L’agenda di Milano per Conte
Prima visita (lampo): Sala e Fontana chiedono di correggere il tiro. «Più chiarezza». La rivolta dei negozianti
Il premier Conte mette piede per la prima volta in Lombardia dall’inizio dell’epidemia. Sul tavolo, davanti al sindaco Sala e al governatore Fontana le perplessità sulla gestione della fase 2.
Artigiani, negozi, palestre: rabbia per la falsa partenza.
Più che un’assenza era avvertita come una ferita. Il premier Giuseppe Conte non aveva mai messo piede in Lombardia dopo lo scoppio della pandemia. Ieri, dopo aver annunciato in diretta tv le regole d’ingaggio per affrontare la Fase 2, ha scelto Milano come prima tratta del suo viaggio lombardo. In Prefettura, oltre al padrone di casa Renato Saccone, ha incontrato il governatore Attilio Fontana, il sindaco Beppe Sala,
il neopresidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. A seguire, in tarda serata Bergamo, Brescia e infine Codogno e Lodi, saltando però Cremona, altra città gravemente colpita dal virus. «Non sono venuto prima durante la fase più critica — è stata la risposta del premier — perché avrei creato intralcio». Occasione buona perché Fontana gli consegnasse le 41 pagine di «Progettiamo la nuova normalità», frutto dei tavoli di lavoro che hanno coinvolto più di cento persone, anticipati da Affari Italiani. Pagine che non si tradurranno nella nuova ordinanza che la Regione dovrà firmare nei prossimi giorni ma che rappresentano lo scenario di quello che accadrà in Lombardia dopo il 4 maggio. A partire dall’occupazione. La Regione stima che saranno 940mila le persone che torneranno al lavoro. Di questi, circa il 30 per cento, sarà in smart working. Vuol dire che saranno al lavoro circa la metà degli addetti lombardi, due milioni su quattro. Rispetto alla classificazione Ateco, la Regione ritiene che il tessuto industriale lombardo sia per metà a basso rischio e per metà a medio rischio e che non ci sia differenza tra provincia e provincia. Segue un’analisi dei rischi nel caso non si rimettessero in moto le filiere produttive o le singole attività oltre a un esame delle criticità da risolvere: il vincolo del trasporto pubblico e la gestione dei figli costretti a casa.
La presenza di Conte è stata quanto meno provvidenziale perché fino a ieri pomeriggio il premier è stato il convitato di pietra delle mille domande e delle mille risposte rimaste inevase dopo il decreto. Sala li ha chiamati «dubbi», Fontana ha preferito accentuarne la negatività e le ha bollate come criticità. Come quella condivisa tra le due cariche istituzionali: come faranno i genitori di minori che torneranno al lavoro il 4 maggio? A chi lasceranno i figli? Come aiutarli? Nel decreto non c’è rispo
Il governatore «Ho detto al presidente che rallentare la ripresa mette a rischio interi comparti produttivi»
Vertice in Prefettura, prima visita del premier dall’inizio dell’epidemia. Colloqui con Bonomi e Sangalli Studio sui rientri in ufficio: il 30% sarà in smart working. La Regione: resti l’obbligo di mascherina Dubbi del sindaco su app, parchi e controlli: servono regole e organizzazione. «Più aiuti alle famiglie»
sta. «A Milano — ricorda Sala — i nuclei famigliari con figli fino a 14 anni sono 120 mila». Insiste Fontana: «Noi stavamo dirigendoci verso la riapertura dei centri estivi ma l’Iss ha detto che non è accettabile. Io ritengo che uno dei due genitori dovrebbe rimanere a casa per gestire i propri bambini, e a quello che manca di stipendio debba versarlo lo Stato». In realtà il Comune con il settore Educazione e Sport sta continuando a lavorare sul progetto delle summer school negli spazi aperti con classi ridotte e un numero alto di operatori per garantire il distanziamento dei bambini. «Stiamo studiando un piano per l’infanzia — ha risposto Conte — con delle misure che vanno oltre quelle contenute nel decreto Cura Italia per cercare di sostenere le famiglie. Ci rendiamo conto che non erano preparate a questa emergenza».
L’elenco delle doglianze è lungo. Fontana critica l’impianto generale contestando che mancano regole certe per la riapertura e contesta il fatto che si possa girare senza mascherina all’esterno. «Tenderei a ribadire l’obbligo ma prima vorrei avere garanzie dalla Protezione civile sulla fornitura delle mascherine per tutti». Attacca anche sulla mancata riapertura di tante attività commerciali e punta il dito sull’incertezza di chi dovrà affrontare i controlli sul trasporto pubblico locale. Sala sceglie la strada analitica ed elenca altri tre «dubbi»: le modalità di utilizzo delle mascherine, il controllo dei parchi riaperti («Non è come nel film Minority Report dove si prevedono i crimini. Non è così») e la mancanza di notizie sull’app Immuni. «Ci ha promesso che ci ragionerà e cercheremo di sentirci nei prossimi giorni — conclude il governatore Fontana — Ho spiegato a Conte che rallentare le riaperture rischia di creare problemi notevoli a interi comparti».