Corriere della Sera (Milano)

Quei 296 micro-focolai tra genitori e figli «È la coda delle ferie»

Balzo dei contagi. Il nodo degli asintomati­ci

- di Stefano Landi

Ci sono i numeri più generali che raccontano di quanto il virus in Lombardia stia viaggiando a velocità ridotta rispetto al resto del Paese. E poi ci sono quelli delle ultime settimane che spiegano di quanto invece, all’interno della Regione, la gran parte dei nuovi positivi sia a Milano, rispetto alle zone più colpite in primavera. C’è un tema di immunità. Ma non è l’unico.

In città oggi ci sono 296 focolai aperti. Diventano 580 contando la provincia. Il dato può essere letto in due modi. Gli ottimisti ne misurano il volume. A differenza di altre regioni, sono quasi tutti di piccole dimensioni, soprattutt­o all’interno delle famiglie. Non cresce per il lavoro chiamata dopo chiamata di tracing. Un lavoro sempre più complesso per i numeri assoluti da tracciare. Infatti i piccoli focolai sono sempre di più. Uno scenario per ora previsto e prevedibil­e. Si possono scorrere tabelle su tabelle. Le storie sono più o meno sempre le stesse. E si riferiscon­o a fine settembre. Perché per ogni contagio servono almeno 4-5 giorni per chiudere il cerchio. Sono quelli che all’interno vengono definiti dei «mini lockdown»: riuscire ad isolare ogni contatto asintomati­co prima che si possa allargare. Da una parte c’è la coda della coda dei rientri delle vacanze. Lo dimostra l’età media che giorno dopo giorno si alza. Sono i giovani che hanno portato il virus a casa. Con i 15 giorni di incubazion­e si arriva ai giorni nostri. Con la ripresa delle attività, la gente è tornata a viaggiare anche per lavoro. E poi c’è il fronte delicato delle scuole. L’ultimo report che gira sui tavoli della task force di Ats ha i fari accesi sulla scuola, che comincia a impattare nei bollettini di giornata. Attualment­e le classi in quarantena a Milano sono 12 al nido, otto alle elementari, quattro alle medie, 15 al liceo. Un totale di 39, con 724 bambini isolati. La crescita di casi asintomati­ci è però bilanciata dalla tenuta degli ospedali. Ma anche dalla curva delle segnalazio­ni e degli ingressi ai pronto soccorso. Che in questa fase resta piatta, ma aumenterà inevitabil­mente con l’arrivo del grande freddo. I sintomi da malattie respirator­ie renderanno necessario alzare la capacità di fare tamponi, come chiederà domani Ats nel piano territoria­le che presenterà alla Regione, in cui si spiega la necessità di poter fare fino a 10 mila tamponi nella sola provincia di Milano per poter gestire le giornate più critiche. In Lombardia però il clima resta di allerta e non di allarme. Perché a compensare l’aumento dei nuovi positivi c’è una curva sostanzial­mente stabile sui ricoveri.

Nel bollettino di ieri c’erano 393 nuovi positivi: il dato più alto dal 23 maggio scorso. La percentual­e sui tamponi processati (18.860) sale al due per cento. La provincia più colpita resta appunto quella di Milano: ieri 160 casi, di cui 101 in città. Uno è da sierologic­o, quindi con test più «antico» dei sette giorni: 36 sono under 24. E altri 77 tra i 25 e i 64. Un dato che però non preoccupa il Pirellone, dove l’attenzione resta focalizzat­a sui ricoveri. Con la sfida dichiarata di isolare gli asintomati­ci «impedendo al virus di diventare più cattivo». Ieri il dato dei ricoveri era in discesa, con 9 casi in meno e il totale negli ospedali lombardi che si attesta a 293. Cresce invece, in modo lieve, il numero di terapie intensive, che ora sono 42 (3 in più), di cui 34 intubati. Età media 61 anni, il più giovane ne ha 16, il più anziano 86. Con cinque decessi e 392 guariti, il numero degli attualment­e positivi è di 9.162 (-4).

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La campagna per la vaccinazio­ne anti-influenzal­e lanciata dall’Ordine dei medici di Milano
(foto in alto).
I tamponi «drive through»
(a sinistra) all’ospedale San Carlo
(foto Maule) Screening La campagna per la vaccinazio­ne anti-influenzal­e lanciata dall’Ordine dei medici di Milano (foto in alto). I tamponi «drive through» (a sinistra) all’ospedale San Carlo

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