SE IL GIOCO D’AZZARDO È SEMPRE PIÙ FEMMINILE
Cerchiamo sul vocabolario (Zingarelli, per esempio) la definizione di giochi d’azzardo. Dice: «Quelli in cui la vincita dipende dalla sorte anziché dalla bravura del giocatore». Ebbene, oggi andrebbe completata così: «... dalla bravura del giocatore o della giocatrice». Perché la novità sta nel numero delle donne che attualmente alimentano l’industria del gioco d’azzardo: nove milioni, esattamente la metà dei 18 milioni di appassionati italiani: ce lo dice l’Istituto superiore di sanità.
E qual è la loro attrazione principale? Il bingo, un gioco che ricorda la tombola ma che è caratterizzato dal suono del campanello. Però, contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare, le giocatrici non sono per larga parte donne ricche che vogliono soddisfare un capriccio; ma pensionate che in prevalenza hanno più di 65 anni e che probabilmente si illudono di migliorare il loro introito. Oppure lavoratrici precarie, ad esempio le badanti; per la gran parte straniere. A conferma, se vogliamo, del fatto che il gioco d’azzardo è diventato negli ultimi decenni un fenomeno di massa. Non è senza significato il fatto che in Italia si spendano più di cento miliardi all’anno per questo brutto vizio (chiamiamolo così). Succede poi che non poche giocatrici siano rovinate dal bingo e piuttosto che smettere ricorrano al prestito o, peggio ancora, entrino nel giro dell’usura.Come vittime ovviamente. Bè, è proprio vero che le statistiche non sempre ci danno buone notizie.