Chiome di culto: l’acconciatrice è protetta dal Fai
Dall’amicizia con Mina ai look estrosi di Anna Oxa Una biografia e un evento a Villa Necchi Campiglio celebrano l’acconciatrice dei vip Dina Azzolini «Alto valore artigianale e rispetto dell’ambiente»
Vita e opere di Dina Azzolini, 80 anni: ha creato il culto del capello all’avanguardia, curato le chiome più famose, avuto innumerevoli incontri glamour. È l’acconciatrice milanese più famosa al mondo. Tanto da essere «protetta» dal Fai: rappresenta un patrimonio culturale e un valore di alto artigianato. «Lavoro da quando avevo 10 anni».
Ha creato il culto del capello all’avanguardia. Ha curato le chiome più famose e avuto innumerevoli incontri glamour. Dina Azzolini, 80 anni, è l’acconciatrice milanese più famosa al mondo. Tanto da essere «protetta» dal Fai (Fondo Ambiente Italiano) perché rappresenta un patrimonio culturale e un valore di alto artigianato. Per tutti è «la Dina»: «Lavoro da quando avevo dieci anni — racconta —, facevo la piccinina da un parrucchiere a Mirandola, ma dagli 11 anni ho iniziato a piagnucolare per andare a Milano. Ci sono riuscita a 17 anni, ho frequentato un’Accademia e ho vissuto a casa di mia zia a Sesto San Giovanni. Dopo qualche mese ho aperto il mio primo negozio, 15 mq, ma ero troppo giovane e nessuno si faceva tagliare i capelli da me. Poi, sono passata in via Senato inaugurando uno spazio per donne e uomini insieme (le signore credevano di parlare a voce bassa sotto al casco, invece, gli uomini ascoltavano e se la ridevano). Da lì è iniziato il successo, continuato con il drugstore in via della Spiga. «Ho conosciuto Mina e siamo ancora amiche — rivela —. Ho creato il look di Anna Oxa per il primo Sanremo. Sono state mie clienti tutte le star del periodo, da Ornella Vanoni a Iva Zanicchi fino a Marcella Bella. Ho curato Ivan Cattaneo, Augusto Martelli, Mario Mieli, Claudio Abbado e tutta la famiglia di Giorgio Gaber».
Ha viaggiato tanto per conoscere. «E in America ho realizzato che il parrucchiere sarebbe diventato soltanto un rappresentante di prodotti. Per me era inaccettabile, credevo nella mia professionalità: ho lasciato tutto e ho ricominciato da sola con Francesca, la mia consorte da una vita». Dina, ex rossa per gioco e per tintura, «predica» da 40 anni il rispetto della chioma e della persona: «Oggi nel mio spazio magico in via Antonio Kramer 33 accolgo un’anima alla volta, faccio la curatrice: ho eliminato tutto ciò che rovina i capelli. Non tingo, non faccio la piega e spiego che bisogna seguire la natura e accettarsi anche con la riga bianca della ricrescita. Invecchiare ha un valore immenso, l’estetica è effimera». «Per amore dei capelli» (Baldini & Castoldi) è il titolo del suo libro e «La potatura di salute dei capelli» è il progetto-evento di cui sarà protagonista domani a Villa Necchi Campiglio. «Il Fai riconosce a questa “artigiana”, alla sua storia milanese di grandi successi nel mondo della moda, e alle sue scelte attuali, fondate su manualità, sostenibilità e rispetto dell’ambiente, un valore che merita di essere raccontato e trasmesso ai giovani che si affacciano oggi al suo stesso mestiere».
Dina evoca la semplicità e ha un forte legame con la terra: «I miei genitori erano contadini, ho vissuto la povertà, l’ignoranza e diversi traumi, tra cui, la scoperta della mia omosessualità: credevo di avere una malattia». Non ha rimpianti («Ho fatto tutto quello che volevo»), ha una resistenza fuori dal comune, un sorriso contagioso. E un sogno: «Lasciare alle nuove generazioni il sapere, la mia esperienza. Ho fondato l’Associazione culturale Dina Azzolini (associazionedinaazzolini.org) con l’intento di alzare il livello dei parrucchieri ripartendo da un artigianato con radici solide e strumenti essenziali: le forbici e le mani. Ho messo a punto un “metodo” naturale basato sul non inquino/non danneggio. L’associazione vuole essere un punto cardine per i professionisti del settore che desiderano apprendere la sapienza del mestiere e avere una possibilità nuova e differente eliminando tutto ciò che è chimico e nocivo». Invece, quando era piccola e le chiedevano «cosa farai da grande?», Dina rispondeva: «Sposerò la Wilma».
Il riconoscimento L’associazione: ecco un sapere che merita di essere raccontato e trasmesso ai giovani