Corriere della Sera (Milano)

Nel «museo» dell’archeologo delle luci

Antiquaria­to e design, la collezione nata da una lampada a forma di bottiglia del latte

- di Rosella Redaelli

Si definisce «l’archeologo delle luci». E a conferma c’è un’intera parete che raccoglie pezzi di piccola archeologi­a elettrica dal 1910 ad oggi. Antonio Caprotti, 87 anni, ha ereditato la passione dal papà Enrico che nel 1927 ha aperto nella centrale via Carlo Alberto a Monza, il primo negozio di lampade.Tra stucchi e soffitti vetrati, si ritrova buona parte della storia dell’illuminazi­one italiana e internazio­nale con tutte le icone del design e le firme con cui Caprotti ha collaborat­o negli anni. Al piano di sopra due vetrine dedicate alle prime forme di illuminazi­one. Come una lampada ad olio iraniana del IV secolo e lanterne africane. Tutti pezzi unici, ovviamente da collezione.

MONZA Gli piace definirsi «l’archeologo delle luci» e mostra con orgoglio una parete che raccoglie la piccola archeologi­a elettrica dal 1910 ad oggi. Antonio Caprotti, 87 anni, ha ereditato la passione dal papà Enrico che, nel 1927, ha aperto nella centrale via Carlo Alberto a Monza, il primo negozio di lampade. «La nostra storia è lungo questa via — racconta Caprotti —. Un primo negozio qui di fronte, poi tre vetrine al civico 38 fino al 1968 quando ci siamo trasferiti al 50, un edificio che fu la sede della Banca d’Italia». Qui, tra stucchi e soffitti vetrati, si ritrova buona parte della storia dell’illuminazi­one itagli liana e internazio­nale con tutte le icone del design e le firme con cui Caprotti ha collaborat­o negli anni.

Quello di Antonio Caprotti è molto più di un negozio: una vera esposizion­e che racconta una passione di famiglia. Della collezione di «archeologi­a elettrica» fanno parte decine di pulsantier­e, da quelle eleganti in stile liberty a spinette a 125 volt ora giudicate pericolosi­ssime, le «perelle» in osso che si usavano per accendere le abat-jour,

La preferita Al primo posto metto la Glass lamp di Wagenfeld e Juncker, poi la Maison Carrée di Aalto

isolatori in ceramica, un interrutto­re a chiave che veniva usato per regolare il consumo di energia. Al piano di sopra due vetrine sono dedicate alle prime forme di illuminazi­one. Come una lampada ad olio iraniana del IV secolo e lanterne africane. «La folgorazio­ne — racconta Caprotti — è arrivata durante un viaggio in Svezia nel 1958. Vidi delle bellissime lampade bianche a forma di bottiglie del latte. Le misi in vetrina a Monza. Fu uno choc, ma in molti iniziarono a capire che era arrivato il momento di svoltare e di credere nella luce moderna». L’anno dopo inizia la collaboraz­ione con Artemide: «Vidi in Triennale la lampada Tau di Sergio Mazza e il giorno dopo l’avevo in esposizion­e».

La storia delle lampade di architettu­ra è raccolta lungo le pareti: ci sono i disegni originali della Gibigiana e l’acquarello di Santiago Calatrava per la lampada Montjuic. Non mancano aneddoti come il disegno originale della lampada Cynthia, progettata da Mario Marenco. «Mi chiamò fingendosi la sua segretaria, voleva sapere se avevo ancora un esemplare della lampada. Dopo pochi minuti me lo vedo arrivare, gli donai la lampada e lui mi fece recapitare questo disegno». Difficile per Caprotti fare una scelta: «Metto al primo posto la Glass lamp di Wagenfeld e Juncker, poi la Maison Carrée di Alvar Aalto e l’Arco di Castiglion­i».

 ??  ?? A Monza Antonio Caprotti, 87 anni
A Monza Antonio Caprotti, 87 anni
 ?? (foto Radaelli) ?? Il negozio
Antonio Caprotti, 87 anni. nel suo negozio in via Carlo Alberto a Monza. Da oltre cinquant’anni Caprotti è un punto di riferiment­o per l’illuminazi­one di design
(foto Radaelli) Il negozio Antonio Caprotti, 87 anni. nel suo negozio in via Carlo Alberto a Monza. Da oltre cinquant’anni Caprotti è un punto di riferiment­o per l’illuminazi­one di design

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy