«Senza risorse, l’aministia diventerà una necessità»
La presidente del Tribunale di Pavia
Può fare impressione che a parlare di amnistia sia un presidente di Tribunale, Annamaria Gatto a Pavia, che in 5 anni ha assorbito l’incamerato arretrato al ritmo di una media annuale di 250 sentenze dibattimentali e 400 gup. A dispetto di «3 aule disponibili per l’alternarsi di Assise, tre collegi, otto magistrati togati e tre onorari, più a volte i giudici civili le cui stanze sono così piccole da non rispettare il distanziamento minimo». E a dispetto di «cancellerie dove il personale è letteralmente stipato in spazi angusti. Inutile dire che la situazione è nota al ministero, ripetutamente e inutilmente rappresentata».
In due mesi di lockdown sono arrivati 300 fascicoli più del periodo del 2019, con il risultato che — tra i rinvii e i nuovi — il ruolo di ciascun giudice del dibattimento supera i 450 processi, e i ruoli di udienza di ciascuno (20 processi monocratici e 5 collegiali a udienza) sono già esauriti sino ad aprile 2021. Gatto calcola che per smaltire ci vorranno almeno 3 anni, «sempre che le Autorità preposte facciano quanto di loro competenza» sulle risorse. Ma «se non avverrà, come purtroppo mi sento di affermare alla luce della mia esperienza in questi 5 anni, l’unica soluzione praticabile è un provvedimento di clemenza». La presidente del Tribunale sa che è «una richiesta “impopolare”, ma le spinte “giustizialiste” devono fare i conti con la realtà dei fatti. Si impone la necessità di scegliere se ridare funzionalità al sistema o affossarlo definitivamente» lasciando che la prescrizione arrivi prima della sentenza di primo grado fissata dalla «discussa riforma, con buona pace del diritto dei cittadini ad una giustizia rapida ed efficace. Mi chiedo a chi verrà, allora, addossata la “colpa” di questo fallimento: ai magistrati “fannulloni”, oppure agli avvocati “astensionisti” o che, per il solo fatto di esercitare con scrupolo il mandato difensivo, vengono tacciati di essere “maestri” nel cercare cavilli giuridici per rallentare la definizione dei processi».