Nonni positivi rimandati nelle Rsa «Ora un reparto per ospitarli»
La giunta: spazio attrezzato in due residenze. Già otto i decessi
«La verità è che i nostri anziani, quando positivi, non vengono ricoverati. Gli ospedali li rimandano nelle case di riposo». È amara la constatazione dell’assessore al Welfare, Gabriele Rabaiotti che ieri ha illustrato ai consiglieri comunali la situazione delle case di riposo comunali e del dormitorio di viale Ortles dedicato a Enzo Jannacci nell’era del coronavirus.
L’assessore elenca il bollettino dei contagiati e dei morti. A oggi gli anziani positivi al Covid 19 sono 27, 8 i morti.
Tre casi di positività sono stati invece registrati nel dormitorio Jannacci, mentre altre 7 persone sono in isolamento nell’infermeria della struttura. Nello specifico risultano 15 positivi e 7 decessi nelle due strutture al Corvetto, la Rsa Virgilio Ferrari in via dei Panigarola 14 (235 posti letto) e la Rsa «Per Coniugi» in via dei Cinquecento 19 (199 posti letto), per complessivi 434 anziani ospiti. Alla struttura Famagosta in via di Rudinì 3 (285 posti) si registra un caso positivo e un decesso. Alla
Rsa Pindaro, in via Pindaro 44 (122 posti letto) non risultano al momento né positivi né decessi, mentre alla Rsa Gerosa Brichetto, in via Mecenate 96 (120) sono stati segnalati 11 positivi ma nessun decesso. La questione, o piuttosto il vero scandalo, è quello sollevato da Rabaiotti all’inizio dell’articolo. Gli anziani positivi vengono rimandati indietro dagli ospedali amplificando la possibilità di contagio visto che le case di riposo non sono attrezzate per garantire l’isolamento delle persone positive tantomeno per affrontare le cure d’urgenza. «Per evitare che questo diventi un boomerang per le nostre strutture — spiega Rabaiotti — abbiamo presentato un progetto che prevede l’attivazione di un reparto compartimentato destinato ai positivi all’interno di due Rsa, al Corvetto e in Famagosta». Il progetto è impegnativo sia dal punto di vista delle risorse che delle strumentazioni: «Vogliamo attivare questo spazio potenziando il personale e dotandolo di dispositivi, macchine per la respirazione, non al livello della terapia intensiva ma che possano permettere una ossigenazione dei pazienti per proseguire nella loro vita. Speriamo che la Fondazione di Comunità ci supporti e ci finanzi».
Il capitolo senzatetto. L’obiettivo è ridurre al minimo l’assembramento del dormitorio di viale Ortles che a regime ospita una media di 500 persone. Troppe. Si è già provveduto a spostarne cento al Saini. Nei prossimi giorni altri cento occuperanno un’altra palestra del Saini, mentre 80 verranno ospitati in una struttura privata allo Scalo di Porta Romana. Trasferiti anche i 14 rider ospitati allo Jannacci in una struttura a Villapizzone che avendo necessità di lavorare dovevano uscire e rientrare ogni sera, provocando timori agli altri ospiti.