IL BUCATO ALLA FINESTRA E I TOPINI NEL LATTE
La vecchia storiella dei due topolini. Si erano avventurati in una tazza attratti dal latte e stavano affogando. Addio, addio, per noi è finita, disse il primo, chiuse i suoi occhietti da topo e morì. Il secondo invece disse eh no, si mise a sbattere velocemente le zampette finché il latte si trasformò in burro, impossibile annegare nel burro. In questi giorni la raccontava online una maestra ai suoi bambini, mentre un’altra sorridente e tutta bella colorata mostrava come riempire di buona terra due vasetti e come spargervi semi di basilico per ottenerne future piantine.
Bambini a bocca aperta, incantati. A noi invece si ripete senza fine lavatevi le mani (girava il video di Aldo Giovanni e Giacomo con Aldo che sbotta basta baaaasta non ce la faccio più), ma perché non martellano altrettanto sulla necessità di usare i guanti quando usciamo? Eppure tutti dappertutto toccano tutto, banconote, monete, merce, giornali, porte, maniglie, ascensori, corrimano, sostegni, tutto. Se ci ricordate mille volte sapone, mille volte ricordateci guanti.
Intanto in casa è tutto un lavare, bucati su bucati a giudicare dalle montagne di panni stesi sui balconi. A proposito, dagli stendini tra tovaglie e lenzuola capita di veder pendere, cullate dal vento, candide mascherine. Troppo poco viene ricordato che non vanno lavate (o sì?). Del resto per molti il problema non si pone, non sono mai riusciti ad acquistarne una. Eppure le raccomandano senza sosta, come se esistessero.