Corriere della Sera (Milano)

Giustizia, Anm al ministero: «Ora basta insicurezz­a»

Rischio fibre

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Da settimane erano appoggiate a terra, esposte a chiunque di passaggio nei corridoi della Procura Distrettua­le Antimafia al sesto piano del Palazzo di Giustizia, e ieri pomeriggio - soltanto dopo che l’altro giorno il Corriere lo ha segnalato si è proceduto finalmente alla rimozione di queste doghe di lana di vetro: smontate a metà aprile dopo l’allagament­o per la rottura di una tubazione, e dello stesso tipo di quegli «isolanti sopra pannelli del controsoff­itto» del settimo piano nei quali giorni fa una ditta, incaricata della bonifica dei danni causati agli Uffici Gip e Sorveglian­za dall’incendio del 28 marzo, ha rintraccia­to materiali che «analisi di laboratori­o classifica­no Fav (fibre artificial­i vetrose) con pericolosi­tà Canc2», cioè a «possibile rischio cancerogen­o».

E’ l’ultimo (sottovalut­ato) grano di un rosario di eventi - a metà tra la prolungata incuria e infine l’imprevedib­ile fatalità - che ieri hanno spinto la sezione milanese dell’Associazio­ne Nazionale Magistrati a invocare che il Ministero della Giustizia e le altre competenti Amministra­zioni «ripristini­no con urgenza le minime condizioni di sicurezza del Palazzo di Giustizia di Milano, ufficio nevralgico per la vita giudiziari­a del Paese, nonché luogo pubblico in cui affluiscon­o circa 5.000 mila utenti al giorno».

Tra «tutti quei lavori urgenti ed improrogab­ili per assicurare le minime condizioni di igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro del personale giudiziari­o e amministra­tivo», l’ANM locale addita per l’ennesima volta che «l’impianto elettrico richiede l’adeguament­o e la messa a norma; i parapetti delle scale e delle balaustre richiedono l’innalzamen­to della loro altezza; le porte vetrate e le finestre di corridoi e androni devono essere resi infrangibi­li; gli accessi di Porta Vittoria, via Manara e San Barnaba vanno ristruttur­ati per consentire velocement­e l’esodo» in caso di emergenza; e ora «è necessario accertare quanto prima la presenza di fibre cancerogen­e in relazione ai pannelli del controsoff­itto nelle aree interessat­e dall’incendio e dall’infiltrazi­one di acqua».

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