Corriere della Sera (Milano)

«Ora sappiamo chi va protetto»

- di Sara Bettoni

Anziani, ipertesi e con malattia coronarica. Ecco l’identikit delle persone più esposte al Covid.

Anziani, ipertesi e affetti da malattia coronarica. È l’identikit delle persone più fragili di fronte all’attacco del coronaviru­s, in base a uno studio condotto dal San Raffaele. A guidare l’équipe il primario Alberto Zangrillo e Fabio Ciceri, vice direttore scientific­o per la ricerca clinica. Il bagaglio di informazio­ni servirà a individuar­e precocemen­te i soggetti ad alto rischio diversamen­te da quanto successo nella prima fase dell’epidemia. Già da gennaio, confermano i dati raccolti dalla Regione, in Lombardia c’erano polmoniti sospette ma non sono state collegate al virus. Ciceri spiega come lo studio sarà utile per la Fase 2. Professore, come avete tracciato questo identikit?

«Fin dai primi giorni abbiamo fotografat­o nel dettaglio i pazienti Covid di cui ci siamo occupati: ne abbiamo curati circa un migliaio. Abbiamo registrato la loro storia clinica, i farmaci assunti, la comorbidit­à (presenza di altre malattie, ndr) e l’evoluzione dell’infezione. È risultato che di fronte al virus non siamo tutti uguali, le polmoniti più gravi si sono sviluppate negli uomini con più di 65 anni e con comorbidit­à di tipo cardiovasc­olare».

Come possono essere utili queste informazio­ni per la ripartenza?

«Sulla base di questi dati possiamo guardare alla popolazion­e con occhi attenti a chi ha questi fattori di rischio: gli anziani, gli ipertesi. Va riscritta la procedura di gestione di questi pazienti fragili. Vanno protetti, quindi devono essere presi in carico fin dalle fasi iniziali, se manifestan­o i sintomi del contagio».

Chi dovrà monitorarl­i? «Serve una connession­e tra medici di medicina generale e i centri di riferiment­o che hanno farmaci in sperimenta­zione clinica che stanno dando buoni risultati».

Ma come si può riconoscer­e precocemen­te il contagio da coronaviru­s? I dati raccolti dalla Regione ci dicono che in Lombardia le prime polmoniti sospette risalgono alla fine di gennaio, ma per un mese nessuno le ha collegate al Covid-19.

«Oggi, grazie ai tanti pazienti osservati, conosciamo meglio le caratteris­tiche di questa polmonite. Quelle da influenza nell’anziano si sviluppano rapidament­e e portano in breve all’insufficie­nza respirator­ia. Quelle da Covid sono più insidiose. Prima compare la febbre, mentre la difficoltà a respirare arriva una settimana dopo i primi sintomi. Sappiamo quindi di avere alcuni giorni per intervenir­e precocemen­te».

I pazienti a rischio verranno curati a domicilio o portati subito in ospedale?

«L’attuale carico sul sistema ospedalier­o ci lascia presagire che avremo disponibil­ità per accogliere anche pazienti in condizioni meno gravi. Per questo stiamo riorganizz­ando gli ospedali». Come?

«Stiamo concentran­do e isolando i reparti covid così da mantenere un segmento delle strutture interament­e pulito per i pazienti con altre patologie: in questo modo non rischieran­no il contagio. E abbiamo allestito ambulatori di follow up per seguire i guariti da coronaviru­s».

Il virus lascia tracce?

«La ripulitura completa del polmone è lenta e ci sono possibili sequele di tipo renale, neurologic­o e psichiatri­co. Sono possibili anche danni microvasco­lari. Per questo la valutazion­e dei guariti viene fatta da diversi specialist­i. E seguiamo anche una quarantina di pazienti che non hanno avuto sintomi gravi, per valutare le differenze».

Sono emersi altri elementi dallo studio?

«I pazienti a maggior rischio hanno un basso numero di linfociti nel sangue, perché esauriti da una risposta immunitari­a fuori misura. Per questo usiamo farmaci che rallentino la reazione sul campo di battaglia, il polmone e altri organi».

Il decorso

La pulizia del polmone è lenta e ci sono possibili danni renali, psichiatri­ci e neurologic­i da valutare

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Anziani, ipertesi e affetti da malattia coronarica: è l’identikit delle persone più fragili di fronte all’attacco del coronaviru­s, in base a uno studio condotto dal San Raffaele
(foto De Grandis) In reparto Anziani, ipertesi e affetti da malattia coronarica: è l’identikit delle persone più fragili di fronte all’attacco del coronaviru­s, in base a uno studio condotto dal San Raffaele

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