La cassa in deroga resta nel limbo: 40 mila domande in attesa del via
Regione, iter a rilento. «Ma recuperiamo»
Al 21 aprile erano solo 37 le domande di cassa integrazione in deroga che avevano avuto il via libera dalla Regione Lombardia. Il tutto mentre le richieste delle imprese avevano superato quota 40 mila. Negli ultimi giorni qualcosa si è sbloccato e il Pirellone ha cominciato a passare direttamente all’Inps alcune centinaia di istanze. Ad attendere l’assegno sono i dipendenti del commercio e delle aziende sotto i 15 dipendenti, costrette a chiudere i cancelli per colpa della pandemia. Il paradosso è che in questo momento Afol (azienda partecipata dalla Città metropolitana e da 69 comuni) sta portando avanti il lavoro per conto della Puglia. Dove le pratiche con il via libera al 21 aprile erano 1.194. Un risultato che metteva la Puglia al secondo posto dopo la Campania nella classifica delle Regioni con il maggior numero di assegni di cassa già pagati.
«Con la presente si ritiene opportuno e doveroso esprimere la forte preoccupazione che desta la situazione in Lombardia, soprattutto sotto il profilo economico e sociale, in relazione all’emissione dei decreti di concessione di cassa in deroga», si legge in una mail inviata il 21 aprile dalla direzione regionale Inps al presidente della Lombardia Fontana e all’assessore al Welfare Giulio Gallera. L’Inps sottolinea come il numero di domande che risulta arrivato al portale della Regione sia elevatissimo, ben 40 mila a fronte delle 37 richieste decretate. E fa presente che altre Regioni si stanno dando da fare e allega un prospetto in cui si evidenziano le 8.400 domande decretate dalla Campania e le 25 mila del Lazio. Infine si mette a disposizione «per ogni eventuale richiesta di supporto tecnico-normativo».
Afol metropolitana insieme con tutte le Province lombarde condivide il sistema informativo per la gestione delle domande con la Puglia. «Ecco perché stiamo mandando avanti le domande delle aziende pugliesi — spiega Elena Buscemi, consigliere metropolitano con delega alle politiche per il lavoro —. Visto che facciamo già questo lavoro, un mese fa ci eravamo messi a disposizione della Regione. Ho anche proposto di creare una cabina di regia per snellire l’iter burocratico, ma mi è stato risposto che “l’importante è stare fermi”. Non pensavo si riferissero anche a loro stessi».
Da Palazzo Lombardia spiegano che «sì, qualche intoppo c’è stato», soprattutto per effetto di un corto circuito con il sistema bancario: dopo che la Regione si è resa garante dell’anticipo dei pagamenti, ci sarebbe stato «un ritardo nella comunicazione» agli istituti. «La circolare di Abi della settimana scorsa ha chiarito, una volta per tutte, che per ottenere l’anticipazione sociale da parte della banche serve esclusivamente l’autocertificazione del lavoratore e la domanda di cassa integrazione presentata dall’azienda in Regione — spiega l’assessore regionale alla Formazione e al lavoro Melania Rizzoli —. Siamo pronti a collaborare con le banche per verificare l’elenco delle aziende che presentano la domanda di cassa in deroga». L’assessore ricorda che anche gli ammortizzatori sociali hanno risentito delle diverse gestioni dei territori: «Tre procedure diverse per la ex zona rossa, per la ex zona gialla e per l’intero territorio nazionale» E poi precisa: «A oggi i nostri uffici hanno processato 8.500 domande e ne autorizzano più di 2.000 al giorno, comunicando immediatamente all’Inps i decreti».
Ma il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati, che solleverà il caso con una interrogazione in agenda per il 4 maggio, contesta questi numeri: «Ho davanti agli occhi il sito della Regione Lombardia, dove si legge che le richieste inoltrate all’Inps sono 765. per renderci conto di cosa stiamo parlando, basta ricordare che sono in tutto 71 mila a livello nazionale e che il Lazio ne ha già trasmesse oltre 30 mila. Questo ritardo significherà che i lavoratori rimasti fermi dovranno aspettare prima di ricevere i loro soldi».