Sale, dottori, infermieri La Don Gnocchi apre agli ammalati dimessi
Palazzolo e S. Maria Nascente offrono 46 letti
La Fondazione Don Gnocchi ha iniziato ad accogliere i pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali lombardi nelle sue strutture di ricovero e cura per anziani: 27 «clinicamente guariti» sono già nel nuovo reparto al Palazzolo, quattro in gravi condizioni in quello costituito all’Irccs S. Maria Nascente. Di fronte alla «necessità di liberare rapidamente posti letto di terapia intensiva e sub intensiva», l’8 marzo la Giunta regionale ha deliberato che occorre «mettere a disposizione i posti letto delle “Cure extra ospedaliere”», come quelli delle «rsa».
Tra le giustificate preoccupazioni di sindacati, opposizioni e delle stesse strutture, il processo all’Istituto Palazzolo-Don Gnocchi di Milano è partito subito: valutazione circa la possibilità di accogliere i pazienti assicurando la sicurezza degli anziani, lavori di predisposizione degli spazi e, su tutto, la volontà di mettersi a disposizione per affrontare l’emergenza che sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario lombardo. Un nuovo reparto da 36 posti ha accolto, da martedì, già 27 pazienti riteam tenuti clinicamente guariti dall’infezione e dimessi dagli ospedali lombardi. Non solo: ieri ha aperto anche il nuovo reparto Covid-19 all’Irccs S. Maria Nascente della Fondazione, a Milano, che ospiterà altri dieci pazienti, anche in gravi condizioni. Ieri sono arrivati i primi quattro. L’équipe di medici e infermieri è guidata dal dottor Paolo Banfi, già responsabile della riabilitazione pneumologica.
Come all’Irccs S. Maria Nascente, anche il nuovo reparto dedicato Covid-19 al Palazzolo è un presidio separato rispetto agli altri, per cui sono stati predisposti percorsi speciali e accessi dedicati. Vi lavora un esclusivo di personale sanitario che volontariamente si è reso disponibile. Medici e infermieri sono stati formati e dotati di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari. «Una struttura dà la sua disponibilità solo se è in grado di garantire la massima sicurezza possibile: degli ospiti, dei nuovi pazienti, del personale sanitario. Dev’esserci questo impegno sia da parte nostra sia da parte degli ospedali che mandano i pazienti», fa sapere la Fondazione. Qui si accolgono pazienti che, pur essendo clinicamente guariti e dimessi dagli ospedali, hanno ancora bisogno di supporto clinico e assistenziale. «La velocità con la quale è stato riqualificato il reparto mi ha impressionato», dice la dottoressa Federica Tartarone, direttore sanitario del Palazzolo e responsabile del nuovo reparto.«La cosa che però mi ha commossa è stata la risposta del personale medico e infermieristico che si è candidato volontariamente per far parte delle équipe dedicate a seguire questa tipologia di pazienti».
Lo spostamento di parte del personale sanitario nel nuovo reparto preoccupa i parenti degli anziani ricoverati, in totale 800 al Palazzolo. «L’Istituto sta facendo tutto il possibile, ma questo comporta che nei reparti c’è meno personale — dice Emanuele Cassi, figlia Marisa, 84 anni —. Col tempo poi, molti anziani si stanno spegnendo, mi dice mamma, che invece è ancora lucida per fortuna. Ospiti che erano aiutati ogni giorno anche dai parenti, ora che le visite sono state giustamente sospese, mangiano a letto perché vengono imboccati. Le attività sono diminuite, c’è meno gente attorno a loro: molti pensano di essere stati abbandonati e piangono». Emanuela chiama sua mamma ogni giorno al telefono e, appena può, torna in quel piazzale che dà sulle finestre dell’Istituto: da lì, a distanza, può vederla e farle sentire che non sarà mai sola.