Corriere della Sera (Milano)

L’impennata del cibo a domicilio

Lo chef invia i taxi e la macelleria fa 700 consegne Per le app +63%

- Di Laura Vincenti

Milano si conferma la capitale italiana del food delivery. E al tempo del virus le proposte, così come le richieste, si moltiplica­no.

Boom di consegne per le piattaform­e digitali: Deliveroo registra fino a un più 63% rispetto al periodo prelockdow­n, piazzando il capoluogo lombardo davanti a Roma e Cagliari. Il piatto più acquistato è il pollo allo spiedo di Giannasi, storico chiosco di zona Porta Romana. «Per via delle restrizion­i imposte finora, abbiamo subito una riduzione delle vendite da asporto: riusciamo a contenere il calo grazie alle consegne a domicilio, raggiungen­do anche nuovi clienti», commenta Paola Giannasi, figlia del patron Dorando. Seguono la pizza di Pizzium, il cheeseburg­er di Five Guys e adesso anche il gelato. Che segna un +133% anche per l’Osservator­io annuale della app Just Eat, che ha elaborato un focus per analizzare i consumi tra marzo e aprile.

Per il 90% degli intervista­ti, oltre 30 mila in tutta Italia, emerge che il food delivery è un servizio importante o essenziale in questo momento: per i ristoranti che possono continuare a fare consegne (66%), ma anche per chi è costretto a casa (30%). Spiega Daniele Contini, country manager di Just Eat: «C’è un incremento della richiesta di attivazion­e del servizio da parte di ristoranti che non ne usufruivan­o in precedenza e che vedono nel food delivery un supporto al proprio business». Ma non tutti si rivolgono alle grandi piattaform­e: c’è anche chi si organizza da solo, e con successo. Come Il Mannarino, macelleria con cucina che adesso punta tutto sull’ecommerce: «La nostra è una storia di cuore e tenacia. Per dare la possibilit­à ai nostri ragazzi di continuare a lavorare, abbiamo trasformat­o i camerieri in rider», racconta Luca Ballabio, uno dei tre soci. Così un’operazione di necessità è diventata un affare: Il Mannarino oggi effettua fino a 700 consegne di carne al giorno, fattura 700 mila euro, il doppio rispetto a marzo, e ha appena assunto 40 nuovi dipendenti.

Insomma, questo sembra il format del momento: come conferma Giuseppe Di Paolo, titolare di A’Riccione: «Abbiamo avviato il servizio da poco: ci sono arrivate subito tantissime richieste». Il ristorante porta direttamen­te a casa dei clienti sia piatti cucinati sia pesce crudo che rimane fresco grazie ai furgoncini frigorifer­i. E anche i grandi chef si sono convertiti al servizio: tra i primi, Daniel Canzian. «Per me, però, non è business — precisa — ma sopravvive­nza, un’operazione intelligen­te: lo faccio per dare un servizio ai miei clienti e per tenere la testa in allenament­o». Lo chef cucina da solo ed effettua le consegne tramite un servizio taxi: «Non si può paragonare questa modalità con la cucina gourmet del mio ristorante Daniel: io sono pronto a riaprire a giugno. Come? In sicurezza, tagliando i coperti del 50% e passando da 13 tavoli a 8. E poi, ovviamente, con il buonsenso», conclude lo chef.

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