Uscite vietate, appelli nel vuoto
Spostamenti calati solo dell’1%. Sala: medici senza mascherine, scandaloso. In un giorno 319 morti lombardi
Regione e Comune richiamano i cittadini alla responsabilità, mentre crescono le denunce: «La gente in giro è diminuita solo dell’1%», dice il numero due di Palazzo Lombardia Fabrizio
Sala. Nelle ultime 24 ore il 42% dei lombardi è uscito di casa. Il governatore Attilio Fontana: «Pronti a misure più dure».
Lo dice «in modo educato», ma nel giorno più nero in fatto di morti — 319 in più rispetto a martedì che portano il totale regionale a quota 1.959, mentre i contagiati aumentano «solo» di 1.168 casi — l’appello assume il sapore dell’ultimatum. «Se non la capite con le buone bisogna essere più aggressivi anche nel farvela capire: non dovete uscire, dovete stare a casa», dice, all’ora di pranzo, il presidente della Regione Attilio Fontana. «Purtroppo — aggiunge — i numeri del contagio non si riducono, continuano ad essere alti e fra poco non saremo più nelle condizioni di dare risposte a chi si ammala. Ogni uscita di casa è un rischio per voi e per altri. Chiediamo un sacrificio per salvare delle vite, ma se necessario chiederemo al governo provvedimenti ancora più rigorosi». Nemmeno ieri Milano è sembrata, in effetti, una città sotto coprifuoco sanitario. Fabrizio Sala, numero due di Palazzo Lombardia, conferma le stime elaborate martedì attraverso l’analisi delle celle telefoniche: «La gente in giro è diminuita solo dell’1 un per cento. Nelle ultime 24 ore, in pratica, il 42 per cento dei lombardi è uscito di casa». Troppi. In piena pandemia sarebbe accettabile, spiegano dalla Regione, una percentuale di almeno la metà di quella indicata dalle rilevazioni.
Anche da Beppe Sala era arrivato, attraverso il consueto videomessaggio della mattina, un richiamo forte al senso di responsabilità. Il sindaco era partito da una considerazione di carattere personale: «Tanti anni fa sono stato in ospedale per un mese in una camera sterile. Avevo subito un trapianto di cellule staminali. Ogni volta che vedo un ospedale e un medico all’opera mi viene in mente, non solo la mia vicenda, ma anche una domanda: cosa bisogna fare per aiutare il più possibile il personale sanitario?» La risposta in questo caso è semplice: che il minor numero possibile di milanesi si faccia contagiare dal virus. Ecco allora l’appello alla città. Agli anziani: «Non andate a comprare ogni giorno 4 panini e 5 arance». Ai ragazzi: «Non si gioca nei parchetti o in strada». E poi ai runner, la «categoria» più nel mirino: «Provate ad avere questo pensiero: mentre voi correte, ne avete cento alle finestre che vi guardano e si arrabbiano perché sono reclusi mentre voi siete felici». Anche la conclusione di Sala ha il tono grave e preoccupato. «Sono giorni delicati. C’è chi dice che il picco sarà il 26,il 27 o il 28. Io non lo so. Ma ho la sensazione che questi siano veramente giorni delicati, per cui, in particolare in questo momento, restate a casa». Infine, un pensiero al «dopo». Perché una volta finito tutto, dice Sala, «bisognerà pensare a una ricostruzione sociale ed economica senza precedenti».
Nel messaggio alla città il sindaco non si era comunque risparmiato una stoccata polemica. «Trovo inaccettabile che ai medici, al personale sanitario, ai medici di base non venga fatto il tampone. È un fatto inaccettabile da parte della nostra sanità». Pensiero immediatamente raccolto da 52
Fontana Ogni uscita di casa è un rischio Chiediamo un sacrificio, ma se fosse necessario introdurremo provvedimenti più rigorosi
Sala Ho la sensazione che questi siano veramente i giorni più delicati, per cui, in particolare in questo momento, state tutti a casa
«colleghi», sindaci di centrosinistra della Città metropolitana che hanno preso carta e penna per scrivere al governatore Fontana chiedendo, sul modello già proposto in Emilia-Romagna e Veneto, «un’estensione dei test anche ai soggetti asintomatici, a partire dai familiari e dai contatti dei pazienti Covid-19, con particolare attenzione ai sanitari».
Notizie migliori invece sul fronte dei trasporti. Dopo il disastro di lunedì e in parte di martedì, la situazione in metrò è tornata tranquilla. Al capolinea di Sesto Fs della «rossa» non sono stati segnalati «assembramenti» né sui vagoni né in banchina. Atm ieri mattina ha anticipato le prime corse alle 5.40, stesso orario dei normali giorni feriali. Non è stato nemmeno necessario, dicono dall’azienda, contingentare gli afflussi ai treni.