionando. Lo sguardo è all’area Milanese
con i suoi 3 milioni di abitanti. I contagi crescono ma non in modo esponenziale. Si lavora per l’ospedale in Fiera.
L’ospedale del Portello prende forma. Nel padiglione 2 della Fiera sono già stati montati i primi moduli prefabbricati destinati a ospitare circa 400 letti di terapia intensiva. E anche se è previsto per oggi il confronto FontanaBorrelli che dovrebbe chiarire il ruolo della Protezione civile nazionale nell’operazione, tutto lascia presagire che la Regione possa già contare su sufficienti risorse tecniche e professionali per poterlo aprire «più velocemente di quanto hanno fatto i cinesi».
Ieri pomeriggio, dopo una prima riunione con il nuovo «consulente» Guido Bertolaso, il governatore Attilio Fontana — accompagnato dal suo vice Fabrizio Sala e dagli assessori Giulio Gallera, Davide Caparini e Pietro Foroni — insieme al presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali ha voluto mostrare l’embrione dell’ospedale che verrà. C’è molta fretta, ma Fontana e i suoi sembrano sicuri di farcela: «All’orizzonte ci sono le condizioni per una soluzione positiva e rapida che risponda alle esigenze pressanti», dice il governatore, che sottolinea anche che la nuova struttura «potrà essere un punto di riferimento per tutto il Paese».
Nei circa 20 mila metri quadrati dei padiglioni 1 e 2 della Fiera, spiega il presidente della Fondazione Pazzali, «verranno allestiti moduli-container appositamente attrezzati e capaci di ospitare fino a dieci pazienti ognuno, di cui 4 per la terapia intensiva e 6 per quella sub-intensiva, realizzando complessivamente circa 400 posti letto destinati alle cure dei pazienti Covid-19».
A tutti gli effetti quella di ieri pomeriggio è apparsa come la presentazione di un’opera in fase di realizzazione, accompagnata però dal rimando costante alla figura di Guido Bertolaso, sbarcato ieri a Milano con l’incarico di risolvere problemi, cioè di utilizzare «i suoi contatti internazionali» per reperire le risorse tecniche indispensabili per far funzionare il nuovo ospedale milanese. In altre parole, per emancipare la Regione dalla Protezione civile, cioè dal governo. «Sono qui in punta di piedi, darò una mano con il mio team e sono sicuro che riusciremo a fare un lavoro straordinario anche con la collaborazione della Protezione civile nazionale e di tutte le forze migliori del nostre Paese — ha detto bertolaso —. Sono italiano, orgoglioso di esserlo ho lavorato tutta la mia vita per il mio paese e ho combattuto all’estero quando qualcuno criticava l’Italia». E ancora: «Stiamo cercando di combattere una guerra contro un nemico invisibile, terribile, molto più pe
ricoloso di tanti eserciti che, nei secoli passati, abbiamo combattuto per la libertà di questa nazione», quindi «è bene che tutti diano un contributo senza se e senza ma, guardando solo all’interesse comune».
I tempi? Fontana e Pazzali concordano nell’indicare una decina di giorni «dall’arrivo dei macchinari», per vedere allestito l’ospedale. Il problema è trovare i respiratori: «La Protezione civile — spiega l’assessore al Welfare Giulio Gallera -— ci ha detto chiaramente “noi oggi non siamo in grado di recuperare 500 kit di terapia intensiva e il personale idoneo”. Magari Guido Bertolaso, che ha una fama internazionale e un nome che ha un peso sulla scena mondiale, può avere accesso a rapporti sia con aziende che con governi che ci consentono di ovviare a questi problemi». Per reperire i macchinari, Regione Lombardia ha anche lanciato una call internazionale mentre «finanziamenti privati — assicura Fontana — sono pronti a coprire quasi tutta la spesa». Tutto questo perché, come dice Gallera, «questa struttura potrebbe essere una grande boccata d’ossigeno e ci permetterebbe di chiudere la corsa ad aprire posti di terapia intensiva».
Ma nel frattempo, mentre anche la Fondazione Fiera lancia una propria sottoscrizione per sostenere il progetto ospedale (oltre a offrire gratuitamente gli spazi e i moduli prefabbricati), sul fondo aperto dalla Regione stanno convergendo massicce donazioni da privati e aziende. Tra i tanti — dal sistema bancario alle multinazionali presenti sul territorio
— ieri sono arrivati un assegno da cinque milioni di euro dalla Fondazione Invernizzi e, non meno preziosi, ventilatori e macchinari per la terapia intensiva dalla Fondazione Rava, che a sua volta li ha ricevuti da General Electric.
Intanto, arriva un’altra ordinanza firmata dal sindaco Beppe Sala per cercare di alleviare le difficoltà di chi deve affrontare il periodo di isolamento e non ha un alloggio, i senzatetto. Si parte con l’immobile comunale di via Carbonia a Quarto Oggiaro, 48 tra mono e bilocali. Sarà Milano Ristorazione a fornire i pasti, colazione, pranzo e cena. Ci sarà la presenza di volontari di Emergency. Era stato il sindaco in mattinata a spiegare che il Comune si è attivato per dare sostegno a «cittadini speciali, i più poveri» che a Milano non sono pochi. «Ventimila famiglie» sottolinea Sala. L’operazione alloggi prosegue con via Zumbini e altre sedi sparse in città e nell’hinterland grazie all’accordo tra il Comune e la cooperativa La Cordata. In questo caso — spiega l’assessore comunale al Welfare, Gabriele Rabaiotti — serviranno ad accogliere personale sanitario chiamato a dare il proprio aiuto negli ospedali cittadini, ma anche bambini i cui genitori si trovino ricoverati a causa del virus».