Squadre di tutor sulle linee Atm Auto, rischio caos Patto con i privati per i parcheggi
Pagano, Crescenzago, i Bastioni di Porta Venezia. E poi decine di spazi privati — piazzali e silos — sparsi un po’ in tutta la città. La svolta «creativa» di Palazzo Marino prova a immaginare nuove soluzioni per la Milano ai tempi della fase 2. Se l’isolamento delle quattro ruote diventerà l’opzione principale per l’evasione dalla quarantena, e se bar e ristoranti saranno incentivati a «esondare» con i loro tavolini a bordo strada, la caccia a uno spazietto in cui parcheggiare è destinata a diventare ancor più spietata. In centro come in periferia. Un’opzione allo studio della giunta contro il rischio del dilagare della sosta selvaggia arriva da Madrid: sfruttare i tanti luoghi (pubblici e privati) deserti o sottoutilizzati, a causa del
lockdown generalizzato d’inizio marzo, o da anni. «Ci sono tanti parcheggi privati (centri commerciali, grandi aziende, ecc.) che resteranno vuoti a lungo», ragiona l’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran, che ha raccolto su questo punto le segnalazioni di molti consiglieri comunali: «Possiamo censirli e verificare quale di questi può essere messo a disposizione dei cittadini per ridurre il numero di auto in sosta su strada pubblica, fornendo una valida alternativa». Il ritorno all’antico è lo spettro che angoscia Palazzo Marino. La rivoluzione ciclabile da sola non può bastare a reggere la mobilità della Milano costretta a convivere con il virus. Il revival della macchina è dietro l’angolo. Con l’immancabile corollario fatto di code e veleni nell’aria. Ma anche di rinnovata «fame» di posti auto. Su quest’ultimo aspetto, dentro la Cerchia dei Bastioni un aiuto arriverà dagli storici autosilos, pronti a tornare agli antichi splendori. Fuori dal centro, il quadro è diverso. Il Comune pensa di arruolare piazzali pubblici sottoutilizzati (Pagano e Crescenzago) o, ad esempio, gli stalli lasciati liberi dai grandi bus turistici lungo i Bastioni di Porta Venezia per le esigenze di residenti e pendolari. La stessa soluzione potrebbe coinvolgere anche gli spazi privati: dalle sedi delle grandi aziende, a supermercati e centri commerciali. Qualche contatto c’è già stato. Nel frattempo si lavora anche sul trasporto pubblico, per evitare di passare dalla città congelata dal virus a quella bloccata dal traffico. Aspettare il proprio turno diventerà un’abitudine anche davanti ai tornelli del metrò. Oltre ai «bollini» sui mezzi per indicare la giusta distanza tra i viaggiatori, Atm sta lavorando per allestire una squadra rafforzata di «tutor» per comunicare le nuove norme. «Per la gestione operativa sul campo dei flussi di passeggeri e in supporto alle attività di informazione stiamo riconvertendo tutto il personale che in questo momento ricopre posizioni per attività che abbiamo sospeso — ha spiegato il dg Arrigo Giana in commissione Attività produttive — e raccogliendo adesioni volontarie di funzionari e dirigenti». Lo sforzo si annuncia titanico. «È una situazione che non ha precedenti, dobbiamo ripensare il modello di mobilità senza sacrificare i temi della sostenibilità», ha aggiunto la neo presidente Gioia Maria Ghezzi, sottolineando i pericoli per l’azienda: «Dobbiamo stare attenti alla situazione finanziaria della società, che fino ad adesso è stata molto sana, ma di fronte alla riduzione dei ricavi può andare in difficoltà».