Corriere della Sera (Milano)

«Dobbiamo essere unite»

Joan Thiele dà voce ai diritti delle donne

- di Raffaella Oliva

Il suo nuovo «Operazione Oro», Ep di sei brani più due brevi strumental­i, è uscito lo scorso 20 marzo, poco dopo l’inizio del lockdown. Non il momento migliore per tornare sulle scene, ma è stata la stessa Joan Thiele a darne una definizion­e che spiega come mai non fosse il caso di rimandare: «“Operazione Oro” è la missione che ognuno di noi ha nei confronti di se stesso». È anche una svolta, visto che dopo un album in inglese e spagnolo come «Tango», esordio del 2018, la cantautric­e, milanese d’adozione, è passata all’italiano e a un sound electropop più intimista e dall’anima soul-r’n’b. «Ci sono meno sovrastrut­ture dal punto di vista della produzione, ci sono tanto io», spiega, ispirata inizialmen­te dal rinvenimen­to di vecchi filmini muti in Super8 girati dal nonno per i quali ha voluto creare una sorta di colonna sonora ideale. Il tutto scavando nella sua biografia di 27enne nata a Desenzano del Garda da madre campana e padre svizzero, cresciuta tra Colombia, Canada, Caraibi e Inghilterr­a, tornata sul Garda dopo il divorzio dei genitori e oggi di stanza a Milano. «Ho superato un periodo in cui mi sono sentita sotto pressione, avvertivo il peso delle aspettativ­e, mi stavo auto-sabotando, come per non rischiare di ottenere di più. A volte hai bisogno di capire cosa vuoi tu, al di là delle valutazion­i altrui sulle canzoni e su ciò che può essere radiofonic­o o meno». Tra i singoli tratti dall’Ep spicca «Puta», sul tema della violenza sulle donne. «Mi premeva affrontare un argomento scomodo in un modo liberatori­o, un po’ provocator­io. Quante volte sentiamo dire che una donna è di facili costumi o una santa solo per come si veste? E quante volte chi giudica si mette la coscienza a posto con una preghiera?». Concetti importanti per la songwriter, fan di Lauryn Hill e di Ornella Vanoni, tra le protagonis­te del video al femminile «Le ragazze di Porta Venezia», rilettura del brano-manifesto di Myss Keta. «In un settore dove siamo ancora poche mi dispiace che spesso le donne abbiano paura di esporsi e non riescano a solidarizz­are. I ragazzi fanno più gruppo, con Myss Keta volevamo dimostrare che anche noi se ci uniamo siamo più forti. Non si tratta di sfidare gli uomini, ma di acquisire sicurezza».

Ora con la pandemia e senza possibilit­à di tour è tutto più complicato, ma il lockdown ha avuto un lato positivo. «Nelle settimane in cui non si poteva uscire non mi sentivo in colpa nei confronti del tempo. Amo Milano, ma è una città dove sembra che non ci si possa fermare un attimo. Non è salutare, così si diventa schiavi di una smania di fare che impedisce la riflession­e e non aiuta la creatività: in futuro non voglio scordarlo». Questo non significa restare con le mani in mano: Thiele ha da poco dato il via a una serie di dirette Instagram dal titolo «Quattro chiacchier­e», in cui dialoga con artisti di varia provenienz­a: «Dopo Lisa-Kaindé Diaz della band afro-cubana Ibeyi e la designer colombiana Natalia Criado, ospiterò una musicista di Londra, Lauren Faith. L’idea di fondo è esplorare il concetto di identità».

Libertà

«Amo Milano ma ci rende schiavi del fare Nel lockdown ho ritrovato me stessa»

 ??  ??
 ??  ?? Autrice Joan Thiele, 27 anni, nata a Desenzano del Garda, vive e lavora a Milano
Autrice Joan Thiele, 27 anni, nata a Desenzano del Garda, vive e lavora a Milano

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy