Al Plinius
«Comunque umani» Un documentario sull’isolamento nel cinema senza spettatori
Il cinema non è morto, è solo in pausa. È il messaggio che vuole lanciare la proiezione simbolica del documentario «Comunque Umani», in programma oggi alle 15 nella sala senza pubblico del cinema Plinius. Spiega Stefano D’Andrea, 51 anni, autore del film: «Il cinema vuoto rispecchia la condizione della maggior parte degli italiani in isolamento: siamo tutti chiusi in casa immobili, docili, bravi a stare fermi, rallentati, in attesa di notizie e senza sapere che cosa dobbiamo aspettarci». Il cinema è solo in pausa, come la nostra vita. Con il suo documentario, da giovedì visibile anche su Vimeo, D’Andrea prova a dare voce a questa condizione che stiamo vivendo: «All’inizio dell’epidemia c’è stato il terrore: si muore tutti! Dopo, il rincorrere le informazioni. Adesso lo stallo: per raccontarlo uso le facce delle persone ferme a casa ad aspettare qualcosa».
Così l’autore, che si definisce un «ottimista tragico», ha chiesto ai seguaci della sua pagina Facebook Umani a Milano di farsi un «video in quarantena» di un minuto, con la sola indicazione di non parlare. Le persone si sono filmate ferme e in silenzio mentre sullo sfondo la vita scorre: dal bambino che gioca al compario gno che lavora in smartworking, dalla tv accesa al micio che dorme. «Sono arrivati più di 100 video», spiega D’Andrea. «Ho fatto una selezione e grazie all’aiuto di Paolo Cirelli, regista e montatore, ho realizzato un documentadi venti minuti, con la mia voce narrante che dà senso alla continuità di facce». Un racconto per immagini di una clausura che «aldilà dei problemi economici e sanitari, ci sta togliendo fiato, energia e slancio vitale: siamo spenti. È una condizione che non è stata raccontata abbastanza: c’è un raffreddamento di tutte le emozioni, un letargo».
A fare la diretta sui canali social del Plinius, il titolare Salvatore Dattilo. «Sarò presente solo io, per testimoniare che il cinema non è morto: anche se come categoria siamo molto arrabbiati perché non veniamo considerati e non abbiamo indicazioni sul nostro futuro». L’altro giorno il premier Conte ha annunciato la riapertura di bar e ristoranti a giugno. «Noi neanche nominati! Non vedo perché non dovremmo ripartire, in tutta sicurezza: abbiamo sale grandi, da 300 e 400 persone, che possono consentire il distanziamento del pubblico».
Il gestore della sala «Sarò presente solo io, per testimoniare che il cinema non è morto anche se ci ignorano»