Caccia ai turisti con golf e Piper
Alberghi chiusi sulla riva varesina del Maggiore «Non c’è lavoro senza i turisti svizzeri e tedeschi» Ai quali ora si offre di atterrare sull’acqua con i Piper
Sul Lago Maggiore, sponda varesina, sono in attesa: «Senza turisti stranieri è tutto fermo».
VARESE Lungolago pieno e selfie dal Lago Maggiore che se non fosse per le mascherine portate un attimo sotto al mento, giusto il tempo di un sorriso, potrebbe somigliare al quadretto di ogni domenica di tarda primavera col sole complice della gita fuoriporta. Ma l’arrivo dei turisti sul Verbano si ferma qui, perché la stagione è ancora in alto mare. «Non siamo aperti, viviamo in una situazione abbastanza critica perché lavoriamo soprattutto con clientela straniera e fino a quando non riapriranno le frontiere siamo in stand by». Risultato: diverse decine di dipendenti ancora fermi e le trenta camere del Camin hotel di Colmegna, Alto Lago, chiuse da mesi. Troppo alti i costi fissi, spiega Lara Luz, proprietaria della struttura ammirata dal lago e da chi entra nel piccolo borgo lungo la lacuale che porta in Svizzera.
Un’imprenditrice che ha saputo raccogliere la sfida degli ultimi anni in questa riva per molto tempo raccontata anche da narratori di rango come Piero Chiara col nomignolo di «sponda magra» perché contrapposta ai fasti di quella piemontese, e che ha scommesso su una ventina di abitazioni con la formula dell’albergo diffuso: un’offerta che dopo il lungo lockdown sembra funzionare per una clientela composta soprattutto da milanesi alla ricerca della soluzione indipendente, dove staccare la spina. «Poche prenotazioni, ma qualcosa si sta muovendo. Offriamo singoli appartamenti ma anche proposte per una villeggiatura
pieds dans l’eau, come nel caso di ville direttamente sul lago, e con darsena».
La parola d’ordine è reinventarsi: «I questi giorni stiamo vendendo pacchetti che consentono ai turisti di atterrare direttamente sul lago con un Piper o di raggiungere il golf di Ascona in motoscafo». Proposte per ora legate a un turismo che non riesce a programmare e tenta la carta della suggestione dei luoghi. Lo stesso vale per la «Locanda Pozzetto», ristorante ricavato anni fa da una cascina della famiglia di Renato Pozzetto sulle alture di Monteggia, a Laveno Mombello dove l’attore vive nella bella stagione. L’albergo con nove camere è chiuso, mentre il ristorante è in funzione. «Purtroppo il turismo sul lago è tedesco e svizzero e parte nel periodo appena successivo a Pasqua. Abbiamo ricevuto una pioggia di disdette», racconta Luigino Pavanello, che assieme a Ileana Nassi gestisce il posto da cinque anni. «Siamo fortunati ad avere un ampio dehors che si affaccia su di un panorama incredibile, e siamo aperti da una settimana. Per ora arriva solo la clientela abituale, e l’anno scorso in questa stagione i tavoli erano il triplo», racconta Pavanello ricordando di famose e frequenti visite vip: Panariello, Frassica, J-Ax e Billy Costacurta. Più a sud, a Sesto Calende nel centro storico della cittadina dove il lago si trasforma in fiume, il Ticino, c’è da un secolo i «Tre Re», albergo storico dove Silvia Silvera assieme alla sorella Raffaella mandano avanti l’attività che è di famiglia da tre generazioni: «È un autentico disastro. Lavoriamo molto con l’indotto di Leonardo che qui in città ha un simulatore per elicotteri dove si addestrano le polizie di mezzo mondo: disdette a catena e prospettive davvero nere. Abbiamo aperto il ristorante ma con un pugno di prenotazioni». Chi non ha mai chiuso, neppure durante i mesi del confinamento è Giorgio Petrucci dell’Hotel Internazionale di Luino, 40 camere: «Solo ora sta arrivando qualche sporadica prenotazione. Sono ottimista: aspettiamo l’estate, e soprattutto l’apertura delle frontiere con la Svizzera».