DIALOGO ANTIVIRUS
Caro Schiavi, siamo due medici di medicina generale massimalisti impegnati, come tutti i nostri colleghi, nella gestione dell’emergenza sanitaria a Milano. Dal 19 marzo abbiamo a disposizione un portale Covid, strumento molto utile per segnalare alla Ats i pazienti sintomatici per sospetta infezione. Fino al 16 aprile , segnalando il caso sospetto mettevamo in quarantena solamente l’assistito sintomatico e raccomandavamo ai familiari conviventi di non uscire di casa, in quanto potenziali positivi asintomatici. Non avendo però la possibilità di avere un tampone né per il malato né per i conviventi , gli asintomatici non rispettavano rigorosamente la quarantena.
Dal 16 aprile dobbiamo segnalare anche i conviventi asintomatici che devono rispettare la quarantena come il soggetto sintomatico. Come conseguenza, tuttavia, stiamo notando che la gente ha quasi timore nel telefonarci e segnalare la sintomatologia lieve, per paura di essere tutti bloccati in casa e non poter svolgere le poche attività concesse per il sostentamento
È nostra ferma convinzione che bisognerebbe «investire» molte più risorse nell’esecuzione di tamponi, che sarebbero molto utili per mettere in quarantena sia i sintomatici che gli asintomatici conviventi con tampone positivo. Nel caso in cui tutti i conviventi fossero positivi, prevedere da subito una assistenza domiciliare per la consegna della spesa e dei farmaci, da attivare in modo automatico nel momento in cui si ha l’esito del tampone.
Qualora invece fosse positivo uno solo dei familiari, bisognerebbe spostarlo dall’abitazione e fargli eseguire una quarantena in una delle strutture previste per questi casi, che a quel punto la Ats dovrebbe contattare.
Pensiamo che solo in questo modo si potrà limitare l’inevitabile aumento dei nuovi casi che in una città come Milano (così densamente popolata) potrebbe con grande probabilità verificarsi nella cosiddetta «fase 2». Giusi Guareschi Anna Gariboldi
Penso che suggerimenti come questi, di buon senso e di medicina preventiva e precauzionale, siano da prendere in considerazione. Soprattutto alla voce «investire». E qui torniamo alle voce in carico alla sanità regionale: quanto si sta investendo in tamponi e in esami sierologici? E quante squadre di medici servirebbero per effettuare i controlli di cui sopra?
Certificazioni e congiunti
Ritorno agli anni 60
Parlare di fidanzate/i, come pure di relazioni stabili, riporta indietro l’Italia ai tempi antecedenti la rivoluzione del ‘68. Vi sembra sensato che una persona debba certificare, previo attento esame di coscienza, se con la persona che si sta andando a visitare vige un rapporto di stabilità affettiva? E la polizia cosa ne farà di questa autocertificazione?
Andra’ a verificare se effettivamente tra me e la signora è in corso un rapporto affettivo vero e sincero?
Maurizio Cerri
Voliamo un po’ più alto. Anzi, sor-voliamo (vedi Gramellini di ieri)
Fattorini disobbedienti
Più controlli per i rider
Buongiorno, le scrivo per sottolineare un problema secondo me grave che sta interessando una delle poche attività ancora in essere a Milano. Ho notato che gli incaricati alle consegne, nessuno escluso, spesso non hanno mascherine e guanti. Alcuni indossano guanti di lana. Volevo sporgere denuncia verso una delle società, che hanno arruolato un esercito di rider, per mancata fornitura di protezioni, ma i carabinieri hanno detto che non era possibile. Mi chiedo perché viene chiesto ai cittadini di essere irreprensibili e poi uno stuolo di fattorini suona campanelli, tocca maniglie e parla nei citofoni senza alcuna protezione. Così non ne usciamo più…
Sonia Polastri
Mascherine obbligatorie, almeno due per ogni persona che si mette in viaggio. Questo dovrebbe essere tassativo, soprattutto sui mezzi pubblici alla ripresa. È una misura cautelativa che serve a proteggere noi stessi e gli altri. I rider vanno in bici, e fin qui niente di male. Ma vanno protetti da loro stessi. Chi li utilizza deve dare indicazioni precise: lavaggio delle mani e amuchina a disposizione. E dopo ogni consegna sapone di Marsiglia anche per lei…
Il Regionalismo del 2001
Tutti i limiti della riforma
Noto che i presidenti dei Consigli regionali italiani vanno in ordine sparso come una Armata Brancaleone grazie alla modifica del «Titolo V» della Costituzione fatta dalla Sinistra nell’ormai lontano 2001. Mai, nella storia della Repubblica, fu fatta una simile scempiaggine, ma tant’è, non sapevano quello che facevano sia per ignoranza sia per dabbenaggine. Dato che le leggi le fanno gli uomini, ergo deputati, non potrebbero mettersi d’accordo e aggiustare le storture di quanto fu fatto nel 2001?
Silvano Ottonari
Sarebbe cosa buona e giusta, ma non accadrà. Gli errori in Italia non si correggono, diventano sistema. Siamo pieni di scempiaggini, a cominciare dalla legge elettorale (che passa da un Porcellum all’altro) fino alla pletora parlamentare, superpagata e unica al mondo. Adesso c’è altro a cui pensare: bisogna sopravvivere alla pandemia e alla crisi. Venirne fuori, questo è il problema.