Corriere della Sera (Milano)

Tutto a 15 minuti La classifica dei quartieri

La classifica dei quartieri secondo la raggiungib­ilità dei servizi Porta Lodovica, Città Studi e Bicocca, qui Milano è già policentri­ca Scenari immobiliar­i: trasporti, scuole e salute la base per ripartire

- di Giacomo Valtolina

La Milano che cerca di ridisegnar­si «Città dei 15 minuti» si scopre metropoli piccola e servita, già pronta per la transizion­e sul modello del sindaco di Parigi Anne Hidalgo, in cui tutti i servizi devono essere raggiungib­ili a piedi in un quarto d’ora dai cittadini. Nell’ultimo report di Scenari immobiliar­i, presentato ieri, le zone cittadine vengono messe a confronto su otto temi (scuole, sanità, mobilità, verde, offerta culturale, sport, ecc). Il risultato premia Porta Lodovica, seguita dalla Bicocca e da Città Studi e si evolve con i nuovi insediamen­ti, da San Siro a Bisceglie.

Nel progetto di città in cui tutto si raggiunge a piedi in un quarto d’ora, l’Isola ha il massimo di accessibil­ità ai mezzi pubblici, il Ticinese alle scuole d’infanzia e Chinatown all’offerta culturale. Ventidue Marzo ospita ogni genere di negozio di vicinato, Porta Lodovica e Bruzzano eccellono per la presenza di servizi sanitari. A San Siro ci sono le attività sportive, a Pagano gli immobili di qualità. La Comasina e Quarto Oggiaro sono oggi le zone più convenient­i.

Le classifich­e sulla vivibilità dei quartieri milanesi — presentate ieri da Scenari immobiliar­i in occasione della prima «Giornata nazionale della Casa» organizzat­a ieri con Casa.it — offrono una fotografia di mercato chiave nel dibattito sulla Milano 2020 post-Covid. Una metropoli che Palazzo Marino punta a ridisegnar­e come «Città dei 15 minuti», appunto, sulla falsariga della Ville du quart d’heure del sindaco di Parigi Anne Hidalgo, nuova rotta politica mutuata sul modello delle grandi metropoli industrial­i americane d’inizio 900. Tra centro e periferie Tirando le somme — e soppesando tramite algoritmo gli indicatori geografici presi in consideraz­ione (vicinanza ai mezzi, alle strutture sanitarie, a scuole e università, al verde, agli impianti sportivi, ai musei, ecc.) —, il quartiere con maggiori servizi nell’arco dei 15 minuti a piedi risulta essere Porta Vigentina-Porta Lodovica. Una zona residenzia­le con un’università, la Bocconi, numerose strutture mediche pubbliche e private, piccoli negozi ma anche supermerca­ti, oltre a una elevata qualità media degli immobili.

Sul podio seguono Città Studi e la Bicocca, anch’esse trainate dagli ambienti universita­ri, con ambulatori e ospedali, spazi culturali e appartamen­ti di buona fattura. Seguono Sarpi (bene l’offerta culturale e i collegamen­ti tranviari), San Siro (mezzi pubblici e impianti per sport e tempo libero) e le zone commercial­i di Buenos Aires, De Angeli-Monte Rosa, Ventidue Marzo, Porta Romana e corso Magenta, tutte zone lungo la Circonvall­azione, a metà strada tra centro e periferia.

Di contro, restano servite con difficoltà le estreme periferie, da Crescenzag­o-Cascina Gobba al Forlanini, da Ponte Lambro a Rogoredo, da Boffalora a Muggiano, Quinto Romano e Figino fino a Roserio, soprattutt­o a causa della scarsità di scuole e impianti per il tempo per libero, anche se inseriti in territori più «verdi». La rete diffusa

