I guanti, lo spray e quegli sguardi immersi nel blu
Èda poco passata l’ora del «coprifuoco», il cielo ha ancora quel colore blu intenso prima di diventare nero. La prima linea di questa emergenza è qui di fronte a me, su un’ambulanza di Sos Milano, e ha un nome, anzi tre. Beatrice, capo equipaggio, Emiliano, soccorritore e Silvestro, autista. Volontari. Quando scorgo Beatrice, all’entrata del Pronto soccorso del Policlinico, mi viene incontro una tuta blu, in guanti blu, visiera trasparente, cuffia per i capelli e mascherina sul viso. Attraverso la visiera vedo l’unico elemento umano riconoscibile, due occhi castano intenso, e immagino un sorriso dietro la mascherina. Io, da dietro la mia, ricambio. Questa è la condizione in cui questi «primi» porgono la mano, penso; il paziente vede un guanto blu, ma non un volto, persone coperte dal «set infettivi». Anche le luci interne dell’ambulanza sono blu, il blu è un colore rilassante, dicono. Beatrice aiuta il primo paziente a scendere, prendendolo sotto braccio verso la porta del Pronto soccorso per il triage. Tornati sull’ambulanza, Emiliano la aiuta a togliersi la tuta, poi sfila guanti, mascherina e visiera, come se fosse un meccanico rito arcaico. Da quel momento, inizia la danza dello spray per disinfettarsi. Lo si spruzza ovunque. Sulle superfici toccate dal paziente, sulla cartella medica, sui vestiti dell’uno e dell’altra, sul cellulare. Scatto una foto, a distanza di sicurezza, mascherina sul viso. Gli occhiali iniziano ad appannarsi, ma con la coda dell’occhio vedo il mio dito blu sul pulsante. I guanti blu li indosso anch’io, ma sono solo testimone a distanza, inerme di fronte a tutto quello che sta accadendo. La strada per la sede operativa è illuminata dai lampeggianti, è vuota, io seguo con lo sguardo la luce, ancora il blu. Bea e gi altri prendono un attimo di respiro, parcheggiano e il mio sguardo si posa su un messaggio, scritto a mano su un grosso lenzuolo azzurro: «Grazie a tutti i dipendenti e volontari che con sacrificio e abnegazione si stanno adoperando per superare questo difficile momento». Firmato, gli ex dipendenti di Sos Milano. Questo posso fare anch’io, solo questo, penso. Ringraziare.