Corriere della Sera (Milano)

I guanti, lo spray e quegli sguardi immersi nel blu

- Di Stefano De Grandis

Èda poco passata l’ora del «coprifuoco», il cielo ha ancora quel colore blu intenso prima di diventare nero. La prima linea di questa emergenza è qui di fronte a me, su un’ambulanza di Sos Milano, e ha un nome, anzi tre. Beatrice, capo equipaggio, Emiliano, soccorrito­re e Silvestro, autista. Volontari. Quando scorgo Beatrice, all’entrata del Pronto soccorso del Policlinic­o, mi viene incontro una tuta blu, in guanti blu, visiera trasparent­e, cuffia per i capelli e mascherina sul viso. Attraverso la visiera vedo l’unico elemento umano riconoscib­ile, due occhi castano intenso, e immagino un sorriso dietro la mascherina. Io, da dietro la mia, ricambio. Questa è la condizione in cui questi «primi» porgono la mano, penso; il paziente vede un guanto blu, ma non un volto, persone coperte dal «set infettivi». Anche le luci interne dell’ambulanza sono blu, il blu è un colore rilassante, dicono. Beatrice aiuta il primo paziente a scendere, prendendol­o sotto braccio verso la porta del Pronto soccorso per il triage. Tornati sull’ambulanza, Emiliano la aiuta a togliersi la tuta, poi sfila guanti, mascherina e visiera, come se fosse un meccanico rito arcaico. Da quel momento, inizia la danza dello spray per disinfetta­rsi. Lo si spruzza ovunque. Sulle superfici toccate dal paziente, sulla cartella medica, sui vestiti dell’uno e dell’altra, sul cellulare. Scatto una foto, a distanza di sicurezza, mascherina sul viso. Gli occhiali iniziano ad appannarsi, ma con la coda dell’occhio vedo il mio dito blu sul pulsante. I guanti blu li indosso anch’io, ma sono solo testimone a distanza, inerme di fronte a tutto quello che sta accadendo. La strada per la sede operativa è illuminata dai lampeggian­ti, è vuota, io seguo con lo sguardo la luce, ancora il blu. Bea e gi altri prendono un attimo di respiro, parcheggia­no e il mio sguardo si posa su un messaggio, scritto a mano su un grosso lenzuolo azzurro: «Grazie a tutti i dipendenti e volontari che con sacrificio e abnegazion­e si stanno adoperando per superare questo difficile momento». Firmato, gli ex dipendenti di Sos Milano. Questo posso fare anch’io, solo questo, penso. Ringraziar­e.

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