Al Sacco trecento pazienti curati nei reparti riconvertiti
Le aree trasformate in Covid grazie alla Fondazione Rava e alla raccolta fondi di Corriere, Gazzetta e La7
La generosità dei lettori di Corriere e Gazzetta e del pubblico di La7 ha permesso all’ospedale Sacco di curare trecento pazienti affetti da Covid e ricoverati nei due reparti di Medicina, riconvertiti a terapie intensive. Sono questi i primi frutti della campagna «Un aiuto contro il coronavirus», lanciata in collaborazione con Fondazione Francesca Rava - NPH Italia Onlus. Le donazioni si sono trasformate in letti, attrezzature per le diagnosi e sistemi di monitoraggio a distanza, molto importanti nei casi di pazienti altamente infettivi.
Un sostegno fondamentale e tempestivo, come hanno spiegato, ieri, alla consegna di una targa che sarà apposta in reparto, il professor Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie Infettive, il direttore generale del Sacco, Alessandro Visconti, la direttrice dei reparti di Medicina Chiara Cogliati e Mariavittoria Rava, presidente di Fondazione Rava. E un’altra targa arriverà nel reparto Maternità, diretto da Valeria Savasi, dove sono state assistite oltre 100 donne affette da coronavirus e seguiti 40 parti. Il reparto di «maternità Covid» è nato grazie al sostegno di Kpmg, storico partner di Rava in molti progetti solidali, come ha ricordato il presidente, Domenico Fumagalli.
«L’esperienza del Sacco, che va da Aids a Ebola alla Sars ci ha sempre permesso di essere attenti a quello che succede nel mondo. La formazione del personale è partita a gennaio, così come gli approvvigionamenti, ma mancavano ancora molte cose e qui è giunta la generosità di tanti cittadini e aziende» ha sottolineato il direttore generale Visconti. «Un bellissimo cerchio di solidarietà» ha aggiunto Mariavittoria Rava. Nel momento acuto dell’epidemia, il Sacco ha convertito a terapie intensive e reparti Covid 16 delle sue 24 unità operative. «Oggi ne chiudiamo un’altra, ne restano aperte 8, ma due restano vuote, pronte nel caso dovesse ricominciare la crescita dei contagi» dice il direttore di presidio Pietro Oliveri. «Stiamo osservando quella che è la coda della grande epidemia iniziata a fine di gennaio» spiega il professor Galli «la malattia non ha cambiato connotati, come si sente dire — precisa —. Adesso è molto importante applicare le regole indicate per ridurre in maniera sostanziale un’eventuale ripresa di focolai». Calano i ricoveri, prosegue la ricerca: tra gli studi del Sacco in dirittura d’arrivo ci sono contribuiti sull’utilizzo dei test rapidi, sui sintomi del coronavirus fuori dall’ospedale e sulle sequenze virali, per scoprire lo spostamento del virus e la sua evoluzione in Italia.