Turni, chat, cartelli Vita in condominio
C’è chi auspica una regola generale dettata dall’alto e chi invece invoca la fiducia nel senso di responsabilità dei singoli: di fatto, in tempi di clausura, il tasso di litigiosità nei palazzi numerosi aumenta. I cortili condominiali diventano risorsa preziosa (e scarsa) per prendere una boccata d’aria o fare una passeggiata. Zone franche su cui taluni si appoggiano, in particolare le famiglie con bambini piccoli o animali e senza terrazzo né balcone.
«Abbiamo vietato tassativamente di sostare negli spazi comuni, bisogna evitare in ogni modo il via vai a tutela della salute pubblica», tuona Renato Greca, presidente regionale dell’Anaci. «Se anche gli amministratori di condominio fissassero delle regole straordinarie per questo periodo, chi vigilerebbe?», fa eco Leonardo Caruso, responsabile provinciale della stessa associazione. «Loro non poscenda, sono andare in studio e i portinai sono rari come panda: su 30 mila palazzi, meno di 1 su 15 adesso ha il custode».
In via Ressi, vicino a Gioia, palazzoni di otto piani hanno avuto bisogno di varare un vademecum che precisa in ogni minimo dettaglio le pulizie da fare più volte ogni giorno («in ascensore le pulsantiere interne e esterne, le maniglie, il corrimano delle scale...»), col dettaglio persino dei prodotti da utilizzare e l’obbligo di mascherina monouso e guanti per chi le fa. Pare un altro mondo, se si pensa a certi palazzi, dove prevale il buon senso, l’autogestione della micro-comunità viene naturale e il vicino diventa alleato. Un po’ di poesia affiora in via Fiuggi 40, Giusti 4, Conca del Naviglio 35, Campo Lodigiano 12 e ancora via Nervesa 9 o Crollalanza 11, dove in queste settimane ci si organizza con una chat di condominio. O ancora in via Cicognara 3, dove un ragazzino gioca a tennis col papà «e noi ci godiamo lo spettacolo dall’alto», sorride Silvia Stretti. In viale Caldara 42 l’anziana signora Rosina ogni mattina scende a «parlare» con la sua amica Nadia, un po’ più giovane, affacciata al balcone del primo piano. Un loro appuntamento fisso, nessuno le disturba. In viale Bianca Maria 9 c’è una bambina che gioca sempre da sola, con le sue bambole: «Vive in una casa molto piccola coi genitori in smart working», spiega la vicina Carmen Limongelli. L’appello alla solidarietà arriva anche dalla Caritas, diretto ai giovani: «Aiutiamoci a viil prezzo maggiore del coronavirus lo pagano le famiglie più deboli». Ma più spesso l’idillio è lontano. In viale Monza 87 da una settimana il wi-fi non funziona e l’unica è «scendere da basso», in via Domenichino 45 e Calatafimi 15 ci sono giardini spettacolari preclusi del tutto. Altrove il problema è mettersi d’accordo. Dice Caterina Roggero, da Alzaia Naviglio Grande 42: «Bisogna evitare che gruppi di bambini di diverse famiglie giochino insieme. Qui, come in via Gola o in via Magolfa, i cortili sono molto grandi, aiuterebbe una regola dell’amministratore che imponesse con la sua autorità non più di una famiglia per volta e in turni precisi». Richieste che stupiscono la Garante dei diritti dei ragazzi Annamaria Caruso: «Ma neppure in tempi così difficili siamo in grado di regolarci con buon senso e solidarietà e andiamo cercando chi ci dia norme?»