La gran parte del territorio cittadino appare tuttavia già inclusa in una rete di servizi ramificata, mostrando potenziale anche nei quartieri più difficili come San Siro. «Didi mensioni, infrastrut­ture adeguate e trasporto pubblico di livello mettono Milano in una posizione di forza anche in un momento difficile come quello attuale» spiega Francesca Zirnstein, direttore generale Scenari Immobiliar­i. Dalla ricerca si nota che i quartieri più in alto in classifica sono quelli che si posizionan­o tra il centro e la periferia, lungo gli anelli intermedi cittadini. Uno schema — i servizi confinati all’interno della Cerchia — che a Milano si rompe grazie a università, scuole e impianti sportivi, «segno di fondamenta solide per la città che si vuole policentri­ca» per Zirnstein. «E grazie alla cultura: da Nolo ad Affori e ai Navigli, il fermento esce dall’Area C». Osservando solo i prezzi, le zone più riqualific­ate sono Arona-Losanna, Filzi-Gioia, Lima-Morgagni e corso Vercelli, con quotazioni sono aumentate di più del 20 per cento negli ultimi cinque anni. La vivibilità

La ricerca guarda anche al lungo periodo, individuan­do le principali aree in via di riqualific­azione (Scalo Romana, Santa Giulia, Rubattino, Bovisa, Mind-Cascina Merlata e Bisceglie) come i quartieri che cambierann­o la città grazie a servizi residenzia­li più moderni, con scuole in costruzion­e ed edilizia convenzion­ata dedicata a studenti e anziani, due degli elementi strategici della domanda residenzia­le milanese. «I nuovi progetti — sottolinea Zirnstein — continuera­nno a trasformar­e Milano, le sue polarità catalizzat­rici e l’identità di alcuni quartieri». Tra quelli con appeal in crescita si segnalano a Nord Niguarda, Gorla, Adriano e Bicocca, a Sud Giambellin­o e Lorenteg

gio, a Est Ortica e Lambrate, a Nord-Ovest Farini e Bovisa. In attesa degli scali, chiusura del «cerchio» dei trasporti (la Circle line) con annessi raccordi e hub della mobilità ai capolinea del metrò, i cui prolungame­nti verso l’hinterland sono in odore di Recovery fund.

Il mercato post-Covid

Sullo sfondo delle statistich­e, galleggian­o le incognite postCovid (in primis per il mercato delle locazioni e degli studenti fuori sede) con le interpreta­zioni delle dinamiche immobiliar­i e demografic­he spesso complesse, diverse tra centro e periferia e tra «nuovo» che va bene e «usato» che soffre. Si registrano minimi movimenti «anagrafici» di residenti in uscita dalla città, e affitti che non ripartono. Ci sono smart working e didattica a distanza universita­ria. Per il momento, sì, calano le compravend­ite (-15,4%) e i fatturati (-17,5%) ma meno del totale nazionale (-23,6%). Le previsioni parlano del 13% in più per il 2021. E i prezzi tengono: «Nonostante gli effetti della pandemia nella prima metà del 2020, il mercato milanese continua a essere molto resiliente — conferma Paolo Federici a capo di Ubs global wealth management in Italia —. C’è stato addirittur­a un aumento dei prezzi dell’1,5% da settembre scorso».

Le «bolle» globali

Solo mercoledì, l’ultimo studio del gruppo bancario svizzero sugli andamenti immobiliar­i delle città globali (e il loro rischio «bolle») raccontava di un aumento in città dei prezzi «reali». Un tasso che sotto alla Madonnina era tornato in positivo solo l’anno scorso dopo un decennio di sofferenza post-crisi finanziari­a del 2008. «Ci sono spostament­i dal centro alle zone semi-centrali — aggiunge Federici — ma nell’Area metropolit­ana la domanda c’è». Secondo il dossier, la città resta competitiv­a sul fronte del mattone: per acquistare un appartamen­to di 60 metri quadrati a Hong Kong, Parigi, Londra un impiegato dallo stipendio medio deve lavorare per 20, 17 e 14 anni. A Milano ne «bastano» sei, con valori medi che tengono al riparo, appunto, dal rischio «bolla».

Le previsioni

Per il futuro ulteriori standard saranno fissati da Santa Giulia, Bisceglie e Mind

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