Chiusure e proteste dei negozi Ripartono i mercati
Da ieri ambulanti al lavoro da Sesto a Pavia e Cremona: varchi d’accesso e prova della febbre Banchi distanziati di 3 metri, gli addetti organizzano le code e segnalano i posti liberi ai clienti Sperimentazione a Milano dal 4 maggio. Bilanci a picco, prim
Riaprono in molte città i mercati scoperti, solo per l’alimentare e con modalità nuove: varchi d’accesso, banchi distanziati di 3 metri e tre persone al massimo per banco. Il 40% delle aziende ambulanti non riuscirà a ripartire: chiedono liquidità al governo e meno tasse al Comune. I ristoratori milanesi «consegnano» le chiavi dei loro locali al sindaco Sala e i commercianti protestano per le riaperture tardive previste. Le app per il food delivery segnano un + 63%.
Riaprono i mercati scoperti in Lombardia. Solo per la vendita alimentare e in via sperimentale: un mercato in ogni città per testare se il protocollo indicato dalla Fiva (Federazione italiana venditori ambulanti) Confcommercio funziona e può essere esteso. A Milano s’inizierà lunedì con la riapertura di 27 mercati settimanali (sui 97 totali). Ma da Sesto San Giovanni a Pavia, da Bergamo a Cremona, ieri i cittadini hanno ricominciato a fare la spesa nelle piazze e nelle vie tra i banchi di frutta, verdura, pesce, carne e latticini. In un modo, però, totalmente diverso rispetto a prima della pandemia.
I mercati a cielo aperto diventano aree chiuse: il perimetro è limitato, con un varco di accesso e uno di uscita. Ai clienti e agli operatori commerciali, obbligati a usare guanti usa e getta distribuiti all’ingresso e mascherina, viene rilevata la temperatura corporea. All’interno dell’area, alcuni addetti vigilano sul rispetto della distanza di
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sicurezza tra le persone e delle misure igienico-sanitarie.
Vendita e acquisto sono rivoluzionate: «Le persone devono dimenticare il mercato come lo conoscevano pre-coronavirus», dice Giacomo Errico, presidente di Fiva Confcommercio nazionale e dell’associazione provinciale ambulanti Apeca. I banchi sono distanziati di tre metri l’uno dall’altro e la vendita è consentita solo sul lato frontale. Per assicurare ulteriormente la separazione tra operatore e cliente, il banco è limitato da transenne o da un nastro. C’è una capienza massima e un conseguente contingentamento all’ingresso: «Al varco di accesso, l’addetto fa entrare un massimo di tre persone per banco. Mano a mano che i clienti escono, viene segnalato un “posto libero” in uno dei banchi della frutta, per esempio, e chi deve comprare frutta si dirige verso quel banco. Il mercato non può più essere, almeno per il momento, un luogo in cui si passeggia».
Ieri è partita la sperimentazione in molte città della Regione. Non senza polemiche: alcuni esponenti Pd, scrive il presidente della Lombardia Attilio Fontana su Facebook, avrebbero chiesto al governatore di modificare l’ordinanza che dà la possibilità ai Comuni di organizzare mercati all’aperto. «Sono sorpreso — scrive Fontana —: l’ordinanza è frutto di un accordo con Anci. Suggerisco al Pd di avere più fiducia negli amministratori locali, compresi quelli del Pd che da tempo invocavano il via libera ai mercati».
A Milano «l’amministrazione ha preferito aspettare il 4 maggio e fare ulteriori sopralluoghi», spiega Errico. Dal 4 apriranno secondo il protocollo di sicurezza sperimentale 27 mercati: «Entro il 18 riapriranno tutti e 97. E da quella data torneranno anche i prodotti non alimentari». A quel punto la distanza di tre metri sarà mantenuta con un’ipotesi ancora allo studio, che prevede la rinuncia, per ogni venditore, di 1,2 metri di banco.
Una ripartenza che le 15mila aziende ambulanti della Lombardia — 3.800 milanesi — speravano avvenisse prima. Il 40% di queste (6mila imprese) non riuscirà più a tornare in attività, o avrà grossi problemi a farlo: «In altre Regioni colpite dal virus, come il Piemonte, i mercati scoperti non si sono mai fermati. Le nostre amministrazioni comunali non ci hanno ascoltati: se avessimo attivato da subito questi accorgimenti, avremmo potuto continuare ad essere un servizio essenziale per la cittadinanza». Sul necessario sostegno economico, gli ambulanti chiedono al governo «liquidità a fondo perduto: abbiamo comprato la merce primaverile in campionario tra ottobre e novembre dello scorso anno: attende nei magazzini, e non abbiamo neppure finito di vendere l’invernale». I Comuni potrebbero invece «annullare la tassa di occupazione di suolo pubblico e la Tari di questi mesi in cui non abbiamo lavorato e dei prossimi».
Ieri mattina intanto i ristoratori milanesi hanno simbolicamente consegnato le chiavi dei loro locali al sindaco Beppe Sala. Una rappresentanza composta dal presidente Imprese storiche Confcommercio Alfredo Zini, dallo chef 1 stella Michelin Tano Simonato e dal titolare di The Fisherman Riccardo Minato, ha incontrato l’assessora al Commercio Cristina Tajani. «Il Comune si farà carico di trasmettere le nostre preoccupazioni al governo — dice Zini — per avere chiarezza sulle norme per riaprire in sicurezza e per sollecitare l’accesso al credito veloce». L’amministrazione, commenta Tajani, «sta mettendo in campo tutti gli strumenti» di sua competenza «per sostenere la ripartenza del settore: dall’abbattimento dei canoni occupazione suolo per chi metterà tavolini e sedute all’esterno sino alla dilazione di Tari e altre imposte comunali». Passando al commercio al dettaglio, a San Donato Milanese i negozianti hanno annunciato un’apertura simbolica di due ore il primo maggio Festa dei lavoratori, per protestare contro la riapertura «tardiva» delle loro attività, che avverrà solo il 18 maggio.