Corriere della Sera (Milano)

Violenze in casa, l’allarme del pm: picco di denunce dopo il lockdown

Il procurator­e aggiunto Mannella: dopo il lockdown si moltiplica­no le segnalazio­ni. Tanti casi legati a cure psichiatri­che interrotte. Crescita della pedopornog­rafia

- di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella

Violenze domestiche, il procurator­e aggiunto del Tribunale, Maria Letizia Mannella, racconta dell’aumento delle denunce non appena conclusa la fase di lockdown: «Era difficile fare segnalazio­ni da recluse». Primo caso di misure di prevenzion­e (sorveglian­za speciale e divieto di frequentaz­ione dei luoghi) nel caso di un incensurat­o per maltrattam­enti in famiglia.

Meno abusi sessuali, maltrattam­enti crollati della metà come le lesioni gravi: a guardare il numero delle denunce, sembra che le violenze in famiglia si siano ridotte vertiginos­amente nel periodo peggiore della pandemia, quasi che la lunga reclusione domestica avesse portato maggiore tranquilli­tà nelle case dei milanesi. Sembra, ma non è così, forse è esattament­e il contrario. Più probabilme­nte, la convivenza forzata ha impedito alle vittime di sfuggire al controllo degli aguzzini e di denunciare gli abusi che in alcuni casi si sono aggravati.

Una rilevazion­e condotta dal procurator­e aggiunto di Milano Maria Letizia Mannella, che guida il pool di magistrati che si occupano di soggetti deboli e reati in famiglia, ha dato risultati positivi solo apparentem­ente. In realtà, secondo la lettura dello stesso magistrato, «questi numeri sono solo un effetto ottico che non deve trarre in inganno perché le violenze, purtroppo, sono continuate e continuano». Tra il 21 febbraio e il 17 aprile scorsi, in Procura sono state presentate 178 denunce di maltrattam­enti in famiglia, 186 in meno che nello stesso periodo del 2019 quando erano state 364. Una riduzione secca di oltre il 51%.

E che dire delle lesioni personali gravi, quelle, per intenderci, dovute alle botte che i mariti danno alle mogli che finiscono in ospedale? Molte volte le donne non hanno il coraggio di denunciare per mille ragioni, prima di tutto per la paura di essere picchiate ancora e di più oppure, perché sperano che non ci sarà un’altra volta o addirittur­a perché arrivano a giustifica­re e perdonare il compagno violento, senza rendersi conto che in questo modo restano prigionier­e in un circolo vizioso di violenza dal quale non riuscirann­o mai ad uscire senza un aiuto esterno. Dalle 371 denunce per lesioni aggravate consegnate all’autorità giudiziari­a nel 2019, tra febbraio ed aprile si è scesi a 154, ben 217 in meno, una riduzione di quasi il 60%. «Questo si spiega con il fatto che durante il lockdown le vittime non potevano andare a denunciare i compagni violenti perché erano chiuse con loro in casa», dichiara Maria Letizia Mannella secondo la quale, al contrario, «c’è stato un aumento notevole di questi reati perché ora le denunce sono molto aumentate». Drammatico l’incremento dei reati commessi tra le mura domestiche da soggetti con problemi psichiatri­ci che durante la pandemia non hanno potuto avere sostegno psichiatri­co.

Che sia stato il Covid-19, il divieto di uscita e la paura del contagio a fermare gli stalker che hanno improvvisa­mente smesso di perseguita­re le proprie vittime? Difficile crederlo, sta di fatto che i pm hanno aperto solo 87 fascicoli in relazione ad atti persecutor­i contro i 165 di un anno prima. Anche in questo caso, è più probabile che sia stata la paura a fermare le denunce. «Non è che di colpo i persecutor­i sono diventati più buoni», precisa il magistrato che sospetta che l’unica riduzione che potrebbe essere plausibile è quella delle violenze sessuali, dato che in questo quadro rientrano anche i palpeggiam­enti che di solito avvengono nei mezzi pubblici che, come si sa, hanno viaggiato praticamen­te vuoti. Se nel 2019 sono stati aperte 69 indagini, quest’anno ne sono state avviate solo 49. Ma tra queste ci sono anche quelle violenze sessuali, e sono molte, che si verificano in casa. Chiusi nelle loro abitazioni, i pedofili hanno dato fondo a tutta la loro disgustosa attività. «Sono aumentati fortemente gli abusi sui bambini e i reati a sfondo pedopornog­rafico», conferma il procurator­e aggiunto.

Le denunce dei vari reati contro i soggetti debili hanno ripreso ad arrivare dopo il lockdown. «Ci sono sì vittime che si sono decise a farsi avanti quando sono potute uscire, ma la cosa più preoccupan­te è che molti reati sono stati commessi quando non c’erano più divieti. Secondo la mia esperienza, posso ipotizzare che tutte le frustrazio­ni accumulate sono state scaricare sui più deboli».

Vittime i più deboli Maltrattam­enti anche dopo la riapertura «Colpa dell’accumulo di frustrazio­ni»

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