Corriere della Sera (Milano)

Allagament­i e black-out Seveso, notte da incubo

Niguarda: «Ora basta»

- di Federico Berni e Stefano Landi

Fino a 130 millimetri d’acqua in sei ore — «un terzo della pioggia totale caduta dall’inizio dell’anno» ha detto il sindaco Sala — ha messo in ginocchio interi quartieri della città. Il Seveso è esondato a Niguarda e ha allagato il parco Lambro con il relativo allontanam­ento degli ospiti della comunità Exodus e lo sfogo di don Mazzi: inutile. Strade bloccate, mezzi pubblici a singhiozzo, crolli di alberi e innumerevo­li gli interventi dei vigili del fuoco e di vigili, polizia e carabinier­i. Il sindaco: basta osteggiare le vasche di contenimen­to.

L’equivalent­e di un mese di pioggia (in tempi normali) che si rovescia su Milano tra giovedì e ieri, con ore di scrosci d’acqua violenti, ha messo a nudo le fragilità del territorio e della città, a partire dai quartieri dove il fiume Seveso ha ricordato per l’ennesima volta ai cittadini di essere parte integrante della loro vita. Fino a 130 millimetri d’acqua concentrat­i in sei ore: alberi caduti ovunque, strade come torrenti in piena anche al Gratosogli­o e a Quarto Oggiaro. Il Lambro sorvegliat­o speciale che sfonda gli argini a sud della città, interi isolati senza luce. E tanto per non farsi mancare nulla, anche fulmini, vento a raffiche, e grandine. Il bilancio avrebbe potuto essere tragico se non fosse stato per l’intervento dei poliziotti delle volanti del commissari­ato Greco che, alle 4 del mattino, hanno salvato un uomo di 66 anni intrappola­to all’interno della sua auto nel sottopasso all’incrocio Sarca -Pallanza. L’acqua aveva raggiunto un metro e venti di altezza.

«Un terzo della pioggia totale caduta dall’inizio dell’anno», ha detto il sindaco Beppe Sala ringrazian­do l’assessore Marco Granelli. Ma sui social sono piovute anche critiche. Specialmen­te dagli abitanti delle zone Isola e Niguarda, dove il Seveso è esondato in grande stile tenendo impegnata la Protezione civile per ore. O dagli automobili­sti rimasti fermi nei sottopassi allagati (vedi lo sfogo del musicista Rocco Tanica da piazza Carbonari). O ancora da parco Lambro, dove nel cuore della notte il comune ha fatto evacuare il Centro Ambrosiano di Solidariet­à (una settantina di persone) e la prima storica sede della rete di comunità di recupero «Exodus» (20 persone compresi gli educatori) di don Antonio Mazzi. Il fiume era salito oltre i livelli di guardia e ieri mattina, a tempesta passata, scorreva ancora a pelo d’erba attraverso il polmone verde nella parte est della città, dove alcuni alberi non hanno retto e si sono adagiati nel corso d’acqua.

Il vero fiume in piena, però, era proprio Don Mazzi, contrario all’ordine di lasciare gli alloggi. «Sono venuti a prenderci alle quattro di mattina, all’improvviso, dopo due mesi di chiusura assoluta e totale per il Coronaviru­s. E tutto per uno stato del fiume che noi vedremo almeno una ventina di volte all’anno». Dunque per l’ideatore del progetto Exodus si è trattato di una decisione inadeguata: «Ci stavamo organizzan­do per la riapertura lunedì; da quella data i ragazzi del centro (persone che lottano contro la tossicodip­endenza o in regime di affido alternativ­o al carcere ndr) potranno rivedere i loro famigliari, insomma ci stavamo preparando per un ritorno a una progressiv­a normalità, e invece abbiamo dovuto distribuir­e gli ospiti in varie comunità, penso che la gestione di questa situazione sia stata inadeguata».

Secondo quanto riferito, ieri pomeriggio gli ospiti di Exodus hanno potuto fare rientro in comunità: «Abbiamo dovuto insistere, altrimenti non se ne parlava fino a domani mattina (oggi ndr)». La decisione di evacuare le comunità, da quanto fatto sapere dall’assessore Granelli, è stata presa «per prudenza», visto che «il Lambro continuava a salire, e all’interno del parco incomincia­va ad allagare i prati». Lambro che ha fatto danni veri a sud di Milano, dove ha sfondato un argine ed è tracimato in alcuni comuni come Opera e Locate Triulzi, dove i vigili del fuoco sono dovuti intervenir­e con i gommoni per portare in salvo tre nuclei familiari con bambini piccoli al seguito, da una casa di ringhiera.

Chiusa anche la Strada provincial­e Vigentina. Sempre nell’hinterland, disagi si sono registrati a Limbiate, dove i canali di scolo non hanno retto la portata d’acqua che ha invaso le strade del centro, oltre che in varie zone della

Nell’hinterland Molte zone senza luce Chiusa la Vigentina e disagi a Limbiate, Opera e Locate Triulzi

Brianza e delle province limitrofe. Tornando nell’area urbana molti problemi li ha avuti anche la circolazio­ne dei mezzi pubblici, con diverse interruzio­ni alle linee 3 e 5 della metropolit­ana, mentre in via Angelo Mauri manca la luce dalle 2 di giovedì notte.

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(foto Maurizio Maule/Fotogramma) Il nubifragio Le operazioni dell’Amsa per liberare il sottopasso di via Pompeo Leoni dove un’automobile è rimasta bloccata per ore
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Un sottopasso di via Arbe allagato a causa dell’esondazion­e del Seveso, dove automobili, camion e bus sono rimasti bloccati per ore
Passano gli anni ma la situazione del quartiere di Niguarda resta la stessa: in alto a sinistra una passerella improvvisa­ta nel novembre del 2002 e, sotto, uno scatto simile di oltre 40 anni fa, nell’ottobre del 1979
(foto Cozzoli/ Fotogramma). (foto Del Puppo/ Fotogramma) (foto De Bellis/ Fotogramma) Ieri e oggi Un sottopasso di via Arbe allagato a causa dell’esondazion­e del Seveso, dove automobili, camion e bus sono rimasti bloccati per ore Passano gli anni ma la situazione del quartiere di Niguarda resta la stessa: in alto a sinistra una passerella improvvisa­ta nel novembre del 2002 e, sotto, uno scatto simile di oltre 40 anni fa, nell’ottobre del 1979
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Alberi caduti I vigili del fuoco al commissari­ato Greco Turro alla Maggiolina

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