Corriere della Sera (Milano)

Ieri nuovi contagi a quota 1.168 «Trend in calo ma non abbastanza»

- di Cesare Giuzzi

Più dei morti del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009. Poco meno delle vittime dell’attentato alla stazione di Bologna del 1980, ma moltiplica­ti per quattro volte.

È difficile, nella freddezza dei numeri delle vittime quotidiane dell’emergenza coronaviru­s, rendere le proporzion­i di quanto sta avvenendo in Lombardia ormai da quasi un mese. Solo ieri, rispetto a martedì, le vittime sono state 319 in più. Quasi tutti ultraottan­tenni, quasi tutti con altre patologie, molti ricoverati in residenze per anziani dove sono scoppiati terribili focolai. Il totale dei decessi, dal 20 febbraio, sfiora ormai quota duemila (1.959) solo in Lombardia. Due terzi di quelli italiani.

Il trend dei «positivi» è in leggerissi­mo calo: 1.168 contro i 1.724 nuovi casi di martedì. Ma i valori assoluti restano alti: 17.871 contagi. Inferiore all’altro ieri è anche il numero dei ricoverati in ospedale: 7.285, + 332 in 24 ore, ma meno dei 782 registrati martedì. Il dato più «importante» per la tenuta del sistema sanitario regionale (e non solo) è quello delle terapie intensive. I pazienti Covid-19 positivi ricoverati in Lombardia sono 924, con un aumento di 45. Martedì erano 11 in più, ma da qualche giorno il trend si attesta su 45-50 nuovi malati che necessitan­o di essere intubati. Un numero che non deve ingannare, perché le forze della sanità lombarda sono allo stremo e diventa sempre più complicato recuperare in tempo letti in terapia intensiva. «Purtroppo i numeri del contagio non si riducono, fra poco non saremo più nelle condizioni di dare risposte a chi si ammala», l’allarme del governator­e Attilio Fontana.

Per questo diventa sempre più urgente completare l’ospedale da quasi 500 posti che la Regione sta realizzand­o in Fiera, anche grazie a moltissime donazioni private arrivate in questi giorni. Il problema è duplice: da un lato i posti letto in più in rianimazio­ne che occorrono ogni giorno, e dall’altro i tempi lunghi che le cure richiedono, con i malati che restano ricoverati in terapia intensiva anche per cinque o sette giorni.

Sul fronte delle province resta pesante la situazione a Bergamo (4.305 positivi) dove però la crescita è stata di «soli» 312 nuovi casi. E rischia di peggiorare ulteriorme­nte quella della provincia di Brescia che con 3.785 malati ha visto un aumento di quasi 500 casi in 24 ore (484).

C’è poi Milano e la sua provincia, il fronte che allarma di più gli epidemiolo­gi perché con una popolazion­e di 3,2 milioni di abitanti gli effetti del virus Sars-Cov-2 sarebbero potenzialm­ente devastanti. Per ora la crescita è costante: 2.644 casi in provincia (+318) e 1.091 in città (+127). Ma le vittime «milanesi» dell’epidemia sono già 209.

«Tra poco non saremo più nelle condizioni di dare risposte a chi si ammalerà»

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