«In campo per ricordare» Codogno riparte dalle basi
La formazione locale milita in B e si allena da ieri È la prima in Italia per scelta della Federazione «Abbiamo avuto lutti, giochiamo per chi non c’è più»
«Sarà bellissimo». L’aveva anticipato il presidente della Federbaseball Andrea Marcon nel suo messaggio di augurio alla ripresa degli allenamenti del Codogno 1967. «Ripartiamo dove tutto è iniziato tre mesi fa». Il baseball italiano rinasce a Codogno, una piccola società di serie B (ma con un lungo passato in A2 e un campionato vinto nei cadetti) che da ieri sera è diventata il simbolo della resilienza dello sport al Covid-19 con la ripresa delle attività in gruppo. Una seduta di richiamo atletico prima di dar vita alla preparazione fisica vera e propria, con tre sedute alla settimana. Il campionato dovrebbe iniziare — decisione definitiva il 28 maggio — a metà giugno. Codogno è attesa per il sentito derby con il Piacenza, sponda opposta del Po.
Nel diamante di viale Resistenza i giocatori arrivano puntuali, uno a uno. Chi con il proprio mezzo, chi accompagnato dai genitori perché non è ancora diciottenne. Il coach Ettore Finetti ha mandato la convocazione per le 18. Non ci sono tutti. Arrivano in 16 sui 22 che formano il rooster della prima squadra (che milita in serie B) e degli under 18 aggregati ai «grandi» per farsi le ossa nel campionato maggiore. Vengono organizzati due turni di allenamento da otto: il primo alle 18.30, il secondo un’ora dopo. Si lavora in gruppetti da quattro, per evitare incontri troppo ravvicinati. «Nel baseball il contatto fisico — chiarisce il presidente Giangiacomo Sello — non è parificabile al calcio o al rugby. Però i rischi ci sono e le direttive vanno seguite». Sello, vecchia conoscenza del baseball lodigiano, è al campo nonostante una lesione al tendine d’Achille. Cammina a fatica con il tutore ma non ha voluto perdersi il momento solenne della ripresa: «Oggi è un giorno di speranza — afferma — in un momento difficile, potremmo perdere anche qualche sponsor ma almeno torniamo a fare lo sport che amiamo».
Le norme da seguire sono tante. I giocatori arrivano già in divisa e tornano a casa senza potersi cambiare. Dopo un quarto d’ora qualcuno è già in un lago di sudore, c’è un caldo estivo. Durante gli approfondimenti tattici i giocatori tengono la mascherina: ognuno è responsabile dei propri attrezzi che possono essere causa di trasmissione del virus e vanno sanificati. Al campo ci sono flaconi di gel igienizzante. Pubblico, ovviamente, vietatissimo. All’ingresso viene provata la temperatura. Nonostante tutto l’atmosfera è quasi festosa, c’è chi annusa il gel e scherza («ottima annata»). Poi il coach Finetti (ex giocatore di A1) divide i gruppi: alcuni vanno in battuta alla gabbia, altri provano il «braccio», altri sono con lui sul diamante. «Il difficile è ripartire — spiega Finetti — dopo tre mesi di inattività. In queste settimane ci siamo sentiti regolarmente in teleconferenza, all’inizio i ragazzi si sono tenuti in forma con le schede del nostro preparatore: poi con il prolungarsi del lockdown è subentrato un po’ di scoraggiamento. Il lavoro da fare sarà soprattutto di recupero psicologico». L’entusiasmo c’è ma la paura non è passata. «Amiamo follemente questo sport — chiarisce il capitano della squadra Beppe Corio —, ma il virus ci ha colpiti profondamente. Ognuno ha affetti, paure, parenti da proteggere, un lavoro da salvaguardare. Durante le nostre “call” ci siamo guardati negli occhi e almeno 3-4 giocatori sono intenzionati per quest’anno a lasciar perdere. Se il contagio riparte, i rischi sono troppi e nella nostra terra abbiamo contato i morti».
«Ognuno è libero di fare ciò che si sente», approvano il presidente e coach Finetti. Anche il Baseball Codogno è stato toccato dal lutto: il Covid si è portato via un ex allenatore e uno storico sostenitore. «Riprenderemo anche per loro — dice Sello —, se ci sarà da giocare ci faremo trovare pronti».
E mentre il calcio litiga, il baseball in silenzio riparte a pochi metri dall’ospedale in cui il 20 febbraio tutto è iniziato.
Campionato
«Se ricominceranno le partite alcuni si ritireranno: il timore per il contagio resta alto»