Indice lombardo Così è sceso
L’ indice di contagiosità (Rt) cala. Ora la Lombardia è a «basso rischio».
Il futuro e il passato dell’emergenza coronavirus sono racchiusi in una serie di grafici e tabelle. È di ieri l’aggiornamento sull’ R(t), ovvero l’indice di contagiosità «sceso in una settimana dallo 0,62 allo 0,51» spiega l’assessore alla Sanità Giulio Gallera. Si tratta del numero di persone che in media vengono contagiate da un positivo. Se resta sotto l’1, vuol dire che l’epidemia è in remissione e così sta avvenendo il Lombardia, dove il rischio secondo l’Istituto superiore di sanità passa da «moderato» a «basso».
Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ricorda però che «è uno strumento dinamico e va letto con altri dati». Si tratta poi di una media tra valori che, da territorio a territorio, possono variare di molto.
Come riportato dal Corriere di ieri, nell’Ats di Milano l’indice di contagiosità dal 12 maggio è in risalita e giovedì ha toccato quota 0,86, creando una certa preoccupazione. Tant’è che Gallera invita i lombardi a mantenere un «atteggiamento molto prudente» per evitare un secondo picco di malati con l’allentamento delle restrizioni.
Per arginare il rischio è importante rintracciare in fretta e isolare i nuovi contagi. Le nuove indicazioni regionali prevedono che tutti i sintomatici vengano segnalati dai medici di medicina generale e sottoposti in tempi rapidi a un tampone. «Nelle ultime due settimane sono arrivate 6.718 segnalazioni» dice Gallera. Nell’Ats di Milano si stanno attivando gli ambulatori per l’esecuzione dei tamponi e le Usca, unità di guardie mediche, possono finalmente eseguirli a domicilio. Ma se per le prime richieste arrivate i tempi di risposta sono stati rapidissimi, ora i medici testimoniano che serve un po’ più di pazienza.
Continuano anche i test sierologici condotti dalla Regione Lombardia, utili a individuare chi ha incontrato il virus e sviluppato anticorpi al Sars-Cov-2. Oltre agli operatori sanitari, sono rivolti a chi ha avuto sintomi sospetti ed è stato in isolamento domiciliare durante il lockdown e ai contatti di casi certi. Su 42.681 pazienti il 34 per cento ha sviluppato anticorpi. Il dato è in diminuzione rispetto ai primi risultati e oscilla molto in base alle aree. Nell’Ats di Bergamo si arriva al 58,3 per cento, mentre quella di Milano registra il valore più basso, 18,4, segno che buona parte della popolazione è potenzialmente a rischio. Chi ha gli anticorpi viene poi sottoposto a tampone per verificare se è ancora contagioso e in media una fetta risicata (circa 10 per cento) ha la malattia in corso. Tra gli 81 mila operatori sanitari si conferma il 13,5 per cento di positivi. Anche per i test sierologici si registrano lunghi tempi d’attesa. «So che abbiamo qualche arretrato, stiamo cercando di accelerare» dice Gallera. Mentre è conclusa la campagna di tamponi nelle residenze sanitarie assistenziali: nel 30 per cento degli ospiti è stato trovato il virus.
Per quanto riguarda i dati di giornata, ieri sono stati individuati 293 nuovi positivi, di cui 72 nella provincia di Milano, 35 in città. Sono 57 i morti a causa del virus, per un totale di 15.784 su tutto il territorio regionale.