QUELLE VETRINE DIVENTATE SIMBOLO
Subito dopo l’inizio del lockdown, Alessandro Giust, che i lettori forse ricordano, proprietario di un negozio di oggettistica nel primo hinterland milanese, scriveva: «In questi giorni guardate le vie dove transitate, guardate i vostri quartieri, guardate le saracinesche delle botteghe abbassate, guardatele a tutte le ore e sappiate che quando inizierà a fare buio le vetrine saranno spente. Alla riapertura ricordatevi com’era triste allora la vostra città: lascio a voi come agire affinché, superato questo momento, quelle vetrine possano tornare a illuminarsi». Ora ha riscritto: «È un totale disastro, nessuno ha bisogno di regali (ordinati e da pagare) perché comunioni, cresime, battesimi, matrimoni sono rimandati di un anno. Ma ho una piccola buona notizia: ho fatto fare delle mascherine con il mio logo, lavabili e made in Italy, ho raccolto gli ordini via social e appena finita la clausura le ho consegnate personalmente in bicicletta. Mi è servito per tirarmi su il morale e per mantenere il contatto con la clientela locale». Forse, è la conclusione, Alessandro Giust riuscirà a salvare la sua impresa. E glielo si augura di tutto cuore, tenendo presente che la sopravvivenza dei negozi di vicinato, già decimati nel corso degli ultimi anni per opera dei centri commerciali che circondano o, forse, assediano la città, dipende da noi tutti (in testa certi amministratori mai sazi di megastore). Sempre ammesso che si sia ancora in tempo. Perché già li vediamo qui in città, in centro e ancora più in periferia, gli effetti della bufera che ci ha colpiti. Ci sono tra gli esercizi commerciali, in via di metafora, i morti e i feriti, quelli cioè che hanno chiuso per sempre con vetrine coperte di carta, quasi a nascondere la vergogna del triste interno vuoto e fallito e con l’avviso «Affittasi», marchio della definitiva resa; e quelli che sono «soltanto» feriti, che ancora tentano di resistere, riconoscibili dai tanti cartelli con gli annunci degli sconti su tutta la merce, dal 25, al 30, al 50, anche al 70 per cento. Si dovrebbe fare forte tifo per loro, e non solo perché nei giorni della reclusione abbiamo visto come erano le strade senza le luci delle vetrine.