Nullatenente tra ville, piscine e Picasso
Sequestri per 20 milioni: il consulente Jelmoni dichiarava solo 3.200 euro all’anno
Ville in Sardegna, gioielli opere d’arte tra cui un Picasso per 20 milioni di euro, celati in un trust sull’isola di Jersey, paradiso fiscale britannico nel canale della Manica. Nascosti perché il vero proprietario era il faccendiere Alessandro Jelmoni, con un massimo dichiarato al Fisco di 3.200 euro del 2012. Inverosimili e sproporzionati «modestissimi redditi» che hanno portato la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano a sequestrare l’intero patrimonio del 52enne condannato a dieci anni e sette mesi di carcere per frode fiscale e perché l’uomo era promotore di una organizzazione di riciclaggio di proventi dell’evasione.
L’anno in cui ha guadagnato di più è stato il 2012 quando, dopo dieci anni in cui aveva praticamente fatto la fame, ha dichiarato al Fisco ben 3.218,73 euro. Un po’ poco per giustificare un patrimonio da 20 milioni di euro fatto di ville favolose in Sardegna, quadri di valore e oggetti d’arte che, infatti, gli è stato sequestrato dai giudici della sezione «Misure di prevenzione» del Tribunale di Milano proprio perché sproporzionato ai «modestissimi redditi dichiarati».
Alessandro Jelmoni, 52 anni, è stato condannato nei giorni scorsi a dieci anni e sette mesi di carcere in primo grado per frode fiscale e trasferimento fraudolento di valori come «promotore di un’associazione a delinquere a carattere trasnazionale» che si estendeva dall’Italia alla Svizzera fino al Lussemburgo e alla Gran Bretagna. Un’organizzazione «dedita al riciclaggio di ingenti provenienti da evasione fiscale» attraverso società che avevano sede in paradisi fiscali, spiega in una nota il Procuratore della Repubblica Francesco Greco.
Le indagini della Guardia di Finanza di Milano hanno accertato che l’ingente patrimonio riferibile a Jelmoni era confluito in un trust che è risultato un «mero schermo» per celare la reale titolarità dei beni, secondo i magistrati. Il trust «Moloce» fu costituto nell’isola di Jersey, il paradiso fiscale del Regno unito nel Canale della Manica, ed è stato amministrato da una società lussemburghese ricollegabile allo stesso Jelmoni. Come scrivono i giudici della Sorveglianza, presieduti da Fabio Roia, è stato lo stesso Jelmoni a rivendicare la titolarità del patrimonio spiegando negli interrogatori «anche le modalità e i tempi di acquisto».
Agli inquirenti, però, ha dichiarato di aver accumulato tutti i beni durante la attività lavorativa che ha svolto per molti anni all’estero come impiegato bancario e consulente finanziario e nella compravendita di immobili in Sardegna e di società in Lussemburgo, «senza tuttavia produrre alcuna documentazione di riscontro», annota il collegio delle Misure di prevenzione. Secondo le indagini della Gdf, Jelmoni, che risulta formalmente residente all’estero, avrebbe dovuto dichiarare i redditi di cui parla al fisco italiano perché è in Italia che aveva la sede principale dei suoi affari.
Il sequestro è stato autorizzato dai giudici a fine novembre 2019, ma gli investigatori hanno impiegato mesi prima che il complesso iter giudiziario si completasse all’estero con il via libera al blocco dei beni. Tra essi ci sono due ville magnifiche a Cala di Volpe di Arzachena (Oristano) che furono acquistate nel 2007 per 16,5 milioni di euro, ma il cui valore sarebbe superiore. Realizzate da un famoso architetto francese che le ha completamente integrate nella natura, comprendono un parco esteso 20mila metri quadrati con ben cinque piscine.
Nella lussuosa abitazione nel quartiere di Brera dove risiede la famiglia, affittata a 110 mila euro l’anno, le Fiamme Gialle hanno sequestrato tredici quadri di autori che vanno dal XVI al XX secolo, tra cui spicca un Picasso. Ci sono anche sculture, mobili di antiquariato di pregio, argenterie oltre a gioielli antichi e orologi di grande valore.
L’inchiesta «ha consentito di confermare che, ad oggi, l’investimento in opere d’arte rappresenta una delle più efficaci, ricercate e remunerative strategie di riciclaggio di proventi illeciti riscontrate in ambito internazionale», scrive nel comunicato il Procuratore Greco.