Corriere della Sera (Milano)

Turni, chat, cartelli Vita in condominio

- di Elisabetta Andreis

C’è chi auspica una regola generale dettata dall’alto e chi invece invoca la fiducia nel senso di responsabi­lità dei singoli: di fatto, in tempi di clausura, il tasso di litigiosit­à nei palazzi numerosi aumenta. I cortili condominia­li diventano risorsa preziosa (e scarsa) per prendere una boccata d’aria o fare una passeggiat­a. Zone franche su cui taluni si appoggiano, in particolar­e le famiglie con bambini piccoli o animali e senza terrazzo né balcone.

«Abbiamo vietato tassativam­ente di sostare negli spazi comuni, bisogna evitare in ogni modo il via vai a tutela della salute pubblica», tuona Renato Greca, presidente regionale dell’Anaci. «Se anche gli amministra­tori di condominio fissassero delle regole straordina­rie per questo periodo, chi vigilerebb­e?», fa eco Leonardo Caruso, responsabi­le provincial­e della stessa associazio­ne. «Loro non poscenda, sono andare in studio e i portinai sono rari come panda: su 30 mila palazzi, meno di 1 su 15 adesso ha il custode».

In via Ressi, vicino a Gioia, palazzoni di otto piani hanno avuto bisogno di varare un vademecum che precisa in ogni minimo dettaglio le pulizie da fare più volte ogni giorno («in ascensore le pulsantier­e interne e esterne, le maniglie, il corrimano delle scale...»), col dettaglio persino dei prodotti da utilizzare e l’obbligo di mascherina monouso e guanti per chi le fa. Pare un altro mondo, se si pensa a certi palazzi, dove prevale il buon senso, l’autogestio­ne della micro-comunità viene naturale e il vicino diventa alleato. Un po’ di poesia affiora in via Fiuggi 40, Giusti 4, Conca del Naviglio 35, Campo Lodigiano 12 e ancora via Nervesa 9 o Crollalanz­a 11, dove in queste settimane ci si organizza con una chat di condominio. O ancora in via Cicognara 3, dove un ragazzino gioca a tennis col papà «e noi ci godiamo lo spettacolo dall’alto», sorride Silvia Stretti. In viale Caldara 42 l’anziana signora Rosina ogni mattina scende a «parlare» con la sua amica Nadia, un po’ più giovane, affacciata al balcone del primo piano. Un loro appuntamen­to fisso, nessuno le disturba. In viale Bianca Maria 9 c’è una bambina che gioca sempre da sola, con le sue bambole: «Vive in una casa molto piccola coi genitori in smart working», spiega la vicina Carmen Limongelli. L’appello alla solidariet­à arriva anche dalla Caritas, diretto ai giovani: «Aiutiamoci a viil prezzo maggiore del coronaviru­s lo pagano le famiglie più deboli». Ma più spesso l’idillio è lontano. In viale Monza 87 da una settimana il wi-fi non funziona e l’unica è «scendere da basso», in via Domenichin­o 45 e Calatafimi 15 ci sono giardini spettacola­ri preclusi del tutto. Altrove il problema è mettersi d’accordo. Dice Caterina Roggero, da Alzaia Naviglio Grande 42: «Bisogna evitare che gruppi di bambini di diverse famiglie giochino insieme. Qui, come in via Gola o in via Magolfa, i cortili sono molto grandi, aiuterebbe una regola dell’amministra­tore che imponesse con la sua autorità non più di una famiglia per volta e in turni precisi». Richieste che stupiscono la Garante dei diritti dei ragazzi Annamaria Caruso: «Ma neppure in tempi così difficili siamo in grado di regolarci con buon senso e solidariet­à e andiamo cercando chi ci dia norme?»

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(foto Passaro) Lo svago Biciclette abbandonat­e nel giardino interno di un palazzo e tre bambini che giocano a calcio in cortile: scene di ordinaria quotidiani­tà da quando è scoppiata l’emergenza Covid e sono state vietate le uscite
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