Per i tamponi si sperimenta la prova rapida sulla saliva
La prova rapida è basata sull’analisi della saliva Studiata a Varese, inizia l’iter di validazione all’Iss «Contribuisce allo screening, attendibile al 92%»
Un test salivare in grado di individuare la presenza del virus servendosi della sua «corona» di proteine nell’arco di sei minuti al massimo. I prototipi sono attesi a giorni e verranno sperimentati su un campione di 300 pazienti,per una nuova conferma dopo una prova (positiva) condotta in aprile all’ospedale di Circolo di Varese. Poi passerà al vaglio dell’Istituto superiore di sanità.
Un test capace di scovare il virus servendosi della parte che nobilità il nome della malattia, vale a dire quelle «punte» di proteine di cui è costellato e che forma una sorta di corona. Ogni particella dell’agente patogeno che provoca il Coronavirus ha 200 di quelle escrescenze, composte proprio dalla proteina «spike» contenuta nella saliva e intercettata dal test messo a punto a Varese.
Nato dalla collaborazione fra università e ospedale, questo test salivare rapido è in grado al massimo in 6 minuti di rilevare proprio la presenza di quella proteina di cui è ricoperto il Sars-Cov2. I prototipi sono attesi a giorni, quando arriveranno dai laboratori NatrixLab di Reggio Emilia e verranno sperimentati su di un campione di circa 300 pazienti ospedalieri: se darà le conferme sperate (dopo una prima sperimentazione su 137 pazienti dell’ospedale di Circolo di Varese andata a buon fine e durata un paio di settimane, ad aprile), il test salivare sarà pronto per l’esame di validazione da parte dell’Istituto superiore di sanità. Potrebbe dunque volerci poco più di un mese per avere in produzione un’arma valida sopratutto per coprire quelle fasce della popolazione cui non viene fatto il tampone e ancora non raggiunte dai test sierologici. Un sistema semplice e non invasivo grazie a un elemento sicuro e facile da reperire: la saliva. E proprio un esperto di questo fluido corporeo, il ricercatore Lorenzo Azzi, 34 anni di Saronno, ha avuto nel pieno della crisi sanitaria un’intuizione decisiva partita da una domanda semplice: il virus è presente nella saliva? «Gli unici studi su questo campo risalivano ai tempi della Sars. Così a marzo abbiamo condotto una ricerca molecolare che ha dimostrato questa correlazione, lo studio è stato pubblicato e subito ci siamo messi al lavoro per arrivare a un test salivare capace di intercettare la presenza della proteina “spike”. E ci siamo riusciti», spiega Azzi, ricercatore dal primo di marzo all’Insubria ed esperto in malattie odontostomatologiche. «All’inizio, l’idea era quella di arrivare a un test di pronto impiego nelle aree triage degli ospedali, per scongiurare l’ingresso di pazienti infetti nei reparti. Ora l’utilità si sposta soprattutto nella gestione più sicura della Fase 2».
Il funzionamento dell’esame istantaneo è possibile grazie alla tecnica del «lateral flow», la stessa impiegata per i test di gravidanza: una goccia di saliva viene posata su una striscia di carta e «risale» fino a raggiungere una banda reagente. A quel punto se compare una seconda striscia di colore rosso, allora vuol dire che c’è la proteina del virus. Un espediente che funziona grazie all’impiego dell’oro colloidale, elemento utilizzato anche per la colorazione del vetro.
«Il test non sostituisce il tampone ma permette di avere uno screening di popolazione da indirizzare al tampone, che rimane lo standard», spiega Mauro Fasano, professore di Biochimica e delegato del rettore al trasferimento tecnologico. «Dai dati raccolti in ambito sperimentale — prosegue ancora il docente— la sensibilità è risultata alta, superiore al 92 per cento con margini di miglioramento che sono già previsti per la realizzazione del prototipo prima della produzione industriale».
Per avere una certificazione rapida verrà chiesto all’Istituto superiore di sanità un primo utilizzo sotto supervisione medica. «Vuol dire che il test verrà impiegato tramite le Ats, o in ambito lavorativo attraverso l’attività del medico aziendale», spiega il professor Fasano: «La speranza è quella di avere una grande quantità di questi test pronti, se possibile, già attorno al mese di settembre».
Sinergia
Università dell’Insubria e Asst dei Sette laghi hanno elaborato il percorso diagnostico