Piccolo, il cda si allarga Tra Regione e Comune volano parole grosse
L’assessore Galli: «Scelta becera». Il Pd contro Fontana
Se si fosse votato alla Camera ci sarebbe stata l’unanimità. Se si fosse votato al Senato anche, perché il nuovo regolamento non considera più l’astensione come un voto contrario. Quindi, paradossalmente, il voto per l’allargamento del consiglio di amministrazione del Piccolo da sei a otto consiglieri, che si è concluso con quattro voti favorevoli, (quello del presidente Salvatore Carrubba e della consigliera Marilena Adamo di nomina comunale, di Andrea Cardamone per il Mibact e quello di Marco Accornero per la Camera di Commercio) e un astenuto dovrebbe essere considerato votato all’unanimità. Un paradosso appunto, per cercare di spiegare quello che ha le sembianze di un’incongruenza perché Emanuela Carcano, consigliera nominata dalla Regione, dopo aver fatto mettere a verbale la sua indignazione per quella che considera un’operazione intollerabile, strumentale e vergognosa non ha votato contro l’allargamento, ma si è astenuta. L’altro consigliere regionale, Angelo Crespi non si è presentato all’appuntamento per impegni presi precedentemente. A fare l’ingresso nel cda saranno l’ex ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi e la presidente dell’associazione TeatriXMilano, Mimma Guastoni. «L’ingresso di due illustri personalità — dice Carrubba — potrà offrire agli altri componenti del consiglio di amministrazione ulteriori e preziosi punti di vista e un concreto supporto derivanti dalla loro esperienza e dai loro percorsi personali». Carrubba ha inviato ai due nuovi consiglieri tutti gli incartamenti e i documenti dell’istruttoria relativa alla nomina del successore di Sergio Escobar, compresi curricula e progetti dei quattro candidati rimasti in lizza per la direzione del teatro: Claudio Longhi (su cui c’era stata la convergenza della maggioranza dei soci, Comune, ministero e Camera di Commercio, ma l’opposizione della Regione che disertando il cda ha fatto mancare il numero legale), Filippo Fonsatti, Antonio Calbi e Marco Giorgetti. La prossima riunione del cda sarà quella decisiva con all’ordine del giorno la designazione del direttore. Potrebbe essere già martedì prossimo.
Ma il voto di ieri sancisce anche la guerra aperta tra Comune e Regione. In un post dai toni che dire accessi è un eufemismo, l’assessore regionale alla Cultura, Stefano Bruno Galli bolla l’operazione allargamento come «un’inaccettabile forzatura istituzionale». «Sin dall’inizio la Regione ha sostenuto con coerenza la linea della trasparenza e del merito… La riposta da parte del sindaco Sala, dell’assessore Del Corno e del presidente Carrubba è stata becera e arrogante. Un atto vergognoso e inaccettabile. Non si gestiscono così le istituzioni; così si svillaneggiano e si violentano. Complimenti, bravi». Non pago, tira in ballo anche l’ex rettore della Cattolica, Ornaghi con una frase dalle tinte molto forti: «Andrà in Cda ad alzare la manina, eseguendo gli ordini di Sala e Carrubba? Spero proprio di no, altrimenti il suo Maestro, l’intramontabile Gianfranco Miglio, lassù a Domaso si contorcerà nella tomba...». Non che la replica sia all’acqua di rose: «Se c’è un becero nella vicenda del Piccolo, è solo il presidente della Regione, Attilio Fontana — dicono all’unisono la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani e il capogruppo in Consiglio comunale, Filippo Barberis — da mesi stiamo assistendo al vuoto lasciato da Escobar, a causa dell’indecente ostruzionismo di due consiglieri di Palazzo Lombardia». Ancora: «Abbiamo assistito all’ennesimo imbarazzante giochino politico da parte della giunta lombarda. Una giunta che è arrivata a paralizzare, per mesi, il Piccolo pur di imporre un suo nome. Cliché, purtroppo, arcinoto dalle parti di Palazzo Lombardia, come dimostrano le recenti cronache sanitarie». È solo l’inizio. Adesso bisognerà capire quali sono le mosse della Regione. Galli nel suo post fa riferimento ai fondi stanziati per il Piccolo anche se pubblicamente ha detto che non saranno toccati.
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